Il successo
dei servizi finanziari continuerà
a dipendere da
capacità
e competenze
tradizionali.
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Come le nuove tecnologie, anche il trasporto ferroviario e lelettricità
in passato hanno aumentato la produttività. Nessuna di queste
innovazioni, tuttavia, ha eliminato i cicli economici. Nel predire
il futuro, la tendenza più comune è quella di estrapolare
dal presente. Per mia esperienza personale, e a giudicare dalla
storia della finanza, questa abitudine porta quasi fatalmente a
trarre conclusioni sbagliate sulle probabilità di eventi
futuri. Se le cose sono andate bene, ci si aspetta, quasi per una
questione di legge naturale, che continuino ad andare bene. Ma,
se si traggono conclusioni così affrettate, cresce la probabilità
che le conseguenze siano al contrario funeste e inaspettate. Vorrei
analizzare brevemente tre diversi rischi sottovalutati che potrebbero
minacciare lintero sistema finanziario.
Il primo. A soli due anni dallattenuazione della crisi asiatica
il timore di potenziali crisi future sembra essere svanito. Pur
se confortante, questo atteggiamento è fuorviante, poiché
la causa principale di quello sconvolgimento finanziario non è
stata rimossa. Ritengo infatti che la crisi finanziaria asiatica
non fu soltanto provocata da particolari condizioni politiche e
dallincapacità strutturale di sviluppare i Paesi coinvolti
ma, in egual misura, dagli eccessivi afflussi di capitale provenienti
dai Paesi industrializzati. Le istituzioni finanziarie occidentali
hanno sottovalutato i rischi e hanno dato eccessivo peso ai fattori
positivi, cercando di realizzare i massimi profitti nei periodi
di crescita.
Questo errore, a sua volta, rispecchia uninsita tendenza agli
eccessi che si verifica nei mercati per natura stessa della psiche
umana e per paura e avidità un errore che si è
manifestato ripetutamente negli ultimi decenni e in tutta la storia
finanziaria. Le probabilità che in futuro si verifichi una
grave crisi, simile a quella scoppiata in Asia poco più di
tre anni fa, sono elevate, anche se nel sistema finanziario globale
di oggi non cè modo di dire quando questo potrà
accadere e a che cosa dovrà essere imputato. Non credo che
investitori e politici stiano dando a questa eventualità
la dovuta importanza.
Questo mi porta direttamente al secondo timore. Sebbene le nuove
tecnologie informatiche siano sicuramente rivoluzionarie e consentiranno
un notevole aumento della produttività, potrebbero anche
generare una sopravvalutazione dei titoli azionari e diffondere
la presunzione di essere immuni da dissesti economici e di mercato
futuri.
La storia economica abbonda di grandi progressi che hanno incrementato
notevolmente la produttività, ad esempio il trasporto ferroviario,
lavvento dellelettricità e la produzione di massa.
Nessuna di queste innovazioni, tuttavia, ha eliminato i cicli economici,
e tutte hanno generato un ottimismo eccessivo che ha portato a disordini
e a correzioni dolorose.
Oggi, negli Stati Uniti, il grande afflusso di capitali, che finanzia
il deficit delle partite correnti, leccesso di crescita interna
rispetto alla crescita della produzione, la bassa propensione al
risparmio e gli alti livelli di capitalizzazione del mercato azionario
rispetto agli standard storici potrebbero (non sono, ma potrebbero)
essere degli eccessi che rispecchiano una reazione abnorme ai reali
punti di forza delleconomia statunitense, inclusa la crescita
della produttività riconducibile alle nuove tecnologie. Se
sono degli eccessi dovranno ridimensionarsi, gradualmente o bruscamente,
e questo ridimensionamento potrebbe costituire un punto debole dei
mercati finanziari globali.
Tutto ciò mi porta al terzo timore: la convinzione che le
nuove tecnologie trasformeranno i servizi finanziari. Questo potrebbe
essere vero per quello che riguarda linterfaccia con i clienti
e con i costi, ma nulla di ciò che si farà nel sistema
bancario, nelle istituzioni finanziarie o nei mercati potrà
in alcun modo ridurre la tendenza innata agli eccessi. Il pericolo
potrebbe essere addirittura maggiore, data linterazione e
la comunicazione quasi istantanea con qualsiasi parte del mondo,
la maggior velocità con la quale si conducono le transazioni
e la crescita esponenziale di complicati strumenti derivativi resa
possibile dalle nuove tecnologie. Inoltre, le stesse nuove tecnologie,
migliorando la trasparenza a favore del cliente e creando un mercato
più competitivo, aumentano la produttività ma, per
la stessa logica riducono i margini di profitto. Questo effetto
potrebbe a sua volta aumentare la tendenza a perseguire profitti
più elevati mediante lassunzione di rischi maggiori.
Il successo dei servizi finanziari continuerà a dipendere,
a mio parere, da capacità e competenze tradizionali: analisi
del credito, gestione del rischio, senso commerciale, eccellente
servizio al cliente, e via dicendo. Tut-tavia la tendenza potrebbe
essere quella di spostare lattenzione dalle classiche competenze
alle nuove tecnologie, anche nelle organizzazioni tradizionali,
che ritengo domineranno i servizi finanziari su Internet.
Per ridurre al minimo linstabilità del sistema globale
e per creare un ambiente economico in cui i mercati allochino le
proprie attività in modo efficace, i politici dovranno trovare
leve migliori per far sì che chi detiene il potere decisionale
agisca con disciplina ed eviti gli eccessi. Inoltre, i politici
dovrebbero proporre dei limiti allindebitamento massimo, includendo
lesposizione rappresentata da titoli derivativi che incorporano
un indebitamento implicito.
In questo modo, quando si verificheranno degli eccessi, come credo
sia inevitabile, questi saranno più limitati, e il danno
che deriverà dalla loro correzione sarà meno doloroso.
Disposizioni sui capitali minimi, sui margini e altri tipi di informazioni
pubbliche servono esattamente a questo scopo. Cè necessità
di una maggiore circolazione di queste pratiche. Questa esigenza
diventa sempre più urgente a mano a mano che crescono lentità
dei flussi, la velocità di interazione, le emissioni di strumenti
derivativi, e a mano a mano che il credito viene esteso ad aree
geografiche più rischiose rispetto a quelle dellultimo
decennio.
In breve, in questanno dinizio secolo-millennio e negli
anni futuri dovremmo ricordare che le innovazioni, per quanto grande
possa essere il loro impatto, non cambiano la natura umana e non
eliminano la necessità di analisi equilibrate dei rischi-benefìci.
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