Giugno 2001

MONETA UNICA EUROPEA

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Euroshock in vista
Carlo Tagliamonte  
 
 

 

 

 

In Italia milioni
di persone, gente con redditi bassi
e analfabeti di
ritorno, rischiano di restare vittime dei calcoli di
cambio.

 

Fine di marchi, franchi, lire, pesetas: l’approccio è da brivido. Si dice che una moneta nazionale sia una “lingua”; si sa che quella dell’introduzione dell’euro sarà una “rivoluzione monetaria radicale”; si teme che i “disadattati monetari” saranno non meno di ottanta milioni di cittadini, su 280 milioni di europei coinvolti nei dodici Paesi che hanno adottato la moneta unica europea, che vedranno tramontare l’identità del proprio “alfabeto familiare”.
La moneta, infatti, secondo l’economista francese Thierry Vissol, è il simbolo della sicurezza nel rapporto con lo Stato. Non a caso la moneta è nata prima della scrittura. Si calcola che per imparare una lingua occorrano da uno a tre anni; si sa anche che almeno il 30 per cento della popolazione europea intercetta poche informazioni sulla nuova divisa continentale, si è convinti che in particolare italiani, belgi e portoghesi siano preoccupati per la “confusione delle lingue” monetarie (euro/monete nazionali).

Tutto questo, unito alla svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro, ha finito per generare una serpeggiante sfiducia. Oltre tutto, le antiche sacche di resistenza alla moneta unica non sono state cancellate: in Germania si tocca ormai il 44 per cento, mentre in Finlandia si sfiora addirittura il 49 per cento. Altri dati sono altrettanto preoccupanti. Il pericolo che emerge è quello di una incomprensione tanto forte, da portare al rifiuto della nuova moneta. Tanto per restare nel nostro Paese, solo il 15 per cento delle grandi aziende e un miserrimo 0,3 per cento delle piccole tengono la contabilità in euro, come ha fatto sapere la Commissione Ue.

Euro. Istruzioni per l’uso

1) Un euro vale 1.936,27 lire. Si compone di 100 centesimi, ciascuno dei quali vale 19,36 lire.
2) Avremo 8 tipi di monete in tutti i 12 Paesi. Una facciata sarà uguale dovunque, l’altra cambierà da Paese a Paese. Ai Dodici si associeranno per la coniazione di euro anche il Principato di Monaco, la Repubblica di San Marino e la Città del Vaticano.
3) Le banconote saranno 7, uguali per tutti, in tagli da 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro. Monete e banconote entreranno in circolazione dal gennaio 2002. Per soli due mesi si potranno usare anche le lire. Cambiare le lire in euro in questi 60 giorni sarà gratuito. Comunque, nei successivi dieci anni si potranno cambiare in euro le vecchie lire presso le filiali della Banca d’Italia.
4) Dal gennaio 2002 gli assegni potranno essere emessi soltanto in euro.
5) Sarà creato un numero verde di “pronto soccorso euro”, istituito e gestito dal Ministero del Tesoro.

Dai sondaggi affiora che in Italia più di 18 milioni di persone, anziani, pensionati, handicappati, gente con redditi bassi e analfabeti di ritorno, rischiano di restare vittime dei calcoli di cambio, assumendo l’euro come valore di 1.900 oppure 2.000 lire: un vero e proprio “lessico marziano” al quale dovranno, volenti o nolenti, adattarsi gli europei. E intanto sembra nascere una nuova branca di studio, quella della “psicosociologia monetaria”, che, mettendo in rilievo che le reazioni e i traumi connessi all’ingresso definitivo della moneta unica sono frutto più che altro di un ritardo culturale, in aree europee nelle quali molti stentano persino a mettere nero su bianco, correttamente, il proprio pensiero, anticipano che se non si corre presto e concretamente ai ripari si può determinare persino una situazione che metterà in gioco la coesione sociale. Esagerazioni? Può darsi. Ma il Rapporto della Commissione Ue sostiene che sarà «come un elettroshock» il cambio di moneta, anche se prenderne coscienza subito e rendere i cittadini edotti ha il merito di scrostare lo strato di retorica e di reticenza che ha coperto fino a questo momento la marcia di avvicinamento a una scadenza che molti ritengono psicologicamente remota, sebbene i tempi siano ormai molto stretti e gli effetti quasi del tutto sconosciuti.
Non resta, dunque, che aspettare il fatidico giorno della “mutazione della lingua”, mettendo però immediatamente a punto una terapia d’urto. Si è calcolato già che in Italia ben 12 milioni di persone saranno in seria difficoltà; e si teme che i cambi errati o approssimati portino ad aumenti del costo della vita o agevolino le truffe da parte dei soliti disonesti. Sono rischi reali, che richiedono attenzione da parte dei cittadini e vigilanza da parte delle autorità, oltre che informazione a tutto campo, attraverso i media, da parte dei responsabili di governo.

   
   
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