Giugno 2001

EUROLANDIA-USA

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Se accade il peggio
Paul Samuelson Nobel per l’Economia - Docente al Mit
 
 

Ma c’è un ma...
La preoccupazione è che la bolla scoppiata a Wall Street abbia delle conseguenze più devastanti del previsto.

 

L’economia americana ha subìto un brusco rallentamento, nello stesso momento in cui quella europea ha registrato una lieve accelerazione. In quanto americano, patriota ed esperto di economia, potrei tranquillamente accontentarmi di una crescita alla pari con Eurolandia, considerando le percentuali vertiginose registrate dal mio Paese negli anni Novanta, mentre allora in Europa si sfiorava un vera e propria stagnazione. In quei dieci anni gli Stati Uniti avevano raggiunto il limite massimo di sfruttamento della forza-lavoro nazionale, tanto che la Federal Reserve aveva messo in atto una manovra abbastanza energica per rallentare la crescita, in previsione di un’imminente impennata dell’inflazione.

Ecco dunque comparire le conseguenze: l’economia statunitense rallenta, e viene “agganciata” da quella europea. Sarebbe un bene che venisse addirittura doppiata: vedrei con favore una crescita europea lievemente più rapida di quella degli Stati Uniti, se non altro per riequilibrare la situazione.

Ma c’è un ma... La preoccupazione è che la bolla scoppiata a Wall Street abbia delle conseguenze più devastanti del previsto. Gli americani, oramai abituati a ritorni del venti per cento, soprattutto nei settori tipici della cosiddetta “new economy”, potrebbero andare incontro a grandi difficoltà nell’abituarsi alla nuova situazione. Quegli anni assomigliavano alla corsa all’oro in California e in Alaska: molti cittadini americani sono diventati multimilionari. Ma sono sostanzialmente multimilionari di carta, individui che usano le proprie risorse per accrescere la tendenza al consumismo e non hanno nessun interesse per il risparmio. Al giorno d’oggi, con un calo medio del 50 per cento sui titoli più redditizi, la fiducia di questa gente è sensibilmente calata, e da un momento all’altro potrebbe persino crollare.

D’altra parte, se il fondo è stato raggiunto, dovrebbe essere il momento di rientrare in Borsa. Cioè, potrebbe essere, questo, soltanto l’inizio di una correzione ancora più seria, quasi simile a quella che si è verificata in Asia nel 1997. Se la Borsa continuerà a frenare ai ritmi attuali, i soldi che si erano riversati da questa parte dell’oceano potrebbero incominciare a ritornare indietro, nei Paesi d’origine. In questo caso, potremmo ritrovarci a parlare di tassi di crescita annuali americani intorno all’uno per cento. E questa sarebbe già recessione.

   
   
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