Settembre 2001

QUALE EUROPA

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Una federazione di nazioni
Lionel Jospin Primo ministro francese
 
 

 

 

 

Sarebbe paradossale suggerire passi avanti verso una più forte integrazione europea e intanto cominciare a
operare dei
ripiegamenti
nazionali.

 

Sono francese. Mi sento europeo. Voglio un’Europa che affermi la sua identità, che risponda meglio al volere dei suoi popoli, che sia d’esempio al mondo. E’ per questo che il dibattito non deve vertere solo sul problema delle istituzioni e della loro riforma. L’Europa è innanzitutto un progetto politico, è un “contenuto” prima che un “contenitore”. L’Europa non è fatta solo di regole, direttive o contenziosi. E’ innanzitutto un’opera dello spirito, un modello di società, una visione del mondo. L’Europa che amo, quella che voglio realizzare insieme a tanti altri, ha un progetto di società, una visione del mondo, un’architettura politica.
L’Europa è molto più di un mercato. E’ un modello di società, frutto della sua storia e dei legami sempre più intensi che oggi uniscono i suoi popoli.
Esiste un’arte di vivere all’europea, un modo di agire, di difendere la libertà, di lottare contro le ineguaglianze e le discriminazioni, di pensare e di organizzare le relazioni di lavoro, di accedere all’istruzione e alle cure. Ognuno dei nostri Paesi ha le proprie tradizioni e le proprie regole, ma queste compongono un universo comune. Questo modello di società va inscritto nei trattati e fatto vivere nelle nostre politiche. La giustificazione dell’Europa è la sua differenza. Ricordiamo che l’Europa è una civiltà, cioè un territorio, una storia condivisa, un’economia unificata, una società umana con culture diverse, che insieme disegnano una cultura.
Dobbiamo dotarci di un governo economico della zona dell’euro per un più forte coordinamento delle politiche economiche. E combattere i comportamenti che attentano all’interesse europeo generale, a cominciare dalla lotta contro il “dumping fiscale”: non è accettabile che alcuni Paesi membri utilizzino una concorrenza fiscale sleale per attirare gli investimenti internazionali. E’ necessario arrivare presto a un’armonizzazione globale della fiscalità delle imprese. Questa coerenza economica dev’essere al servizio della solidarietà sociale.
Le condizioni di lavoro dei dipendenti devono essere armonizzate verso l’alto. Dobbiamo creare le condizioni per un dialogo con i sindacati su scala europea. Gli europei hanno anche bisogno di servizi pubblici forti ed efficaci. Io sono favorevole a una direttiva europea che definisca un quadro giuridico che permetta di consolidare, sotto la responsabilità degli Stati, il ruolo dei servizi pubblici in Europa.
Molti nostri partner hanno proposto la creazione di una polizia europea integrata. Per parte mia, io la sottoscrivo. La sicurezza degli europei passa anche attraverso la creazione di un vero spazio giuridico europeo che, poggiando su una cooperazione rafforzata con i magistrati e l’armonizzazione del diritto penale degli Stati membri, possa condurre alla creazione di una Corte europea. Occorre anche uno statuto dei consumatori europei, fondato sul principio di precauzione, la trasparenza dell’informazione, la descrizione completa dei prodotti.
La diversità delle culture è uno degli elementi più preziosi del patrimonio dell’umanità. Ma oggi la legge del mercato spinge all’uniformità dei consumi e alla concentrazione delle industrie culturali.
Per garantire la sua sicurezza, ma anche per contribuire al mantenimento della pace nel mondo, l’Europa ha bisogno di una difesa comune.
Sul futuro dell’Unione è in corso un dibattito, il cui termine è fissato al 2004. E le conclusioni dovranno essere prese all’unanimità. Come tanti altri europei convinti, io desidero l’Europa ma resto attaccato alla mia nazione. Fare l’Europa senza disfare la Francia, né alcun’altra nazione europea: questa è la mia scelta politica.
“Federazione”: per qualcuno questa parola significa un esecutivo europeo che tragga la sua legittimità dal solo Parlamento europeo e abbia il monopolio della diplomazia e della difesa. In questo nuovo insieme gli Stati attuali avrebbero lo status dei Länder tedeschi o degli Stati federali americani. La Francia, come altre nazioni europee, non accetterebbe uno status del genere. Se invece per “federazione” si intende una progressiva condivisione o un trasferimento di competenze a livello dell’Unione, allora ci si riferisce alla “federazione degli Stati-nazione”, secondo la formula coniata da Jacques Delors, che io sottoscrivo in pieno. Se vogliamo andare verso una tale federazione, occorre chiarirci le competenze rispettive dell’Unione e degli Stati. E occorre farlo secondo il principio della sussidiarietà.
La formazione, l’educazione e la cultura sono e resteranno competenza principale degli Stati; ma sono anche oggetto, per il bene di tutti, di politiche comuni o di programmi comunitari ancora da sviluppare. Dobbiamo rifiutare la ri-nazionalizzazione di politiche finora definite e condotte a livello dell’Unione. Sarebbe paradossale suggerire passi avanti verso una più forte integrazione europea e intanto cominciare a operare dei ripiegamenti nazionali. Penso in particolare ai fondi strutturali. Quanto alla politica agricola comune, essa deve restare a livello europeo, ma deve essere riorientata: occorre aiutare gli agricoltori a produrre meglio, per rispondere alle attese di qualità e di sicurezza alimentare.
Nella prospettiva dell’allargamento, le cooperazioni rafforzate saranno indispensabili. L’allargamento dell’Europa è una necessità storica, ma è anche una sfida.

L’Europa a due velocità è una prospettiva inaccettabile. Ma la paralisi istituzionale è una minaccia che dobbiamo scongiurare.
Occorre rafforzare l’autorità e la legittimità politica della Commissione europea. Io propongo la designazione di un presidente della Commissione che sia espressione della formazione politica europea vincitrice delle elezioni europee. Il Parlamento europeo, espressione della volontà dei popoli, eserciterebbe così più nettamente il suo ruolo di istituzione davanti alla quale la Commissione è politicamente responsabile e può anche essere censurata. Come contropartita, la responsabilità dell’Assemblea di Strasburgo dovrebbe essere definita meglio. Io propongo di istituire, per il Consiglio europeo, un diritto a sciogliere il Parlamento, su proposta della Commissione o degli Stati membri, in caso di crisi politica, o per togliere un blocco istituzionale.
Come la Commissione, così anche il Consiglio ha bisogno di essere rafforzato, perché non svolge più a sufficienza il suo ruolo. Il futuro trattato dovrebbe consacrare un Consiglio europeo che riunisca i capi di Stato e di Governo, così come il presidente della Commissione. Questo Consiglio dovrebbe avere la responsabilità di approvare un vero programma pluriennale di “legislatura”. E’ venuto il momento di riflettere anche sull’istituzione di un Consiglio permanente dei ministri.
Queste linee disegnano la prospettiva, che mi vede favorevole, di una Costituzione europea.

   
   
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