LEuropa è oggi
nelle condizioni di prendere il testimone della ripresa
economica
sostituendosi
agli Stati Uniti
come locomotiva.
|
|
E stato scritto che il ciclo economico, dato periodicamente
per morto, è più che mai vegeto e rispetta la legge
di sempre: quella di essere una regolarità non regolare,
come è stato definito da Mitchell. Questo vuol dire che il
ciclo economico, con le sue fasi di espansione e di recessione,
si ripresenta continuamente (e questa è la regolarità),
ma con modalità e tempi sempre diversi, appunto ciò
che sta succedendo negli Stati Uniti dAmerica, dopo una fase
di espansione durata un decennio, che aveva fatto credere ancora
una volta alla morte del ciclo economico.
Di dichiarazioni di morte il ciclo economico ne ha avute parecchie
nel corso dellultimo mezzo secolo, e anche qualche condanna.
Cè stato chi lo voleva eliminare del tutto con politiche
anticicliche alla Keynes e che ha finito per accentuarne landamento
con provvedimenti di stop and go, (in modo particolare negli anni
Settanta), nel tentativo poi fallito di regolare landamento
delleconomia attraverso misure mirate a correggerne le più
piccole deviazioni. Cè stato invece chi lo considerava
unaberrazione delle economie di mercato da eliminare autoritariamente
con processi di programmazione e di pianificazione delleconomia,
e sappiamo bene i disastri economici e civili che hanno generato
i cultori di questo approccio.
Inoltre, cè stato chi ha pensato che il ciclo si fosse
suicidato da solo: una volta negli anni Sessanta, dopo una forte
espansione mondiale che culminò con la fine del sistema dei
cambi fissi, poi ancora nel corso degli anni Settanta, quando tutto
sembrava dominato dal prezzo del petrolio e dai problemi dellofferta,
poi ancora negli anni Novanta, di fronte alla sorprendente crescita
degli Stati Uniti, trainata da modifiche strutturali genericamente
ricondotte alla new economy.
Invece il ciclo è tuttora vivo e attivo, e il rallentamento
negli Stati Uniti lo sta a testimoniare. La lunga fase di espansione
non poteva non terminare ed essere seguita da una fase di recessione,
che servirà a correggere gli eccessi che si erano determinati
durante lespansione. Intesa in questo senso, lalternanza
tra espansione e recessione non ha nulla di drammatico ed è
insita nellandamento delleconomia, posto che ogni fase
di espansione comporta un eccesso di investimenti e quindi di capacità
produttiva che finisce per deprimere il rendimento del capitale
investito, ciò che poi contribuisce a invertire il ciclo
economico. Né è da ritenere che una lunga fase di
espansione comporti necessariamente una recessione violenta.
Al contrario, dopo una fase di espansione lunga e sostenuta in genere
la recessione è breve e poco marcata; ma nulla è scontato,
proprio perché la regolarità del ciclo sta nella sua
irregolarità, quindi nellimpossibilità di essere
prevista, posto che esso dipende dalle decisioni di milioni di individui
che si combinano in modo imprevedibile.
La politica economica non deve tanto cercare di eliminare le recessioni,
ma può evitare le drammatizzazioni della situazione e concorre
allattenuazione delle fluttuazioni. Essa non deve rincorrere
il ciclo economico, ma mantenere alcuni obiettivi fissi, lasciando
operare gli stabilizzatori automatici che sono insiti in ogni sistema
economico. In questo senso, sarebbe del tutto inopportuno se il
nuovo governo americano utilizzasse lavanzo del bilancio pubblico
per sostenere la domanda interna al fine di evitare la recessione.
Ridurre le imposte per sostenere la domanda interna sarebbe probabilmente
inutile in questo momento e finirebbe soltanto per annullare quellavanzo
pubblico generato dalla lunga fase di espansione. Una simile manovra
non eviterebbe la recessione, ma farebbe perdere gettito fiscale
in una fase in cui le entrate pubbliche avrebbero tendenza a ridursi
autonomamente a causa della recessione, con il risultato di riportare
rapidamente in deficit il bilancio pubblico. A questo punto anche
la politica monetaria finirebbe per essere condizionata in senso
negativo: la necessità di assicurare un finanziamento al
Tesoro renderebbe più difficile la riduzione dei tassi di
interesse, ciò che finirebbe per accentuare loscillazione
ciclica in atto.
Invece, una recessione moderata negli Stati Uniti, che consentisse
una riduzione del costo del denaro e allontanasse i rischi di un
rialzo del prezzo del petrolio, potrebbe rappresentare una condizione
utile per un rilancio dellEuropa, ove invece sono necessarie
politiche di riduzione della spesa pubblica e delle tasse: il contrario
di quanto serve ora in America. La ripresa europea potrebbe basarsi
sugli effetti delle nuove tecnologie che, pur se con ritardo, stanno
caratterizzando il Vecchio Continente. Limportante per noi
è capire che siamo in ritardo rispetto agli Stati Uniti,
e che ciò che serve ora negli Stati Uniti è diverso
da ciò che serve a noi.
E molto probabile che in America, dopo la lunga fase di espansione
favorita da una fortissima flessibilità, in fase di recessione
si torni a porre alcuni vincoli che compensino taluni eccessi precedenti.
Per lEuropa è vero il contrario: la mancanza di flessibilità
ha ritardato la fase di espansione, che oggi è possibile
dopo che alcuni elementi di rigidità sono saltati più
sotto la spinta degli eventi che per scelte ragionate.
LEuropa è oggi nelle condizioni di prendere il testimone
della ripresa economica sostituendosi agli Stati Uniti come locomotiva,
consentendo un normale avvicendamento ciclico tra le due sponde
dellAtlantico e favorendo la continuazione della crescita
mondiale, pur se a ritmi meno sostenuti rispetto al recente passato.
Per ottenere questo risultato, è necessario favorire tutti
gli elementi di mobilità del capitale e del lavoro, che consentano
alla nostra economia di adattarsi alle esigenze delle nuove tecnologie.
Fra questi elementi, la riduzione contemporanea della spesa pubblica
e delle imposte rappresenta un passo obbligato, poiché non
ci sarà mai mobilità in Europa fintantoché
gli Stati governeranno la metà del reddito nazionale, condizionando
in questo modo le scelte dei consumatori e dei risparmiatori.
|