Ma cè un ma...
La preoccupazione è che la bolla scoppiata a Wall Street
abbia delle conseguenze più devastanti del previsto.
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Leconomia americana ha subìto un brusco rallentamento,
nello stesso momento in cui quella europea ha registrato una lieve
accelerazione. In quanto americano, patriota ed esperto di economia,
potrei tranquillamente accontentarmi di una crescita alla pari con
Eurolandia, considerando le percentuali vertiginose registrate dal
mio Paese negli anni Novanta, mentre allora in Europa si sfiorava
un vera e propria stagnazione. In quei dieci anni gli Stati Uniti
avevano raggiunto il limite massimo di sfruttamento della forza-lavoro
nazionale, tanto che la Federal Reserve aveva messo in atto una
manovra abbastanza energica per rallentare la crescita, in previsione
di unimminente impennata dellinflazione.
Ecco dunque comparire le conseguenze: leconomia statunitense
rallenta, e viene agganciata da quella europea. Sarebbe
un bene che venisse addirittura doppiata: vedrei con favore una
crescita europea lievemente più rapida di quella degli Stati
Uniti, se non altro per riequilibrare la situazione.
Ma cè un ma... La preoccupazione è che la bolla
scoppiata a Wall Street abbia delle conseguenze più devastanti
del previsto. Gli americani, oramai abituati a ritorni del venti
per cento, soprattutto nei settori tipici della cosiddetta new
economy, potrebbero andare incontro a grandi difficoltà
nellabituarsi alla nuova situazione. Quegli anni assomigliavano
alla corsa alloro in California e in Alaska: molti cittadini
americani sono diventati multimilionari. Ma sono sostanzialmente
multimilionari di carta, individui che usano le proprie risorse
per accrescere la tendenza al consumismo e non hanno nessun interesse
per il risparmio. Al giorno doggi, con un calo medio del 50
per cento sui titoli più redditizi, la fiducia di questa
gente è sensibilmente calata, e da un momento allaltro
potrebbe persino crollare.
Daltra parte, se il fondo è stato raggiunto, dovrebbe
essere il momento di rientrare in Borsa. Cioè, potrebbe essere,
questo, soltanto linizio di una correzione ancora più
seria, quasi simile a quella che si è verificata in Asia
nel 1997. Se la Borsa continuerà a frenare ai ritmi attuali,
i soldi che si erano riversati da questa parte delloceano
potrebbero incominciare a ritornare indietro, nei Paesi dorigine.
In questo caso, potremmo ritrovarci a parlare di tassi di crescita
annuali americani intorno alluno per cento. E questa sarebbe
già recessione.
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