Ogni americano
che si rispetti non scommette più sui numeri del Bingo, ma
su Alan
Greenspan,
il presidente della Banca Centrale americana.
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Poco tempo fa, proveniente da Davos, Bill Gates è sbarcato
a Roma: ha incontrato il presidente della Repubblica e qualche ministro,
ha rilasciato interviste a giornali e televisioni, ha arringato
i nostri industriali ospiti del presidente di Confindustria. E che
cosa ha detto il guru della new economy, oltre che patron della
Microsoft? Prima di tutto, che neanche lui sa che cosa sia davvero
la new economy, dettaglio che ci fa stare tuttaltro che tranquilli.
Ha poi confessato, però, di essere ottimista, perché
è fiducioso che la recessione americana rientrerà
nel breve periodo e gli Stati Uniti torneranno a marciare compatti.
Il che ci fa stare un po più sereni. E tuttavia, è
in Europa che Gates è venuto ad annusare laria, portandosi
dietro il computer del futuro, ormai piccolo come un libro. Segno
che anche lui pensa che quello europeo sia destinato ad essere il
mercato fondamentale nei prossimi anni.
Non è cosa da poco. Gates (100 mila miliardi di patrimonio
personale!) sarà pure ottimista, ma i suoi connazionali lo
sono molto di meno. Negli ultimi tempi il cosiddetto indice
di fiducia, vale a dire il termometro che misura le aspettative
americane, e di conseguenza la loro propensione al consumo, è
precipitato a livelli mai toccati. E anche questo è un segno
rivelatore: negli Stati Uniti il Prodotto interno lordo è
fatto per la più gran parte di spese per consumi. Se questi
calano, lintero sistema rischia di fermarsi. La situazione
non può non riguardarci, soprattutto adesso che i Paesi dEuropa
sono legati luno allaltro dal comune destino delleuro,
e questo, a sua volta, è intimamente intrecciato a quello
del dollaro. I maggiori economisti parlano ormai esplicitamente
di recessione statunitense e londata di licenziamenti, che
per la prima volta dopo anni di espansione colpisce il Paese, sicuramente
non contribuisce a rasserenare gli animi. Anche perché le
lettere di fine del rapporto di lavoro piovono indifferentemente
sui colossi della old economy come su quelli della new
economy. I listini di Borsa non danno più le soddisfazioni
degli anni scorsi, e il clima è tale da avere influenzato
sia lartigiano dellOhio sia i grandi guru della finanza
che non aspettano svolte decisive nel breve periodo, almeno a giudicare
dalla freddezza (quasi gelo) con cui Wall Street ha reagito allulteriore
intervento con il quale la Federal Reserve ha ridotto il costo del
denaro.
La Federal Reserve, nota come Fed, appunto. Ormai,
ogni americano che si rispetti non scommette più sui numeri
del Bingo, ma su Alan Greenspan, il presidente della Banca Centrale
americana. Soltanto lui, sostengono giornali, telegiornali e opinione
pubblica, può salvare gli Stati Uniti da ciò che cittadini
e operatori temono più di ogni altra cosa: il congelamento
delleconomia. I precedenti sono tutti dalla sua parte, ma
a questo punto nessuno può dire da quale versante può
pendere la bilancia. Greenspan, infatti, guida la Fed da quattordici
anni, e le sue manovre sulla moneta hanno già salvato leconomia
statunitense un bel po di volte, tutte le volte che è
stato necessario intervenire: certamente nel 1987, quando Wall Street
conobbe una crisi tragicamente simile a quella del 1929; ma anche
alla fine degli anni Novanta, quando i mercati vennero travolti
dal crollo delle cosiddette tigri asiatiche e del Giappone
in recesso, prima, e dalla crisi russa quasi subito dopo.
Le terapie predisposte riusciranno a funzionare anche questa volta?
Fino a questo momento il taglio dei tassi non è servito a
molto, ed è dunque probabile che altri ne seguano. Ma a pensarci
bene, se fallisce, altro che licenziamenti a go-go! Lindice
di fiducia finirebbe sotto terra. E sarebbero guai per tutti.
Che cosa succede, specularmente, in Italia? Succede che Antonio
Fazio non è Alan Greenspan. E non per la ragione sciocca
e provinciale che Fazio è il Governatore della Banca
dItalia, mentre Greenspan è il presidente della Federal
Reserve americana. Fazio non è Greenspan perché da
due anni Bankitalia non ha più il controllo della lira, mentre
la Federal Reserve è tuttora la custode del dollaro. Il banchiere
americano, quindi, può far seguire i fatti alle parole, alzando
o abbassando il tasso di sconto per tenere a bada o per dare ossigeno
alleconomia. Il banchiere italiano può far seguire
alle parole soltanto altre parole, perché le leve di comando
sono a Francoforte, dove siede Wim Duisenberg, e, per lItalia,
leconomista Tommaso Padoa Schioppa.
Fazio (come chiunque altro, oggi, al suo posto) è una sorta
di re senza regno, al quale però si continua a prestare il
dovuto omaggio, anche per la caratura del personaggio. Il suo incarico
è a vita. Le ragioni della non-scadenza del Governatore hanno
origine proprio nella delicatezza del compito originario: ogni Banca
Centrale deve essere il più possibile libera dalle logiche
politiche. E si è pensato che un Governatore svincolato dalla
preoccupazione della scadenza, del rinnovo, del futuro, potesse
essere legittimamente più autonomo. Un sistema, questo, che
ha funzionato, ove si pensi al prestigio raggiunto da figure come
quelle di Guido Carli, da Carlo Azeglio Ciampi, da Lamberto Dini
e dallo stesso Antonio Fazio.
Il Governatore continua, come un tempo, a dare consigli sui grandi
temi economici e ad esprimere il suo pensiero sulle cifre del Paese-Italia.
Anzi, il ritmo degli interventi è andato crescendo rispetto
al tempo in cui il Governatore parlava soltanto il 31 maggio, in
occasione dellAssemblea di Via Nazionale. E tuttavia oggi
i poteri della Banca dItalia non sono più quelli di
una volta, essendo limitati alla vigilanza del sistema creditizio.
Se, dunque, si dà tanto credito al Governatore, è
perché le indicazioni della nostra Banca Centrale hanno comunque
il timbro di unistituzione di prestigio, cui Fazio somma valore
aggiunto non soltanto per il proprio livello intellettuale, ma anche
perché sta tentando di sanare le crepe che nellIstituto
hanno fatto capolino, a cominciare dai numeri dei bollettini cartacei,
che sono costruiti con criteri contabili superati dai pagamenti
on line, e dal sito Internet che ha bisogno di essere arricchito,
con continui aggiornamenti. Il problema interno del Governatore,
pertanto, è quello di mettere la Banca Centrale al passo
con i tempi, nel più breve tempo possibile.
Quello esterno, come abbiamo detto, non si incentra più
dopo lingresso della lira nelleuro sul controllo
della nostra divisa, destinata a sparire dalla scena di qui a non
molto. Ormai il Governatore è una specie di coscienza critica
del Paese, del suo sistema economico e produttivo, degli apparati
bancari e finanziari.
Destino, questo, che lo accomuna a quello degli altri Dieci che
hanno visto confluire le proprie divise nazionali nella moneta unica,
in attesa che altrettanto succeda per i Quattro che ancora nicchiano
(ma fatalmente non potranno restare spettatori ancora per molto).
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