Se un attore
ha fatto 97 film,
arrivando a farne anche 7 o 8 in un solo anno,
ciò significa che
il pubblica andava
a vederli.
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Totò non era universale, nel senso che era difficile doppiarlo
in inglese, in francese e in qualsiasi altra lingua. Lo sceneggiatore
Age (al secolo Agenore Incrocci), che sceneggiò molti film
insieme a Furio Scarpelli, e tra questi molti interpretati da Totò,
disse più o meno queste cose e spiegò: «Ma il
dispiacere maggiore è un altro. E il dispiacere di
non essere riusciti quasi mai a fare uscire Totò, i film
di Totò, dai confini del mercato italiano. Tutti quelli che
hanno amato e hanno lavorato per Totò non possono non aver
sentito questo dispiacere: e non riguarda tanto quello che avrebbero
potuto fare e quello che hanno fatto gli autori delle sceneggiature
o i registi (che è stato molto modesto, molto limitato, soltanto
dei supporti perché lui potesse esprimersi come attore, come
mimo, come personaggio, come maschera). No, il dispiacere è
perché non ha avuto la possibilità di imporsi anche
allestero. Certo non era facile esportare i suoi film. Totò
mi raccontò un giorno di aver visto a Marsiglia Totò
sceicco doppiato o con i sottotitoli: quando passa in rivista
le truppe dello sceicco chiede a ognuno come si chiama, uno dice
Alì e lui chiede Alì Babà, no Alì e
basta. Passa a un altro che si chiama Omàr e allora lui rivolto
alla spalla dice: Guarda o mar quantè bello,
che era stato tradotto in un insensato Regard la mer que cest
belle, che non vuol dire niente, non fa ridere».
Eppure oggi si cerca ancora di esportare Totò, specie negli
Usa, come dimostrano la rassegna dal titolo Totally Totò
organizzata da Cinecittà Holding a New York, poi portata
in altre città americane, e altre iniziative. Il fatto è
che da poco tempo si è cercato di amare di più la
nostra patria e di apprezzare e far apprezzare quanto essa ha prodotto,
e fra queste cose cè certamente Totò, con quello
che ha fatto in relazione al teatro, al cinema, alla poesia, alle
canzoni e così via. Lo dimostrano le polemiche sulleccidio
di Cefalonia, che hanno visto coinvolti, oltre a Ernesto Galli della
Loggia, a Indro Montanelli e Claudio Pavone, anche il nostro Presidente
della Repubblica.
Il fatto è che Totò è stato volutamente mal
considerato dalla critica, senza tener alcun conto del pubblico.
Perché se un attore ha fatto 97 film, arrivando a farne anche
7 o 8 in un solo anno, ciò significa che il pubblico andava
a vederli. Altrimenti non avrebbe trovato un solo produttore che
glieli lasciasse interpretare. Ai suoi film i giornali mandavano
il vice del critico ufficiale e Totò diceva: «Ma chi
è questo Vice che scrive su tutti i giornali e ce lha
con me?».
Inoltre Totò, secondo molti critici, è stato apprezzato
solo da alcuni registi, che seppero dirigerlo, come Pier Paolo Pasolini
che lo utilizzò nel suo Uccellacci e uccellini,
del 1966, in un episodio di Le streghe, del 1967 (lepisodio
affidato a Pier Paolo Pasolini è La terra vista dalla
luna) e in Capriccio allitaliana, che porta
la data del 1968 (uno solo dei due episodi in cui compare Totò
è di Pier Paolo Pasolini, Che cosa sono le nuvole,
mentre laltro, Il mostro della domenica, è
di Steno, al secolo Stefano Vanzina).
Il riconoscimento è spiegabile solo con lammirazione
che suscitò nei critici il Pasolini regista, mentre il pubblico
frequentava le sale nelle quali si proiettavano film interpretati
da Totò fin dal dopoguerra. E stato scritto che le
stesse sale venivano frequentate da critici come Ennio Flaiano,
Sandro De Feo, Nicola Chiaromonte, come Cesare Zavattini, come Aldo
Palazzeschi, come Mario Soldati, che dicevano la verità su
Totò: che cioè Totò era un grande attore comico,
perché aveva il senso del comico.
Ma quello che qui ci interessa, per capire perché oggi si
cerca di imporlo agli USA, è che Totò è stato
considerato, dopo la rivalutazione che ne ha fatto Goffredo Fofi,
come rappresentativo di tutti gli italiani, perché era napoletano,
come dimostrano film come Limperatore di Capri
(1950), Loro di Napoli (1954), Totò,
Peppino e... la malafemmina (1956), i numerosi film interpretati
da Totò con Peppino De Filippo (Una di quelle,
del 1953, La banda degli onesti, 1956, Totò
Peppino e i fuorilegge, 1957, Totò Peppino e
le fanatiche, 1958, Totò Peppino e la dolce vita,
1961, lo stesso Totò, Peppino e... la malafemmina
e tanti altri) e i film tratti da Scarpetta (come Sette ore
di guai, del 1951, Un turco napoletano, del 1953,
Miseria e nobiltà, del 1954), ma parlava in italiano.
E stato anche detto che Totò prendeva spunto, per i
suoi film, dai fatti che avvenivano in Italia e nel mondo, come
il bisogno di case, da cui il film Totò cerca casa,
del 1949, come labolizione delle case chiuse per lentrata
in vigore della legge Merlin, da cui il film Arrangiatevi!,
del 1959, come luscita, nel 1960, del film La dolce
vita, di Federico Fellini, da cui il film Totò,
Peppino e la dolce vita, del 1961, come il Muro di Berlino,
da cui il film Totò e Peppino divisi a Berlino,
del 1962.
Ciò è stato detto per rilevare il valore duniversalità
dei film di Totò, ed è indubbio che, riguardati sotto
questo profilo, i suoi film presentavano un carattere di universalità,
se si considera quanto siano stati importanti per lItalia
e per lumanità intera il Muro di Berlino, labolizione
delle case chiuse in Italia, luscita del film di Federico
Fellini, la carenza di abitazioni nel nostro Paese. Ma sono altre
le ragioni per cui questi film possono essere considerati universali
ed è quello che si vedrà nel prossimo articolo.
(2 - continua)
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