A mano a mano
che si ampliavano
gli orizzonti,
si allungava
simultaneamente
il viaggio di Ulisse.
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Mistero del viaggio di Ulisse, simbolo della sete umana di conoscenza.
Possibile, se non svelarlo, almeno interpretarlo correttamente?
Già due secoli prima della nascita di Cristo il letterato
e scienziato greco Eratostene scoraggiava chiunque volesse seguire
le rotte dellOdissea: queste si potranno conoscere veramente
sosteneva soltanto quando si sarà trovato il
sellaio che ha cucito loltre dei venti di Eolo!
Duemila e duecento anni dopo è un archeologo (e scrittore
finissimo) italiano, Valerio Massimo Manfredi, gran conoscitore
e divulgatore dellantichità classica, a temperare gli
entusiasmi di chi volesse intraprendere un suggestivo viaggio per
mare, usando come portolano i testi omerici. Senza ombra di dubbio,
navigherà nei luoghi più incantevoli del Mediterraneo.
Ma altrettanto indubbiamente non potrà mettersi sulla scia
originaria di Ulisse. Non per niente parliamo di mistero dei luoghi.
Mentre la geografia dellIliade, infatti, a parte il grande
nodo di Troia, è sufficientemente riconoscibile, tantè
che la maggior parte dei luoghi citati in questo poema è
stata individuata con sicurezza dai grandi archeologi vissuti tra
la fine dellOttocento e i primi decenni del Novecento, lambientazione
originaria dellOdissea è stata cancellata. Nel senso
che è andata perduta quando i poemi omerici, fino ad allora
tramandati oralmente, sono stati messi per iscritto, tra il IX e
lVIII secolo prima di Cristo, in coincidenza con il grande
movimento migratorio della colonizzazione verso Occidente. In altri
termini, gli emigranti portarono con sé la tradizione, la
cultura, i miti e le leggende della madrepatria, cancellando e riprogrammando
litinerario e le avventure di Ulisse e dei suoi uomini in
base alla loro esperienza e al loro nuovo teatro.
Unipotesi verosimile è questa: cè stata
unOdissea primitiva, che si può supporre ambientata
tra lEgeo settentrionale e il Mar Nero, passando per gli Stretti
che separano i continenti europeo ed asiatico, e giungendo fino
alle fasce costiere poi occupate dai quartieri di Trebisonda. Ma
è bene chiarire una circostanza: chi volesse seguire questo
percorso, deve necessariamente sapere che sta ripercorrendo litinerario
dei marinai e dei coloni eubei, i quali hanno incubato, assorbito
e infine diffuso il mito dellOdisseo. Non è un caso,
secondo Manfredi, che nessuna ambientazione sia sulla costa ionica,
dove notoriamente dominavano gli achei.
Il mito, insomma, si è trasferito dallOriente allOccidente,
giungendo fino alla fascia marina tirrenica: ha navigato insieme
con le vele degli uomini che seguivano questa rotta colonizzatrice.
A mano a mano che si ampliavano gli orizzonti, si allungava simultaneamente
il viaggio di Ulisse. Quando i Calcidiesi arrivarono a Gibilterra,
si spostarono fin lì i confini del mondo toccati dalleroe
omerico. Estremo, affascinante approdo della tortuosa rotta per
Itaca, legato allespansione romana, sarà addirittura
(nelle pagine di Procopio) lOceano della Bretagna.
E ancora: per gli amanti del mare, le possibilità di sognare
in compagnia di Ulisse e di immaginare le sue straordinarie avventure
sembrano destinate ad ampliarsi. Tra la prima Odissea
e quella sulla quale tutti abbiamo fantasticato, non soltanto in
gioventù, eccone spuntare una adriatica, che
si snoderebbe tra le coste meridionali dellItalia e quelle
centro-settentrionali della Balcania! Studi in proposito sono in
corso, varie ipotesi di lavoro attendono conferma dallarcheologia.
Fra i reticoli del mistero cè sempre posto per tutto
e per tutti. In particolare, cè largomento centrale
del ruolo dellisola di Eubea, svolto nellottavo secolo
prima di Cristo, con la funzione di ponte ideale tra la Grecia occidentale
e la Ionia. Tutti i problemi restano aperti.
Sappiamo che Iliade e Odissea sono un grande corpus letterario attribuito
ad Omero. Ma di questo autore, che la tradizione vuole cieco, poeta-cantore
in giro per lEllade a raccontare di guerre e di viaggi, non
si sa praticamente nulla: né dove sia nato (molte città,
non soltanto greche, ma anche dellAsia Minore, si contendono
la nascita), né quando sia vissuto. Nessuna lapide marmorea
sigilla il suo sepolcro. Nessun cenno biografico ci è stato
tramandato. Anche se i più ormai concordano sul fatto che
i due poemi abbiano una loro specificità, una struttura letteraria
originale e autonoma, sia pure nel solco della grande tradizione
achea, gli specialisti di omeristica discutono ancora se Omero li
abbia scritti entrambi, oppure se gli autori siano due. Di certo,
(ma sarebbe meglio usare laggettivo probabile),
lIliade sembra precedere lOdissea di mezzo secolo almeno,
e la loro creazione sarebbe da datare tra lVIII e il VII secolo
prima di Cristo. Si trattò molto probabilmente di testi cantati
e recitati a memoria, e la loro oralità continuò a
lungo, anche dopo la codificazione scritta, risalente, secondo gli
studiosi, intorno al VI secolo a.C. Ma non manca chi giuri che la
scrittura sia precedente, e che i due poemi nascano scritti.
Non è questa la sede per riaprire, o continuare, la questione
omerica. Ma da quando un geniale autodidatta col senso dellarcheologia
e insieme degli affari, Heinrich Schliemann, scoprì tra il
1872 e il 1873 le rovine dellantica Troia (Ilio) e cominciò
a riportare alla luce del sole la città e i tesori (dall
oro di Priamo ai gioielli della bella Elena), mito letterario
e realtà storica si sono uniti indissolubilmente, alimentandosi
reciprocamente e contribuendo ad allargare gli ambiti della cultura
mediterranea.
La cultura omerica, infatti, rappresenta e gli studi di comparatistica
lo hanno già dimostrato il crogiolo di unarea
vastissima che comprende la Grecia, le aree costiere del Mar Mediterraneo
e le diverse civiltà fiorite nel Vicino Oriente. In particolare,
i rapporti fra civiltà dellEllade e culture orientali
(e i risultati degli ultimi scavi archeologici segnatamente nellarea
di Troia) fanno acquistare al poeta cieco una lungimiranza che ne
perpetua leterna giovinezza e ne garantisce una fresca attualità.
Tradusse Giacomo Leopardi:
Luom dal saggio avvisar cantami, o Diva,
che con diverso error, poi che la sacra
Ilio distrusse, le città di molti
popoli vide ed i costumi apprese.
In suo core egli pur di molti affanni
nel pelago soffrì, mentre cercava
a sé la vita, ed ai compagni suoi
comperare il ritorno...
Una delle numerose, possibili ricostruzioni del meraviglioso viaggio
narrato nellOdissea:
fine della guerra di Troia, distrutta grazie al grimaldello
del cavallo escogitato da Ulisse, e ritorno in patria degli eroi
achei, con varie e anche drammatiche vicissitudini;
Ulisse e i suoi compagni si spingono su una rotta settentrionale,
approdando in Tracia, nel Paese dei Ciconi;
lOdisseo riprende il mare, con una lunghissima rotta
che, passando a suda della Grecia, lo porta nel cuore del Mediterraneo,
facendolo approdare in Libia, nel Paese dei Lotofagi;
nuova tappa, nella terra dei Ciclopi, identificata nellarea
dei Macigni di Aci Trezza, in Sicilia;
dalla Sicilia orientale a quella occidentale, nelle Isole
Egadi, regno di Eolo, re dei venti;
ideale passaggio a nord-ovest, nella Terra dei
Lestrigoni, tra Corsica e Sardegna, nelle Bocche di Bonifacio;
ritorno ad Oriente, nel regno della Maga Circe, situato a
Capo Circeo, con lunga permanenza;
rotta verso sud, e sosta ai Campi Flegrei, con discesa nellAde,
mondo dei morti;
ripresa del mare, rotta ancora verso sud, in direzione dellIsola
delle Sirene, identificata in Capri;
sempre a sud, questa volta tra lItalia continentale
e la Sicilia, tra i terribili vortici di Scilla e Cariddi;
prora a occidente, per la grande avventura verso i mari sconosciuti,
e approdo nel Regno di Calipso, nellIsola di Perejil, nello
Stretto di Gibilterra, terra-limite delle favolose Colonne dErcole;
il viaggio marino più lungo, che riattraversa lintero
Mediterraneo, passa a sud della Sicilia, risale lo Jonio e tocca
finalmente una terra amica, lIsola dei Feaci, popolo stanziato
a Kerkyra, odierna Corfù;
lultimo balzo, questa volta decisamente verso sud,
per lapprodo finale in Itaca, dove consuma la vendetta nei
confronti dei Proci e si fa riconoscere dapprima da Telemaco e in
seguito da Penelope.
E la conclusione della più splendida esperienza umana
del mondo classico.
Si conclude il ciclo omerico. Cala il sipario su un
ventennio che ha visto scorrere il sangue sotto le mura della nobile
Ilio, fuggire Enea con i suoi, padre compreso, rendere schiavi uomini
e donne, aprire la via ai ritorni (i nostòi) degli
eroi greci, partire Ulisse alla scoperta del mondo (e di se stesso)
su emblematiche rotte mediterranee, lungo le direttrici che saranno
percorse dai colonizzatori di Magna Grecia (Megàle Ellàs)
e di Sicilia, fermarsi dopo lultima lotta fra le sicure mura
domestiche, fra gli affetti familiari, per una serena, saggia vecchiaia.
Omero uno o due? Uno oppure due poeti, o addirittura raccolta, cucitura
di testi orali, diffusi tra le genti e soprattutto creati da anonimi
e numerosi e differenti poeti epici popolari? E ha importanza tutto
questo? Dalle profondità dellEllade ci giungono gli
echi della più grande poesia mediterranea dellantichità,
della sua superba bellezza, della sua inimitabile forza creatrice,
della sua formidabile freschezza evocativa. Racchiudono, questi
versi, le radici della nostra cultura e della nostra civiltà.
La questione omerica tenterà ancora (sempre)
di sciogliere nodi storici o daltra natura e matrice culturale:
a noi basta Omero, cieco per non vedere confini, quando canta i
versi delle sue epopee.
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