Coll.:
Enzo Caprara
Lilia Metrangolo
Alba De Robertis
|
|
Ha tutte le apparenze
del piccolo diavolo delle favole (magari a lieto fine): rosso e
con le corna. Ma è limmagine di uno sciamano, dipinta
trentacinquemila anni fa: una delle più antiche pitture preistoriche
del mondo, la più vecchia immagine che si conosca di uno
stregone delletà paleolitica. La figura, alta appena
diciotto centimetri, è dipinta su una scheggia di pietra
rinvenuta poco tempo fa in una grotta a Fumane, in cima ai Monti
Lessini, pochi chilometri a nord di Verona. Su una seconda pietra,
ritrovata vicino alla prima, compare invece limmagine di un
animale dal corpo allungato: forse una donnola; forse un felino.
I reperti sono stati scoperti nella stessa grotta (in sedimenti
di dieci metri di spessore) nella quale sono stati rinvenuti utensili
di pietra scheggiata, ossa di animali, conchiglie marine utilizzate
come monili e resti di focolari che testimoniano una frequentazione
umana iniziata ottantamila anni fa dalluomo di Neanderthal
e proseguita poi dallHomo Sapiens fino a circa trentamila
anni fa, quando per motivi non ancora conosciuti la grotta venne
abbandonata.
Le immagini emerse a Fumane non presentano certamente un livello
artistico paragonabile ai grandi capolavori della pittura preistorica
di Lescaux o di Altamira (che però vennero realizzati circa
ventimila anni dopo), ma sono di fondamentale importanza perché
vennero eseguite nellAurignaziano, vale a dire nel periodo
in cui compaiono le prime manifestazioni darte dellHomo
Sapiens, luomo anatomicamente moderno che in Europa e in parte
dellAsia sostituì luomo di Neanderthal attorno,
appunto, a trentacinquemila anni fa.
La figura più interessante è quella dello sciamano
che sembra impegnato in un rituale in cui lanimale che stringe
nella destra pare avere il ruolo di vittima. Il protagonista indossa
una maschera triangolare con corna da bovide (forse un bisonte),
ha il corpo filiforme, le gambe arcuate, le braccia spalancate,
e con una mano tiene sospeso il piccolo animale, che al posto della
testa ha un enigmatico segno X.
La prima osservazione è che tra le più antiche testimonianze
artistiche del periodo Aurignaziano è questo il terzo caso
in cui compare un essere mascherato da animale: un uomo-bisonte
è dipinto nella celeberrima grotta Chauvet (in Francia),
e un uomo-leone è raffigurato in una statuetta davorio
rinvenuta nella grotta Hohlenstein-Stadel (in Germania).
Le due pietre dipinte erano sepolte (insieme ad altre tre, con figure
ormai irriconoscibili) nella stessa zona del pavimento della grotta,
e la loro struttura chimico-fisica dimostra che si staccarono dalla
volta della caverna. Questo suggerisce che si tratti di frammenti
di uno stesso dipinto crollato a pezzi, anche se la buona centratura
delle immagini allinterno del perimetro delle pietre può
far pensare che le figure siano state eseguite su schegge già
cadute dalla volta. Un affresco che probabilmente illustrava una
cerimonia in cui lo sciamano aveva un ruolo primario.
Sappiamo che lo sciamano era lintermediario tra il mondo degli
uomini e il soprannaturale. Era, cioè, un personaggio capace
di avere un dialogo diretto con le divinità e di interpretare
i bisogni materiali e spirituali della comunità. Ma capire
il significato di queste immagini e le motivazioni per cui vennero
eseguite non è affatto semplice. Fra non molto si scaverà
in un altro settore della grotta, che si presenta fortemente intriso
di ocra rossa. Si spera così di trovare qualche cosa che
aiuti a capire un po di più di queste immagini e magari
a interpretare correttamente due grandi corna di cervo ancora attaccate
al cranio che sono state trovate nello scavo: non sembra si tratti
di un resto di macellazione, suggerisce piuttosto un trofeo di caccia.
O, in alternativa, unaltra maschera dello sciamano.
Era storica. «Limportanza di Delfi nella religione,
nella politica e nelleconomia del mondo antico è stata
paragonata a quella del Vaticano oggi, e il confronto, preso con
la dovuta cautela, è daiuto»: così si
esprime Georg Luck, presentando lantologia di testi antichi
sulla Divinazione (Arcana Mundi, con le altre sezioni sullAstrologia
e sullAlchimia; mentre nel volume precedente si era interessato
di Magia, Miracoli e Demonologia).
Pizia
on line
Persino Internet ha i suoi oracoli, le sue divinazioni, le
sue Dodona e Delfi: siti dove andare a cercare qualche responso
(ovviamente interattivo) sul futuro, ma col rischio di ricevere
incomprensibili balbettii, come quelli della Pizia. In rete,
sono migliaia le pagine dedicate ai tarocchi, allastrologia,
alla numerologia. E soltanto a digitare la parola inglese
divination nel motore di ricerca Altavista se
ne ricavano oltre ottantamila.
Cè chi si richiama al cinese I Ching e dalle
pagine web offre consulenze a pagamento. Basta inserire data,
luogo e ora di nascita, dare unindicazione su problemi
da illuminare e nel giro di una settimana si riceverà
una risposta. Costo piziesco: 100 dollari se si
è maggiorenni, 80 per chi non abbia compiuto i diciotto
anni di età.
Al sito del Kepler College si offre un approccio più
scientifico che vuole dimostrare limportanza dellastrologia.
Il corso di studi per i suoi allievi, anche quelli che seguono
i simposi a distanza, via Internet, si ispira alla vita e
al lavoro di Keplero ed è una sintesi di matematica,
geometria, astronomia e naturalmente lettura delle stelle.
Il futurologo Gordon-Michael Scallion mette in rete le sue
predizioni al sito del Matrix Institute, lorganizzazione
che dirige nel New Hampshire. Listituto pubblica bollettini,
mappe e videocassette, e tiene lezioni e seminari sui cambiamenti
che interesseranno la Terra nei prossimi anni.
Chi infine volesse affidarsi ai propri poteri divinatori può
metterli alla prova al sito Psi Test. In pochi minuti si affronta
un esame in tre gradi di difficoltà: bisogna concentrarsi
su un mazzo di carte e indovinare quali ci permetteranno di
pensare a livello superiore cliccandoci sopra.
|
Anche in questo caso, intermediari fra terra e cielo, fra uomo
e soprannaturale. Da tutto il Mediterraneo gli uomini venivano a
Delfi (città-simbolo, nel nostro caso) per ascoltare le parole
incomprensibili e precipitose di una vergine seduta su un tripode;
speravano che quel farfugliare ostico, in cui si coglieva a tratti
qualche sillaba di lingue orientali, come se alla vergine fossero
familiari i marinai che frequentavano i porti, una volta traslato
in versi greci da sacerdoti poliglotti, li illuminasse sul loro
futuro.
Ma, al pari di ogni grande Santuario, Delfi aveva molte altre cose
da offrire. I sacerdoti locali esercitavano una loro influenza pubblica,
e dunque si andava al Santuario anche per far politica. Come forse
la facevano, al loro modo primordiale, gli sciamani. Oppure si trattavano
questioni finanziarie, con i cambiavalute che affollavano i portici
e le stradine in salita (come le conchiglie dello sciamano?). O
infine vi si facevano acquisti.
Chi ama larte oppure ha curiosità storiche e archeologiche,
può ammirare i doni che, nel corso dei secoli, le Città
e i Re hanno inviato allOracolo, magari decifrandone le iscrizioni.
In alto, ai piedi delle rocce Fedriadi (le Brillanti)
gli atleti si sfidano nello stadio. Cè folla, a Delfi,
tutti i giorni, in qualsiasi ora del giorno. Per tutti i giorni
dellanno.
La divinatio atteneva alla sfera del sacro, delle cose
divine. Se gli dèi ci amano, perché dovrebbero
nasconderci quel che si aspetta? E infatti, non lo nascondevano:
dappertutto avevano disseminato segni che, interpretati nel modo
giusto, fornivano informazioni sul futuro. Così argomentavano
gli stoici, secondo Cicerone. Delfi era soltanto il punto più
luminoso di una vastissima geografia divinatoria. Molti i grandi
oracoli (e ce nerano anche di piccoli e di villici, per le
esigenze di questo o di quel cantone agricolo o pastorale). Conveniva
muovere guerra, oppure no? Conveniva fondare una colonia? E, in
caso affermativo, dove? e quando? Questo chiedevano i Re e le Città.
Ma le domande erano accompagnate da altri quesiti più modesti,
personali, pudicamente proposti: «Nicocrateia desidera sapere
a quale dio offrire sacrificio per sentirsi meglio e stare meglio,
e per uscire dalla malattia...». «Lisaia chiede se sia
suo il bambino che Annula porta in grembo». «Cleuta
chiede se sia utile e vantaggioso per lui allevare bestiame...».
Incisi su piccole lamine di piombo, questi quesiti (citati da Luck)
erano rivolti a uno degli oracoli più antichi e famosi, quello
di Dodona, in Epiro; e laccondiscendente Zeus rispondeva,
facendo stormire le fronde di una grande quercia.
Amore, lavoro e affari, salute, intraprese belliche e migrazioni:
in questo modo (oggi, terzo millennio) anche le piccole sibille
notturne delle televisioni locali ripartiscono le aree di interesse
degli spettatori che le consultano. Non stupisce che le identiche
domande venissero rivolte agli oracoli. Poco o quasi nulla è
cambiato nelle angosce della gente.
Alla fine del Seicento Fontenelle affermò che il ricorso
alla divinazione era, per gli uomini dellantichità,
un dovere istituzionale e sociale, assolto senza autentica fede.
Questa tesi ha continuato a influenzare limmagine che abbiamo
del fenomeno; immagine che la persistenza di una devozione fluida
e apprensiva obbliga quanto meno a rivedere.
Un segno!: da sempre, nei momenti di timore (o di dolore
e di invocazione disperata) questo grido è uscito dalla bocca
(dalle latebre) degli uomini. Si spera in qualche cosa che aiuti
a sciogliere lenigma del presente, ma soprattutto del futuro.
Ma linvocazione, che può suonare drammatica come un
rantolo, comporta anche un risvolto segretamente ironico: i segni,
infatti, sono ovunque, ci stanno accanto e addosso, incombono, ci
opprimono. Per gli sciamani erano segni, forse, i sommovimenti naturali
(il tuono, il fulmine, il fuoco, la pioggia, o, in casi eccezionali,
uneclissi). Poi, col trascorrere dei millenni, il volo degli
uccelli, le viscere degli animali appena sacrificati, le nuvole
di polvere, la sabbia gettata in aria, le scapole delle pecore,
le immagini riflesse nellacqua, lincontro di un serpente
con nove passeri... Catalogazione ossessiva (redatta dagli àuguri)
che la nostra competenza in superstizioni antiche e moderne può
tranquillamente arricchire di gatti neri, di gridi della civetta,
di attraversamenti sotto una scala o una fune tesa, e di fondi di
caffè, di numeri insistenti (il 6 ripetuto, il 13, il 17...),
di tarocchi, di sassi scodellati, di dadi tratti, di altri infiniti
espedienti... Senza mettere nel dimenticatoio gli elementi basici:
esperienze di tavoli semoventi o di vera o finta trance
o estasi, con glossolalie profetiche (esattamente come
nel Santuario di Delfi); con lannodato Zodiaco; e con quelli
che Plutarco definì «gli oracoli più antichi»:
i sogni presaghi, e, ovviamente, la loro interpretazione.
Chi voglia soffermarsi sulla Divinazione, forse si chiederà
che cosa sia cambiato dallantichità ad oggi. Se lo
sciamano sia diverso dalle pizie dei nostri giorni. Non è
mutato sicuramente il desiderio degli uomini di conoscere il proprio
futuro. Desiderio che riteniamo senza ombra di dubbio sbagliato,
perché essere consapevoli della propria sorte senza poterla
mutare è molto simile a un incubo. Ma tantè:
in fondo, tutti vorremmo sapere quel che ci aspetta.
Il cambiamento è un altro: al contrario di quel che accadeva
a Delfi o a Dodona o nellantro cumano della Sibilla, ogni
nostro tentativo di svelare gli enigmi del domani non ha più
alcun rapporto con la religione. Forse ammaestrata dalla fine degli
oracoli antichi, che non vennero salvati neanche dallambiguità
dei loro responsi, la religione rifiuta e allontana da sé
ogni tentazione profetica.
Allora: il visitatore che, dopo un lungo viaggio, giungeva ai piedi
del monte di Delfi, e intraprendeva la salita verso il Santuario,
aveva coscienza di trovarsi nel cuore della Grecia, (un cuore tanto
più luminoso, quanto più confinava con lombra
impenetrabile delle divinità ctonie. Ma chi oggi, non soddisfatto
dalla lettura dei tarocchi o dagli oroscopi, varca vergognosamente
la soglia di una cartomante o di una chiromante, ha limpressione
di essersi imbucato in un anfratto della realtà, in una periferia
un poco losca, a cui la luce incerta di un abat-jour con perline
e il disordine psichico della maga di quartiere conferiscono unaura
vagamente erotica. Lì, a voce bassa, rivolgerà alla
sua olezzante sibilla le solite eterne domande: sulla salute, sul
denaro, su un amore che comincia o finisce, su temuti tradimenti,
su investimenti, su carriere... A dimostrazione che la stupidità
umana non è solo dei popoli tribali. Si annida tra di noi.
E, dallaltra parte, non paga tassa.
Magie delle pietre
Cera la pietra che trasformava lacqua in vino (la dionisia)
e cera quella con la quale Calandrino tentò di rendersi
invisibile (lelitropia); cera la pietra con cui il mago
Merlino profetizzava il futuro (la iena) e cera quella che
faceva piovere (lipistiro); cera la pietra che svelava
se una fanciulla era ancora vergine (la gagate) e cera quella
che frenava la lussuria (il diaspro). Ma allorché nel Decamerone
Calandrino viene bastonato perché crede di essere diventato
invisibile grazie ad una pietra, Boccaccio avvisa che la cultura
delle pietre miracolose è al tramonto, dopo i fulgori del
Medioevo, quando la fiducia nelle virtù magiche e soprannaturali
delle pietre era stata quasi senza limiti. Per verificare, leggere
laureo Lapidario estense, di autore sconosciuto, rintracciato
da Maria Corti, scritto nel Trecento. Circa ottanta i minerali considerati,
alcuni del tutto fantastici, come il quirim, che si trova nel nido
dellupupa, o la celidonia, che nasce nel ventre delle rondini.
Lelenco è in ordine alfabetico (il testo, conservato
alla Estense di Modena, ha la traduzione a fronte di
Piera Tomasoni): va dallalabastro allo zaffiro, con la descrizione
dellaspetto, del modo di incastonare le singole pietre, soprattutto
sui loro poteri magici. Apprendiamo così che «il diamante
è così forte che perfora e taglia ogni pietra»
e che non si può rompere «se non nel sangue caldo di
un becco, nel momento in cui gli esce dalla gola»; che il
granato scaccia «molte calamità che si abbattono nellaria,
come la tempesta»; che la misteriosa dota «non permette
alluomo di diventare geloso della moglie né di donna
alcuna»; che indossando una pietra dagata «bisogna
che ci si guardi dal peccato della carne»; che la peonia aiuta
le partorienti, mentre lorite fa abortire. Secondo la Tomasoni,
potrebbe trattarsi di un autore esperto di pietre preziose, probabilmente
consulente di Federico II, e certamente conoscitore dei Lapidari
che avevano preceduto il suo, a cominciare dal De Lapidibus del
vescovo di Rennes, Marbodo, che in esametri latini aveva descritto
le virtù mediche e magiche di sessanta pietre.
Ecco, dal Lapidario estense, alcune voci:
Alabastro - 1) è una pietra biancastra e torbida
e venata di un miscuglio di diversi colori. 2) Ed è pietra
torbida e tenera. 3) E viene tornita e se ne fanno bei vasi e belle
boccette per conservarvi unguenti e altri preparati. 4) E questa
pietra ha virtù nel procurare vittoria contro i nemici in
battaglia. 5) E la venata ha virtù nel trovare nuove amicizie
tanto di donne che di uomini. 6) E ha virtù damore,
poiché lo conserva negli amici antichi e recupera quelli
perduti, se sono vivi. 7) E vi è unerba che si chiama
alabastro ed ha le medesime virtù della pietra. 8) Ma va
portata con castità e tenuta con purezza in un panno nuovo
di lino o di cotone.
Agata - 1) E una pietra che appare nera e gocciola
come vena dacqua e tira al colore dellacqua marina [...].
3) E ha queste virtù: chi lha con sé vede ogni
incantesimo e non gli può essere fatto alcun maleficio con
le erbe, che gli nuoccia in alcun modo. 4) E serve ad evocare i
demoni e gli spiriti mediante larte della negromanzia. 5)
E rende luomo benevolo e piacente ad ogni persona, e lo fa
divenire grande, pieno di lusinghe, buon parlatore. 6) E rende la
persona forte e si oppone a ogni veleno [...]. 7) Così vale
a quelli la cui vista diminuisce. 8) E fa tornare il colore alle
gote, toccandole. 9) E rende la persona gradita a Dio [...]. 10)
E permette di scampare da molti pericoli...
Celidonia - 1) E una pietra che nasce nello stomaco
delle piccole rondini e si trova nel mese di agosto. 2) E ve ne
sono tre specie, una rossa, laltra verde, la terza nera. 3)
E sono pietre brutte e puzzolenti. 4) Ed hanno queste virtù:
la rossa è utile al mal della luna e allira furiosa
e contro ogni dolore dellanima e ogni infermità dello
spirito [...]. 6) La verde è utile ad acquistare laffetto
altrui, se si tocca con essa la persona e si tocca una cosa da mangiare
[...] e una cosa da bere [
]. 8) La pietra nera vale contro
tutti gli umori nocivi, come rogna, lacrime, sangue e pus che cola
dagli occhi e dalle orecchie. 9) Ed è utile per ogni febbre
e per scacciare ogni ira. 10) E rende chiara la vista...
Cristallo - 1) E una pietra chiara e bianca ed è
acqua gelata in un luogo troppo freddo e là dove il gelo
regna in ogni stagione, in Alemagna. 2) Ed ha queste virtù,
che sprigiona il fuoco con lacciarino. 3) Ed è utile
a togliere la sete e a raffreddare rapidamente il grande calore.
4) E fa tornare il latte, tritato in polvere e stemperato in acqua
fredda o bollita, o in sangue bollito.
Cote - 1) E una pietra che serve per aguzzare e ve
ne sono di due specie, una da acqua e laltra da olio. 2) E
ciascuna ha queste virtù, che la sua polvere, mescolata con
lo sputo, arresta il sangue dal naso, se applicata alle tempie.
3) E aguzza il ferro e ogni metallo.
Dionisia - 1) E una pietra nera e fosca, piena di
gocce rossastre e di vene. 2) E ha queste virtù: se la si
mette in un vaso dacqua, lacqua acquista sapore e odore
di buon vino, ma non fa ubriacare.
Elitropia - 1) E una pietra verde con gocce azzurrastre
e verdi, come smeraldi e ha vene sparse come di sangue. 2) Ed ha
queste virtù, che chi la porta con sé in oro e sotto
quella ha unerba che si chiama elitropia non può essere
visto da nessuno. 3) E non lascia uscire sangue da nessuna piaga.
4) Ed è contraria ad ogni veleno e caccia la tempesta e gli
spiriti. 5) E dà grazia di sapere indovinare per sé
e per gli altri ciò che sarà di molte cose. 6) Ed
è indifferente da quale parte si porti, ma deve essere in
oro.
Iena - 1) E una pietra che si presenta sozza e nera
più che di altri colori. 2) Ed ha queste virtù, che
chi se la mette sotto la lingua può non essere visto per
tutto il tempo in cui ve la tiene. 3) E dona la facoltà di
saper profetizzare il futuro, come ebbe Merlino.
Gagate - [...]. 4) E così scaccia le bisce, i ragni
e i rospi da qualunque luogo, e non vi tornano per tre mesi. 5)
Così scaccia i demoni dal corpo degli uomini ed evoca gli
spiriti per arte. 6) E la sua lavanda è utile agli idropici
e al fegato e alla milza. 7) Ed ha efficacia contro le paure di
notte e contro gli incantesimi. 8) E porta via ogni dolore di corpo
e permette di partorire agevolmente. 9) E fa sapere se una ragazza
è vergine in questo modo: se si lava la pietra nellacqua
e la si fa bere alla ragazza, se è vergine diventa allegra
e comincia a cantare, e se non è vergine, piscia e non può
tenerla, e diventa triste, pallida e tremolante.
Topazio - 1) E una pietra gialla e ve ne sono che tirano
al rosso e sono chiari. 2) E quello giallo somiglia alloro.
3) E ciascuno ha questa virtù, che è utile allepilessia
e stringe il male delle donne. 4) E vale contro le emorroidi e le
lacrime agli occhi. 5) E non lascia morire di morte improvvisa e
dà grandi ricchezze e procura amore dalle persone. 6) E va
tenuto in oro ed è indifferente da quale lato deve toccare
la carne.
Zaffiro - [...]. 13) E fa vincere liti e contese. 14) Fa
venire i buoni pensieri e i buoni proponimenti. 15) E rende luomo
pieno di grazie e gli fa avere buon nome e lo rende onorato tra
la gente. 16) E fa aumentare le ricchezze e conserva in valore ciò
che trova. 17) Dunque esso comporta senno e grazia di evitare brighi
e fastidi derivanti dalla perdita dellavere. 18) Ed è
utile al parto [...]. 19) Dunque lo zaffiro non ha prezzo ed è
una pietra molto vantaggiosa e aiuta i poveri a uscire di povertà
e di miseria
|