Giugno 2001

POLEMICHE SULLE VALUTE REGIONALI

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Euroincompetenti
Robert Mundell Premio Nobel per l’Economia
 
 

 

 

 

La Bce si muove
soltanto contro
l’inflazione, mentre c’è bisogno di una direzione politica, che sia in grado
di prendere
decisioni difficili.

 

Quella dell’euro è la saga degli incompetenti: hanno sbagliato tutti, quelli dell’Ue che hanno aderito alla moneta unica, la Banca centrale europea, il G7. Dovevano fissare un livello minimo al quale avrebbero lasciato scendere l’euro, annunciare che non gli avrebbero mai permesso di varcarlo, e poi chiudere la bocca ai banchieri, capi di governo e ministri delle Finanze che hanno contribuito a indebolirlo con le loro sventate dichiarazioni. Errore irrimediabile? Certo. Riportino l’euro a un livello ragionevole, possibilmente mai sotto i 90 centesimi di dollaro, o lì intorno. Meglio se lo si farà tramite un intervento coordinato con gli Stati Uniti e col Giappone. Ma gli europei possono farlo benissimo anche da soli, perché la Banca centrale europea ha riserve per 400 miliardi di dollari, che è come dire 920 mila miliardi di lire. Poi proclamino che lo difenderanno. E infine tacciano. Capirebbero tutti che fanno sul serio, e l’euro non si disprezzerebbe più.

Secondo molti, la Banca centrale europea non sarà credibile fino a quando non si sbarazzerà del suo capo, Wim Duisenberg. Ma questo sarebbe un altro grave errore. Duisenberg è competente, ha soltanto sbagliato sul piano della comunicazione. Ma non è stato l’unico. Credo che abbia capito che doveva agire e tacere. A meno che non abbia preparato una trappola agli speculatori: mi rallegrerei se facesse risalire l’euro e facesse perdere loro una fortuna. Come altra misura, suggerirei invece la nomina di un ministro del Tesoro europeo, del tutto simile a quello americano.
E non è difficile, tutto questo. Il deprezzamento dell’euro è dovuto soprattutto a fattori e questioni di natura psicologica, vale a dire alla sfiducia generata dalla mancanza di una ferma gestione finanziaria da parte dell’Europa. Se l’Europa si svegliasse e la assegnasse a un leader autorevole, ad esempio nell’ambito del Patto di Crescita e di Stabilizzazione, lancerebbe sicuramente un segnale inconfondibile. La Banca centrale europea si muove invece soltanto contro l’inflazione, mentre c’è bisogno di una strategia, di una direzione politica, che sia in grado di prendere anche decisioni difficili.
Ma occorre simultaneamente una politica economica più espansionistica, del tipo americano. L’indirizzo preso dalla Germania sembra buono. Altri Paesi dovrebbero imitarlo: i tagli alle tasse e alle imposte hanno agevolato la ripresa. Per le riforme strutturali occorrerà una decina di anni. L’Europa, e l’Italia in primo luogo, ha troppe spese sociali, intacca eccessivamente i suoi risparmi, ha un mercato di lavoro troppo rigido. Qualsiasi governo italiano futuro dovrà affrontare la riforma pensionistica. Oggi la gente vive fino a ottant’anni, non può andare in pensione a sessanta.

Il carico fiscale in Europa
Gettito
in %
del PIL
Svezia
Belgio
Francia
Austria
Italia
Germania
Olanda
Regno U.
Spagna
Irlanda
UE
1999
53,0
46,4
46,0
44,5
43,5
42,7
41,7
38,0
35,2
32,5
42,4
2000
51,7
46,4
45,5
44,0
43,3
43,0
41,4
38,2
35,7
31,5
42,3
2001
50,7
46,3
45,0
44,7
42,7
41,7
39,6
37,8
35,8
30,8
41,6
2002
50,3
46,0
44,9
44,6
42,2
41,5
39,2
37,5
35,8
30,0
41,3
Diff.%
-2,7
-0,4
-1,1
+0,1
-1,3
-1,8
-2,5
-0,5
+0,6
-2,5
-1,1

C’è poi chi sostiene che la svalutazione dell’euro non sia una tragedia, perché aiuta le esportazioni. Io non sono d’accordo, perché è una china pericolosa: farà crescere il prezzo dei prodotti all’importazione, il petrolio innanzitutto, e i salari, che fino a questo momento non si sono mossi molto, come è possibile vedere già in Spagna. Di fronte a queste pressioni, la Banca centrale europea rialzerà di nuovo i tassi, aggravando il problema della disoccupazione. Tra l’altro, il rincaro petrolifero sta intaccando i profitti delle società sia in America che in Europa, con seri danni in Borsa. Ripeto: l’euro deve apprezzarsi, se vogliamo prevenire per tempo maggiori problemi.
Ritengo infine improbabile una vera e propria recessione sulle due rive dell’Atlantico, in particolare negli Stati Uniti, grazie alle nuove tecnologie che alimentano la produttività. Ma prevedo un rallentamento generalizzato della crescita economica. Comunque, per tornare all’euro: attualmente gli Stati Uniti hanno un enorme deficit dei conti correnti, sono il massimo debitore del mondo, e il dollaro è troppo alto. Si tratta di una situazione sinceramente insostenibile. Prima o poi, molti capitali si sposteranno in direzione della moneta unica europea, facendola rivalutare e, incidentalmente, si sposteranno verso l’oro. Quando il marco tedesco dominava l’Europa, questo fenomeno si verificò con una certa frequenza. La memoria storica serva da lezione, da ammonimento per il futuro.

   
   
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