Diecimila miliardi di fatturato,
settemila aziende, hanno reso
la romana Tiburtina Valley il cuore
della tecnologia
made in Italy.
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Nacque avvolto da grande riservatezza, poi esplose come fenomeno
planetario unico: Silicon Valley, il polo tecnologico californiano
della new economy, entrò subito nel mito americano, con 300
aziende quotate in Borsa, 6, i miliardi di dollari di venture capital,
65 mila miliardi (in lire italiane) su una popolazione di appena
due milioni di abitanti, il predominio tecnologico nel mondo. Silicon
Valley fece invecchiare di colpo tutti i centri di produzione e
di ricerca europei e aprì le frontiere del nuovo mercato.
La globalizzazione era dietro langolo, fatalmente incentrata
sulle tecnologie davanguardia basate sui microchips. La vera
alba del terzo millennio nacque in quel luogo e in quel momento.
Cè voluta una bruciante frustata della Commissione
europea per far lanciare al Vecchio Continente la sfida allo strapotere
americano, col varo di un progetto di collegamento in rete dei Quindici.
Lazione antagonista si fonda su unagguerrita avanguardia
di tecnopoli, sette per lesattezza, che hanno in comune alcuni
fondamentali fattori, (ricerca, investitori, imprese), diversificandosi
ciascuna per caratteristiche proprie.
Il privilegio della primogenitura spetta a Sophia Antipolis, il
polo immerso nel verde, col mare a vista, tra Nizza e Cannes. Il
progetto iniziale è del 1964: prevedeva una tecnopoli su
120 ettari dellAltopiano di Valbonne, dove erano attive da
un paio di anni la IBM e la Texas Instruments. Latto di nascita
ufficiale risale al 1969. Ora gli ettari sono 2.300, e nel giro
di un anno diventeranno circa cinquemila. Vi lavorano 1.200 imprese,
con ventunomila addetti di 68 diverse nazionalità. Il polo
più numeroso e dinamico è quello delle tecnologie
dellinformazione, informatica e telecomunicazioni, con la
presenza di gruppi leaders mondiali, da Thomson a Legrand, Compaq,
Air France, Oracle, Ericsson, Zewebtv, che richiamano investitori
dogni angolo dEuropa.
Altro polo, in Regno Unito, a Cambridge, sede ideale per imprese
della new economy, perché consente una visione allargata
sia sulla ricerca sia sul mercato e uno scambio proficuo tra le
aziende del network. Tra le imprese, Analysys mette a disposizione
la più completa fonte dinformazione sul mondo della
telefonia in Europa con i profili di oltre cinquecento società,
i nuovi investitori, i costi dei servizi telefonici divisi per segmenti
di mercato. Il polo è stato definito Cambridge phenomenon,
per via dellinnesto su una tradizione universitaria di eccellenza
lunga quasi otto secoli (15 mila studenti, 28 colleges, 51 dipartimenti
di ricerca e tecnologia) di una costellazione di imprese: i dati
della contea parlano di 1.200 centri high-tech e di circa 40 mila
impieghi in silicon fen, cui andrebbero aggiunti i numerosi
free-lances e la nascita, ogni mese, di altre venti iniziative.
A dar fama aggiunta allantica cittadella universitaria, che
a differenza di Oxford ha conservato spazi e atmosfere, è
sopraggiunta la prestigiosa unione col Mit, il Massachusetts Institute
of Technology: è nato il Cmi, nome della joint venture, che
intende coniugare tecnologia avanzata e spirito dintrapresa.
Nessun trauma nel passaggio dalla pesca dei salmoni al mondo dei
microchips. Nel secolo scorso Oulu, 515 chilometri a nord di Helsinki,
era celebre per leccellente qualità dei pesci rosa
catturati nel suo fiume. Dopo la creazione, nel 1982, di Technopolis,
primo parco di ricerca scientifica nel Nord, Oulu ha un primato
di eccellenza nelle tecnologie più avanzate. Silicon Valley
sembra unarea da Terzo Mondo, a confronto col polo finlandese,
ha sostenuto di recente un docente della prestigiosa London School
of Economics, esperto di e-economy, volendo precisare che se i grandi
numeri del business sono tuttora in pugno alla Silicon Valley californiana,
per la ricerca innovativa è necessario guardare invece allEuropa
del Nord. Il miracolo finlandese è notissimo, si chiama Nokia,
primo produttore al mondo di telefoni cellulari (35 per cento dellinvestimento
nella ricerca nazionale, cinquemila dipendenti, 21 mila uffici e
laboratori sparsi in tutto il Paese, decine di società indotte).
Altro punto di forza di Oulu, 200 aziende high-tech, che utilizzano
quasi per cooptazione i 400 ingegneri che ogni anno vengono sfornati
dalluniversità. Motto del polo: «Cooperare localmente
significa crescere più velocemente nel mercato globale».
Diecimila miliardi di fatturato, settemila aziende, hanno reso
la romana Tiburtina Valley il cuore della tecnologia e della new
economy made in Italy. Tra i nomi eccellenti, Viasat, che progetta
di introdurre Internet su 40 milioni di autovetture integrandolo
ai sistemi di navigazione satellitare, e che presto si quoterà
in Borsa. Analoga sorte per la Engineering, che ha portato on-line
alcune fra le più prestigiose banche italiane. Agorà
Telematica è il primo Internet provider della Penisola. La
Ised è specializzata nella realizzazione di software per
il monitoraggio ambientale e sanitario. La Cosmic si occupa di e-commerce
e Internet integration. Datamat è il cuore della new economy,
fornendo sistemi informatici e software a numerose Sim, banche,
assicurazioni, finanziarie. Ma il polo si estende ormai ben oltre
Tiburtina Valley, quasi a macchie di leopardo, in diverse
aree della capitale. Tra le imprese di maggior prestigio, Telecom
Italia, Wind, Stream, Acotel.
Trentanni fa, quello di Kista era un terreno per esercitazioni
a nord di Stoccolma. Poi venne abbandonato dai militari. Caso volle
che lamericana IBM e la svedese Ericsson, alla ricerca di
nuovi spazi, vi si installassero, attirando col passare degli anni
nuove imprese high-tech. I duecento ettari di Kista oggi sono affollati
da 700 imprese, più di metà delle quali di informatica
e telecomunicazioni, con circa trentamila addetti, un quarto dei
quali occupati nel colosso della telefonia mobile svedese. Vi agiscono,
formando un gran parco della scienza, Adobe, Compaq,
Hewlett-Packard, Microsoft, Nokia, Oracle, Sun Microsystems.
Stoccolma, dove si concentra il maggior numero di start-up per abitante
del mondo, è solo a qualche chilometro: anche per questo
è quanto mai forte il miraggio di ripetere i fulminei successi
di Spray, FramFab, Icon, Oppido, aziende create da giovani neo-imprenditori
che hanno saputo sfruttare le potenzialità della rete. Sicché,
in soli tre anni i finanziamenti di attività connesse alla
new economy sono più che quintuplicati. Dall88 il Centro
di formazione di Kista è gestito direttamente dal Royal Institute
of Technology, il che consente limmediato impiego ogni anno
di tremila studenti specializzati nei settori di punta delle tecnologie
dellinformazione. Proficua è la collaborazione tra
industria, Stato e municipio di Stoccolma.
Alluniversità di Lovanio, fondata nel 1425, aveva insegnato
anche Erasmo da Rotterdam. Ma da allora molta acqua è passata.
Nel 1970 lala francofona delluniversità si separò,
emigrando a Louvain-la-Neuve, mentre intorno alla fiamminga Katholieke
Universiteit si è creato il parco scientifico di Haasrode,
che ospita imprese ad alta tecnologia, in cui lavorano circa settemila
persone. LImec, creata nell84, è il più
importante centro di ricerca europeo di microelettronica, con un
fatturato annuo di 88 milioni di euro. Luniversità
è il centro propulsore di molte iniziative, nuove imprese
nascono proprio come spin-off della ricerca universitaria.
E luniversità stessa che si propone come incubator
di nuove imprese, fornendo infrastrutture, servizi e assistenza
nella creazione di un business plan e nella ricerca di finanziamenti.
Secondo il magazine tedesco Focus, Monaco è al quarto posto
nella classifica delle Silicon Valley mondiali. E al primo posto
in Europa. Dodicimila aziende, 230 mila addetti e un fatturato complessivo
che neanche il ministero dellEconomia è in grado di
precisare. Tra laltro, col passare degli anni la Valle del
Silice germanica si è notevolmente ampliata, fino a formare
un triangolo che ha come vertici Norimberga, Rosenheim e Passau,
con al centro la metropoli bavarese. Monaco, oltre tutto, è
la città tedesca col maggior numero di collegamenti privati
a Internet, un quarto delle sue famiglie naviga in rete, mentre
la Baviera sud-orientale è leader nellinformatica e
nella comunicazione elettronica. Un terzo delle nuove società
quotate ogni anno al Neuer Markt di Francoforte (la Borsa Valori
sorta tre anni fa per le aziende della new economy) proviene da
qui. La ricetta di tanto successo si basa sul coraggio imprenditoriale,
sullo spirito diniziativa, e soprattutto sullapertura
alle nuove tecnologie. Qualità che hanno portato in un lustro
la Comroad (20 miliardi di fatturato, appena 27 dipendenti) a commercializzare
in diciassette Paesi del mondo sistemi telematici per la gestione
e il controllo del traffico automobilistico. Molti nuovi imprenditori
scelgono la Bavaria per insediarsi, anche per la presenza ormai
storica di società legate alla ricerca high-tech, come le
imprese aerospaziali Esa e Dasa Aerospace, Daimler-Chrysler, Intel,
Siemens, Micro-soft tedesca. Dal 95 il governo regionale promuove
la cooperazione tra scienza e industria attraverso Bayern Innovativ,
un programma di finanziamenti a favore di 800 aziende. Altro punto
forte di Monaco, il vivaio di personale specializzato fornito dalla
Maximilian Universität, la più grande dellintera
Germania, il cui prestigioso Politecnico sforna ogni anno ottomila
neolaureati.
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