Giugno 2001

PROBLEMI DELL’EMIGRAZIONE / 1

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Più immigrati?
Meglio più banane
Mario Deaglio  
 
 

 

 

 

Le banane
non potranno
essere respinte,
i polacchi
e gli ungheresi,
i lituani
e gli svoleni, sì.

 

Un’Europa che apre le porte alle banane e le chiude alle persone: ecco il poco edificante spettacolo che ci è venuto da Bruxelles nei giorni pre-pasquali. Mentre il Commissario al Commercio, Lamy, firmava un accordo con gli Stati Uniti per liberalizzare il commercio di questo frutto tropicale, il Commissario all’Allargamento, Verheugen, annunciava un “periodo transitorio” di cinque-sette anni, durante il quale i cittadini dei nuovi Paesi membri dell’Unione Europea saranno soltanto europei di serie B.
Dal 2006, infatti, non ci daranno più quote limitative per l’ingresso in Europa delle banane; ma dall’ammissione nel 2004 fino al 2011 potranno esserci “quote” all’immigrazione di donne e uomini dall’Europa orientale. Le banane non potranno essere respinte, i polacchi e gli ungheresi, i lituani e gli sloveni, sì.
Sono molte le “buone ragioni” che hanno convinto il Cancelliere tedesco Schroeder e il Cancelliere austriaco Schuessel a perseguire questa soluzione. Germania e Austria, già oggi con un forte carico di stranieri, sarebbero in prima linea di fronte a una nuova immigrazione dall’Est. Entrambi i Cancellieri hanno elezioni non troppo lontane, e nuovi immigrati non sarebbero graditi agli elettori.
Le “buone ragioni”, in realtà, sono miopi e meschine. Se l’Unione Europea vuole crescere del 3 per cento all’anno, come ha deciso di fare un anno fa nella riunione di Lisbona, avrà bisogno di circa cinque milioni di lavoratori immigrati in dieci anni. E’ giusto avere regole, ma è assurdo limitare gli arrivi proprio dai Paesi che ci sono più vicini per cultura e formazione.
In definitiva, o vogliamo questi Paesi dentro l’Europa, o non lo vogliamo. Se non li vogliamo, prepariamoci al pericolo di un’Europa dell’Est trasformata in un grande Kosovo, alle pressioni non di lavoratori di cui non possiamo fare a meno, ma di profughi in fuga. Come scrisse Montesquieu quasi trecento anni fa, «Francia e Inghilterra hanno bisogno della Polonia e della Moldavia». Nell’economia globale, o gli europei ce la faranno tutti assieme, oppure rischiano di andare tutti a fondo separatamente.

   
   
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