C'è poi il ritornello che da noi si evade
perchè le aliquote sono alte;
e le aliquote sono alte perchè vi sono troppi evasori.
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Le cronache del 4 settembre 1870 narrano che appena sbloccata Porta
Pia i propagandisti del nuovo corso si sparsero per Roma gridando:
«Sono arrivati gli italiani e non si pagano più le
tasse!». Cè anche una versione secondo la quale
non dissero «gli italiani», ma i «piemontesi».
Ma poco importa. Così pure è meglio sorvolare sul
fatto che parecchi cittadini non rispettavano fino allora gli obblighi
tributari in una silenziosa protesta per la ritardata unità
nazionale; gli stessi dora in avanti avrebbero continuato
ad evadere, mettendo solo a pretesto la solidarietà verso
il Papa disarcionato.
Mi è tornato alla mente questo episodio leggendo le infuocate
prose che si incrociano per esaltare le drastiche riduzioni di aliquote
decise dal governo tedesco e per dileggiare lannuncio nostrano
di una graduale discesa possibile al ritmo delluno per cento
annuo. Chi come me è ultraottantenne non può sentirsi
troppo sgravato, ma il quesito è più generale: anzi,
i quesiti.
Prima di tutto vi è la considerazione del momento che, anche
se con un certo anticipo, viene definito elettorale.
Tutto quello che si dice o non si dice è pertanto di particolare
delicatezza. Una buona regola degasperiana era quella di promettere
sempre un po meno di quel che si è sicuri di poter
mantenere. Faceva lesempio, anche se rischiava di essere impertinente,
dei venditori ambulanti.
Chi va una volta tanto in un mercato può anche vendere fumo,
ma se si conta di tornarci regolarmente occorre stare molto attenti
a quel che si vende.
Cè poi il ritornello che da noi si evade perché
le aliquote sono alte; e le aliquote sono alte perché vi
sono troppi evasori. Il meccanismo di verifiche incrociate ha portato
lungo gli anni ad un discreto recupero di imposizione. Al riguardo
sono sorpreso per il preannuncio della soppressione di strumenti
accertativi, come le ricevute fiscali e le registrazioni di cassa,
che sia pur lentamente hanno dato buoni risultati. Se è per
simmetria europea non si dovrebbe agire per così dire a spicchi.
Dovrebbe spingersi maggiormente la tendenza ad una totale armonizzazione
tributaria tra i Paesi dellUnione. Il che, tra laltro,
sarebbe logico anche a difesa delle distorsioni della concorrenza.
Ricordo, poi, che per unimposta (lIva) che è
essenziale per il bilancio comune dellUnione, già esistono
regole uniche e parziali controlli esterni.
Oggi, a parte lincidenza generale, vi sono picchi interni
di crescita di entrate che esulano dal successo nella caccia agli
evasori; vedi i contratti di Borsa e limposta sui giuochi.
Tornando alle aliquote, nessuno credo pensa più al sistema
proporzionale, ma quando la curva del progressivo arriva troppo
in alto, latteggiamento difensivo del cittadino (persona o
società) è spontaneo: e va oltre un calcolo di effettiva
sopportabilità. Si aggiunga che altri Paesi anche a noi molto
vicini cercano di attrarre investimenti proprio con la moderazione
delle aliquote. I trasferimenti avvenuti dal Nord Est non sono rilevantissimi,
ma esistono.
Un tema importante, anche se di difficile gestione, è quello
delle detrazioni. Vi è al riguardo una forte diffidenza
per il timore dei trucchi , ma in alcuni Paesi (in testa gli
Stati Uniti dAmerica) imperniano su questo un elemento formidabile
di spinta economica.
Morale della favola. Non illuderei la gente con promesse di un incisivo
alleggerimento a breve termine. Le decisioni del Governo Schroeder
sono in verità impressionanti. Ma bisogna considerare le
differenze oggettive tra le due Nazioni ed anche attendere i loro
risultati. Esistono però, con effetto sicuramente positivo,
i vincoli di bilancio imposti dalla moneta unica. Sono rose che
non potevano non fiorire.
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