Esiste una sottocultura della disciplina economica
che mira a dimostrare teoremi molto generali ricorrendo alla matematica
avanzata; questa sottocultura è, ironicamente, di origine
francese.
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La globalizzazione ha finito per coinvolgere il mondo economico
universitario. Il rombo lontano degli scontri sulla scienza economica
proveniente dalla Francia ha naturalmente intrigato la mia curiosità.
Leggendo la petizione presentata dagli studenti della Scuola Normale
Superiore, la mia reazione è stata duplice. Prima di tutto,
la mia conoscenza del francese, sebbene sommaria, si è dimostrata
sufficiente per comprendere quel che costoro dicevano. Concordavo
con lessenza delle loro tesi, sebbene contenesse alcuni giudizi
erronei che avrei voluto poter controbattere. In secondo luogo,
ho constatato che la controversia insorta tra universitari era di
natura diversa. Il discorso si era fatto opaco e pressoché
incomprensibile. La retorica non serviva tanto a sostenere gli studenti
nella loro richiesta di un insegnamento migliore, quanto ad alimentare
un dibattito dottrinale, se non ideologico.
Sulla questione dellinsegnamento delleconomia: a mio
avviso, la teoria economica non è abbastanza profonda da
giustificare un insegnamento fine a se stesso, come, per esempio,
larte per larte. Leconomia è
una disciplina applicata. E interessante perché aiuta
a capire, forse a risolvere, i problemi concreti con i quali si
confrontano le nostre economie. Gli studenti hanno bisogno di imparare
come trovare e migliorare gli strumenti analitici necessari per
comprendere questo o quel fatto, oppure un insieme di fatti. Debbono
acquisire queste capacità fin dallinizio dei loro studi
per trovare interesse nelleconomia; e alla fine debbono padroneggiarla,
poiché è soltanto mettendola in pratica che la maggior
parte di loro eserciterà la professione.
Se è vero, come pretendono gli studenti, che la componente
empirica delleconomia è in pratica assente nellinsegnamento,
allora i loro professori non fanno bene il proprio mestiere. Se
agli studenti francesi si insegna leconomia come se si trattasse
di una disciplina astratta, assiomatica, o come se questa consistesse
nellapplicazione ripetitiva di una sola tecnica di analisi
elaborata, allora gli studenti hanno ragione di protestare.
Schierarsi a favore o contro luso della matematica non è
pertinente, come ammettono gli studenti. Leconomia applicata
consiste in una serie di modelli vale a dire di rappresentazioni
semplificate dalla realtà adattabili a contesti differenti.
La maggior parte di questi modelli sono costruiti mediante termini
matematici. Quando si cerca di analizzare una situazione relativamente
complessa, le cui caratteristiche principali sono numeriche (prezzo,
quantità prodotte, tasso di interesse, impiego, grado di
disuguaglianza...), e ci si sforza di rispettare le regole della
logica, allora, inevitabilmente, la matematica diventa uno strumento
indispensabile. Orbene, quella richiesta in economia è una
matematica abbastanza elementare, che non presenta particolari difficoltà
per la maggioranza degli studenti che la imparano oppure la utilizzano.
Esiste una sottocultura della disciplina economica che mira a dimostrare
teoremi molto generali ricorrendo alla matematica avanzata; questa
sottocultura, che raggruppa, di fatto, una piccola minoranza di
economisti, è, ironicamente, di origine soprattutto francese!
Le lamentele a proposito della matematizzazione delleconomia
rappresentano sia una reazione esagerata di fronte a questo gruppo
minoritario sia un attacco mascherato contro qualcosaltro.
Gli studenti dichiarano anche, in maniera confusa e con deboli argomentazioni,
la loro convinzione di avere a che fare soltanto con leconomia
neoclassica, dalla quale sono esclusi altri approcci
di analisi dei problemi economici. E proprio questo, naturalmente,
che alimenta la polemica tra i più anziani! A questo proposito
vale la pena fare una precisazione. Do per acquisito che la teoria
neoclassica si fonda su un insieme particolare di ipotesi di base.
Le più importanti sono state spesso: che le famiglie e le
aziende sono agenti razionali che nel lungo periodo ottimizzano
un obiettivo perfettamente definito; che utilizzano correttamente
linformazione per definire i loro comportamenti e formare
le previsioni; che i prezzi e i salari sono sufficientemente flessibili
perché i mercati dei beni e del lavoro trovino rapidamente
il loro equilibrio, in modo che la maggior parte delle osservazioni
si registrano intorno a questultimo; che la maggior parte
dei mercati conosce una concorrenza quasi perfetta. Non menziono
qui i modelli con agente rappresentativo, poiché
questo approccio non appartiene alla tradizione neoclassica e non
è accettato dalla maggior parte di quelli che si dichiarano
neoclassici.
Ciascuna di queste ipotesi ha portata empirica contestabile e viene
rimessa in causa dai sostenitori dellapproccio neoclassico!
In realtà, la ricerca teorica contemporanea si dedica ad
elaborare le conseguenze derivanti dai mercati incompleti, dalla
concorrenza imperfetta, dai prezzi rigidi, dalle asimmetrie dinformazione,
dagli obiettivi non convenzionali e dai comportamenti privi di equilibrio.
E in questi settori che le conquiste procurano reputazione
scientifica. Ignoro se gli studenti abbiano coscienza di questo.
Quanto ai loro professori, dovrebbero esserne consapevoli.
Queste ipotesi hanno acquisito lo status di ipotesi standard proprio
per la loro praticità e facilità duso. Talvolta
consentono di ottenere risultati utili. Lasciarle andare risulta
difficile e implica molto spesso il ricorso ad espressioni teoriche
più complicate. Recentemente, tuttavia, sono stati fatti
sensibili progressi e si sa ormai come fare a meno di certe ipotesi
tradizionali. Ignoro che anche gli studenti sappiano ciò.
Probabilmente sono convinti che un approccio totalmente diverso
risolverebbe i problemi più difficili in modo più
rapido ed elegante. Qualunque tentativo in questa direzione sarebbe
il benvenuto. Tuttavia, per essere seriamente preso in considerazione,
ogni approccio alternativo deve sottostare alle regole della logica,
rispettare i fatti e dare prova di parsimonia. Detto chiaramente,
un buon modello deve essere in grado di spiegare un gran numero
di fatti facendo ricorso ad un numero limitato di ipotesi. Supporre
che gli oggetti tendano a cadere non significa far progredire la
teoria della gravità! Credo che nessun approccio alternativo
abbia fino ad oggi soddisfatto questi criteri. Ci si può
meravigliare che i detrattori delleconomia neoclassica non
abbiano formulato con maggior precisione ipotesi alternative che
avrebbero potuto provare empiricamente con le migliori tecniche
quantitative disponibili.
Sulla questione della dominanza neoclassica: per quale ragione
la scienza economica americana è così predominante
nel mondo? Non credo che ciò abbia niente a che vedere con
legemonia culturale e politica americana. Suggerirei, piuttosto,
due altre spiegazioni, una evidente, laltra probabile. La
prima sta nel fatto che gli Stati Uniti formano e mantengono un
gran numero di economisti. Il meglio della produzione di 20.000
economisti dovrebbe di regola superare il meglio della produzione
di 5.000 economisti (e il peggio della produzione sarà peggio...).
Una questione ben più interessante è capire perché
piccoli Paesi, come la Svezia e i Paesi Bassi, siano riusciti ad
avere un ruolo così sproporzionato in economia!
La seconda ragione deriva dal fatto che il sistema universitario
americano è molto eterogeneo. Ha università grandi
e piccole, pubbliche e private, buone e cattive, dedicate alla ricerca
e al football. Si fanno una concorrenza selvaggia per reclutare
i migliori studenti e i migliori professori. A tale scopo, cercano
di favorire stretti contatti tra gli studenti migliori e i loro
professori, per arrivare a progetti di ricerca comuni. Il sistema
di riconoscimento accademico favorisce più il merito che
la gerarchia. Criteri oggettivi come le pubblicazioni sulle grandi
riviste internazionali e limpatto che ne deriva sono privilegiati
in tutte le valutazioni (questo può a volte divenire ridicolo,
ma costituisce unefficace protezione contro il nepotismo).
E probabile che un simile sistema generi più idee e
ricerca avanzata di quanto non avvenga nei sistemi alternativi presenti
in altri Paesi.
Ognuno vorrebbe vedere soddisfatti i bisogni reali degli studenti,
senza per questo sacrificare il necessario rigore. Questo può
essere certamente fatto.
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