Marzo 2001

PREVISIONI

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Europa locomotiva
Domenico Marchesi  
 
 

 

 

 

 

Europa come
locomotiva
di se stessa
e dell’economia
occidentale;
Italia al traino,
sì, ma con crescente forza autonoma in grado di sprigionare nuove energie.

 

Alcune settimane fa, il premio Nobel Paul Samuelson, consigliere economico di cinque presidenti degli Stati Uniti, tutti democratici, ha rilasciato una lunga dichiarazione sullo stato dell’economia che vale la pena di riassumere, almeno per le parti che ci riguardano più da vicino: il futuro dell’Euro-pa, con alcuni importanti cenni sull’Italia. Vale la pena di leggerla attentamente – dicevamo – perché anticipa e chiarisce molte cose.

Che cosa sostiene Samuelson? Se si ferma l’America, avverte l’economista, si bloccano anche l’intera America Latina e il Canada; nel continente asiatico, il Giappone è già in fase di recessione: il suo Prodotto interno lordo non cresce ormai da troppi mesi; la Borsa di Tokyo si è come sgonfiata, ed essendo i tassi di interesse vicini allo zero, il rimedio classico della loro riduzione è pressoché impossibile; dunque, non resta che tagliare ancora le tasse. Nell’attesa, il Fondo monetario internazionale riduce ulteriormente le previsioni della crescita globale nipponica per quest’anno.
Tra tutte, prevede il premio Nobel, le prospettive europee sono certamente le migliori. Il Vecchio Continente, anche se di un soffio, ha già superato una volta la crescita americana nel corso del Duemila, e nulla impedisce che i dati attualmente in elaborazione confermino che la stessa cosa si verifichi nel primo trimestre di quest’anno. Le banche di Parigi e di Berlino – nota Samuelson – stanno acquistando fette del sistema bancario americano, che negli anni scorsi si è troppo esposto per finanziare la robusta ripresa statunitense che oggi, invece, sta rallentando.

E ancora. Nella Vecchia Europa, sia la Germania, sia, più timidamente, l’Italia («Siete uno dei Paesi dell’Unione europea che ha più bisogno di liberalizzare il mercato del lavoro e ridurre le spese sociali») hanno scelto la strada delle riforme e dello snellimento del sistema: e questo non può che far bene a tutti. Se anche a seguito di questa ritrovata vitalità molti capitali si trasferiranno dagli Stati Uniti all’Europa, fenomeno che in effetti si è già avviato, l’economia avrà la possibilità di un’ulteriore espansione.

La crescita mondiale

Lo sviluppo economico mondiale nelle stime del Fmi (dati %)

 
2000
2001
Mondo
4,7
4,2
Stati Uniti
5,2
3,2
Giappone
1,4
1,8
Canada
4,4
2,7
Zona Euro
3,4
3,4
UE
3,3
3,2
Germania
2,8
3,3
Francia
3,5
3,5
ITALIA
3,1
3,0
Spagna
4,1
3,5
Regno Unito
3,1
2,8
America Latina
4,2
4,5
Brasile
4,0
4,5
Asia
6,7
6,6
Cina
7,5
7,3
India
6,9
6,4
Russia
7,0
4,0
Africa
3,5
4,4

In ultima analisi, ribadisce il professore del Mit di Boston, è molto probabile che – salvo colpi di scena che nessuno è in grado di escludere – «Eurolandia non sarà più la cugina povera dei ricchissimi Stati Uniti d’America».
E inoltre. Il rapporto tra dollaro ed euro sta già cambiando a favore della moneta unica europea. «Non mi sorprenderei», ha affermato a sorpresa Samuelson, «se nel 2001 dollaro ed euro sfiorassero la parità sui mercati. Ma se fossi europeo», corregge subito dopo il premio Nobel, «non mi monterei la testa: il rapporto tra le due monete non è una gara sportiva, le monete salgono e scendono, e un eccessivo apprezzamento dell’euro danneggerebbe le esportazioni del sistema industriale del Bel Paese, dove la disoccupazione incomincia finalmente a calare, mentre i consumi non crescono a sufficienza».

Come va l’Italia

Previsioni 2001 a confronto. Variazioni percentuali

EC
FMI
OCSE
CER
CSC
PROMETEIA
CONSENSUS
IRS
ISAE
PIL
2,7
2,8
3,1
2,7
2,8
2,6
2,8
3,1
2,6
Importazioni
7,6
6,1
7,5
6,7
8,3
8,0
n.d.
8,3
8,4
Esportazioni
6,6
6,4
9,5
6,3
7,4
7,7
n.d.
7,4
6,8
Domanda interna
3,7
2,7
2,4
2,7
3,0
2,6
n.d.
3,3
3,0
Consumi delle fam.
2,3
2,5
2,2
2,2
2,6
2,2
2,5
2,6
2,6
Deflatore del Pil
2,1
1,6
2,2
2,9
2,2
2,2
n.d.
n.d.
2,2
Prezzi alla prod.
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
1,9
2,3
1,2
2,4
Prezzi al consumo
1,9*
1,6
2,3**
1,4
2,0
2,5
2,0
2,1
2,3

* Indice armonizzato
** Deflatore dei consumi privati

Infine, testualmente: «La maggioranza di noi economisti crede ancora che l’economia americana rallenterà, ma non si fermerà, parla di una crescita del 2,5 per cento nel 2001. Nella mia esperienza, però, la recessione può sopraggiungere prima di quanto sia possibile pensare. Ricordo il 1959: dopo anni di boom, esplose la cosiddetta recessione di Eisenhower, il presidente repubblicano di allora. A causa sua, nel ‘60 l’America elesse il presidente democratico John Kennedy. Greenspan era allora un giovane operatore di Wall Street: fu tra i pochissimi che seppero anticipare e proteggere i capitali dei propri clienti». Insomma, Stati Uniti sull’orlo ma non dentro la recessione, almeno per ora; sistema Europa alla vigilia di un possibile nuovo sorpasso; moneta unica europea che avanza, avvicinandosi alla parità col dollaro. Europa come locomotiva di se stessa, intanto, e dell’economia occidentale per lo meno in partnership con gli Stati Uniti, e l’Italia al traino, sì, ma con crescente forza autonoma in grado di sprigionare nuove energie e, soprattutto, nuove sinergie: il che non guasta, in un Paese che ha la regione in via di sviluppo più vasta del Vecchio Continente.

   
   
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