Uccelli come
gli storni, i tordi, gli scriccioli,
sarebbero in grado di creare effetti ritmici che si
ritrovano anche nelle composizioni musicali umane.
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Cè chi ricorda ancora gli stacchi tra
un programma e laltro mandati in onda dalle stazioni radio
di Torino, Milano, Roma o Napoli: erano stacchi musicali registrati
pazientemente, splendidi intermezzi che venivano chiamati usignoli,
perché dalle preziose ugole di questi uccelli erano sgorgati.
Ne sopravvive uno, neanche il più melodioso, se vogliamo,
come momento di passaggio tra un giornale radio nazionale e uno
regionale, sulle due reti radiofoniche nazionali. Gli altri saranno
finiti in registroteca, dove giacciono le bobine con un gran numero
di rumori che riemergono ogni volta che occorrano per
particolari trasmissioni.
Un usignolo musicista, al modo delle allodole che trillano come
impazzite nelle giornate assolate, e che ormai si sono rifugiate
anche nelle periferie delle città, e dentro le stesse città,
per sfuggire ai fucili a ripetizione dei cacciatori (e fin qui,
passi!) e degli sparatori che aprono il fuoco contro i grilli, pur
di abbattere qualcosa e vedere due ali stringersi al corpo, fulminato,
che cade a picco al suolo.
Anche gli animali, dunque, sanno comporre a loro modo vere e proprie
opere musicali. Primi fra tutti, non pochi tipi di uccelli
canori. E poi i cetacei. E questo il parere di alcuni ricercatori
che si occupano di biomusicologia, raffinata scienza che negli ultimi
tempi sta suscitando un crescente interesse. Dalla voce melodiosa
dei fringuelli ai lievi canti intermittenti dei grilli, nessuno
ha mai dubitato che il regno animale fosse in grado di produrre
suoni estremamente gradevoli. La differenza è che, mentre
nel passato gli studiosi ritenevano che si trattasse soltanto di
manifestazioni di una funzione biologica, utile in particolare per
i rituali del corteggiamento, oggi si fa strada una nuova teoria.
Infatti, secondo i ricercatori delluniversità di Boston
e altri studiosi che di recente hanno pubblicato i propri lavori
sulla rivista Science, si può parlare di vera e propria musica.
Uccelli come gli storni, i tordi, gli scriccioli, sarebbero in grado
di «combinare i suoni in modo organizzato» e quindi
di creare effetti ritmici che si ritrovano anche nelle composizioni
musicali umane. Come riportato dalla BBC, le balene eseguirebbero
vere e proprie canzoni, nelle quali possono essere riconosciute
precise strutture come temi di base, variazioni e ritornelli.
Non diversamente da quel che accade con gli esseri umani, alcune
specie di animali utilizzano persino degli strumenti per produrre
suoni che non possono eseguire con la propria voce. Unagenzia
specializzata, la Discovery Communications, riferisce
che alcune specie di pappagalli, quali i Liù o i cacatua
dellAustralia e della Nuova Guinea, si procurano piccoli rami
e danno loro la forma desiderata per usarli come percussori di un
tamburo. Recentissimi studi hanno inoltre dimostrato che cetacei
e uccelli condividono con luomo la capacità di mandare
a memoria nuovi brani musicali e di poterli poi tramandare di generazione
in generazione, magari con piccole, estemporanee variazioni di tema.
Tutto questo starebbe a dimostrare che i canti non sono soltanto
innati e programmati geneticamente. Sono anche qualche cosa che
si può apprendere, condividere, e variare secondo gusti,
intuizioni o fantasie singole, di gruppo, di stormo o di branco.
A detta dei musicologi che hanno condotto gli studi, esiste una
musica universale, comune non soltanto a tutti i popoli
della terra, ma propria anche del regno animale, terrestre e marino.
La capacità di fare musica non sarebbe quindi
prerogativa esclusiva degli esseri umani. Si tratterebbe di unabilità
che affonda le proprie radici in un passato remoto, appartenente
alla storia evolutiva di molte specie. Nel frattempo, però,
mentre nei negozi di articoli musicali è possibile acquistare
tanto compact disc di opere di Bach o di Mozart, quanto registrazioni
di canti ammalianti di balene, alcuni studiosi hanno avanzato non
poche perplessità. Costoro sono del parere che le esibizioni
degli animali non si possano definire vera e propria musica,
almeno fino a quando non si sarà stabilito con maggior precisione
che cosa si intenda con questo termine. Fra questi, è Ron
Hoy, esperto che si occupa di neurobiologia alla Cornell University
statunitense, dove fra laltro esiste anche la più grande
raccolta del mondo di registrazioni di suoni della natura: una complessa
registroteca, continuamente aggiornata con documenti sonori provenienti
da ogni parte del mondo.
La questione è controversa, al punto che, come è
possibile leggere nelle notizie riportate dallagenzia della
National Geographic, anche lopera del compositore John Cage,
costituita da ben quattro minuti primi e trentatré minuti
secondi di assoluto silenzio strumentale, è classificata
come musica. Si dovrà necessariamente far ricorso
a ulteriori studi, approfondimenti e confronti fra ricercatori di
varie discipline per poter approdare a risultati meno controversi
e più precisi.
In attesa, comunque, di decidere se una megattera, fra i cetacei,
sia o meno una compositrice di musica, è certo che studiare
questarte suprema, quale viene espressa e manifestata nel
mondo naturale, potrebbe anche rivelarsi un modo originale per comprendere
meglio la natura della musica. E per aprire un altro
fronte: quello della musica prodotta dalla rotazione
dei pianeti, dai sincroni movimenti di quanto galleggia nelluniverso
e di quanto contiene lo stesso universo. Musica dal mistero delle
costellazioni e dei sistemi galattici. Cè spazio per
ipotesi, da qui alleternità!
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