Giugno 2001

PAZZA LA MUCCA?

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Questa (in)civiltà
Jeremy Rifkin Economista, Presidente della Foundation of Economic Trends di Washington
 
 

 

 

 

Valeva proprio
la pena mettere
a repentaglio tutto questo, per “ragioni” di egoismo
selvaggio?

 

Credo bene che le mucche siano impazzite: costringere animali vegetariani a cibarsi di cadaveri di loro simili ridotti in polvere farebbe impazzire chiunque. Nulla è per caso: il filo rosso che corre alla base della civiltà occidentale porta con sé le premesse della catastrofe. Se andremo avanti così, nulla ci sarà risparmiato.
Dove abbiamo cominciato a sbagliare? Riflettiamo. Ai tempi dell’Inghilterra dei Tudor, cinquecento anni fa, l’Europa era organizzata collettivamente e perseguiva una forma di sviluppo sostenibile. Servi e padroni coltivavano le stesse terre e seguivano lo stesso tracciato: non era il migliore dei mondi possibili, ma da secoli era una forma di vita sostenibile.
Nel Cinquecento, la classe mercantile emergente si alleò con gli aristocratici per sfruttare meglio la terra: invece che farci crescere il grano per sfamare la gente, ci mandarono a pascolare le pecore, per alimentare il commercio dei tessili e per gettare le basi della futura rivoluzione industriale.
Centinaia di migliaia di persone vennero scacciate dalle terre comuni, che così diventavano proprietà privata. E Tommaso Moro commentava, profeticamente: «Le pecore divorano la gente».
Per cinque secoli, la tradizione occidentale è stata tutta una storia di mercificazione dei beni comuni. La crisi di oggi ne è il risultato diretto. Abbiamo mercificato la terra: il pianeta è ormai suddiviso in appezzamenti commerciabili. Poi abbiamo mercificato gli animali. E infine abbiamo mercificato il mare: il 38 per cento degli oceani e il 90 per cento di quel che contengono è ormai proprietà privata. E l’atmosfera? I corridoi aerei possono essere venduti oppure affittati, come i terreni. Siamo pervenuti persino alla mercificazione dei geni: il Dna di microbi, di piante, di animali può essere brevettato e può diventare, di conseguenza, proprietà privata. Questo povero pianeta è stato squartato come un animale al macello.
Risultati sotto i nostri occhi: effetto serra, buco nell’ozono, piogge acide, costante estinzione delle specie, deforestazione, desertificazione e, come diciamo distorcendo cause ed effetti, mucca pazza. Crisi globali. Ci sono state diverse crisi ambientali nella storia: ma erano locali, limitate. Ora per la prima volta si scatenano su scala globale, oppure hanno riflessi su scala globale. Il caso delle Galapagos dovrebbe insegnare molto.
Nessuno si faccia illusioni, in proposito. Neanche gli Stati Uniti.
L’America verrà irrimediabilmente contagiata per il semplice motivo che usa gli stessi sistemi. L’orrore dell’industria della carne ormai raggiunge vette insospettabili ovunque. Ripeto: il concetto stesso che degli esseri assolutamente vegetariani vengano costretti a nutrirsi con farine animali è agghiacciante. Per non parlare del resto: estrogeni, ormoni, antibiotici. Fra l’altro, la modificazione genetica del mais e della soia, diffusissima negli Stati Uniti e in Canada, ci porterà questo e altro.
Dunque, fanno bene l’Europa e l’Italia a chiedere la netta separazione fra prodotti normali e prodotti transgenici.
Dare per scontato che la gente possa mangiare cibi preparati con elementi transgenici è già di per sé incredibile. Ma propinarglieli senza nemmeno avvertirla è pazzesco. E pensare che la civiltà europea ha un grandissimo filone collegato all’“arte culinaria”, alle cucine tradizionali, ai cibi e ai sapori locali!
Valeva proprio la pena mettere a repentaglio tutto questo, per “ragioni” di egoismo selvaggio?

   
   
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