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Cerano
baroni, cavalieri, popolo, clero, a Clérmont, quando Papa
Urbano II bandì la Tre-gua di Dio, che in seguito sarebbe
stata chiamata Prima Crociata. Il suo discorso non ci è giunto
nel testo originale, ma in quello tramandatoci da Robert Le Moine,
cronista francese dellepoca:
«Popolo dei Franchi, popolo doltre i monti, popolo
come riluce in molte delle vostre azioni eletto ed amato
da Dio, distinto da tutte le nazioni sia per il sito del vostro
paese che per losservanza della fede cattolica e per lonore
prestato alla Santa Chiesa, a voi si rivolge il nostro discorso
e la nostra esortazione.
Vogliamo che voi sappiate quale lugubre motivo ci abbia condotto
nelle vostre terre, quale necessità vostra e di tutti i fedeli
ci abbia qui attratti. Da Gerusalemme e da Costantinopoli è
pervenuta e più di una volta è giunta a noi una dolorosa
notizia: i Persiani *, gente tanto diversa da noi, popolo
affatto alieno da Dio, ha invaso le terre di quei cristiani, le
ha devastate col ferro, con la rapina e col fuoco e ne ha in parte
condotti prigionieri gli abitanti nel proprio paese, parte ne ha
uccisi con miserevole strage, e le chiese di Dio o ha distrutte
dalle fondamenta o ha adibite al culto della propria religione [...].
Il regno dei Greci è stato da loro già tanto gravemente
colpito e alienato dalle sue consuetudini [...]. A chi dunque incombe
lonere di trarne vendetta e di riconquistarlo, se non a voi,
cui più che a tutte le altre genti Dio concesse insigne gloria
nelle armi, grandezza danimo, agilità di membra, potenza
dumiliare sino in fondo coloro che vi resistono?
Vi muovano, e incitino gli animi vostri ad azioni virili, le gesta
dei vostri antenati, la probità e la grandezza del vostro
re Carlo Magno e di Ludovico suo figlio e degli altri vostri sovrani
che distrussero i regni dei pagani e ad essi allargarono i confini
della Chiesa. Soprattutto vi sproni il Santo Sepolcro del Signore
Salvatore nostro, chè in mano duna gente immonda,
e i Luoghi Santi, che ora sono da essa vergognosamente posseduti
[...]. Non vi trattenga il pensiero di alcuna proprietà,
nessuna cura delle cose domestiche, ché questa terra che
voi abitate, serrata dogni parte dal mare o da gioghi montani,
è fatta angusta dalla vostra moltitudine, né è
esuberante di ricchezza e appena somministra di che vivere a chi
la coltiva. Perciò vi offendete e vi osteggiate a vicenda,
vi fate guerra e tanto spesso vi uccidete tra voi. Cessino dunque
i vostri odii clandestini, tacciano le contese, si plachino le guerre
e si acquieti ogni dissenso ed ogni inimicizia. Prendete la via
del Santo Sepolcro, strappate quella terra a quella gente scellerata
e sottomettetela a voi: essa da Dio fu data in possessione ai figli
di Israele; come dice la Scrittura, in essa scorrono latte e miele...».
Tutti i cronisti sottolineano le atrocità commesse dai crociati
dopo la presa di Gerusalemme. Raimondo dAgyle sostiene che
nel portico e nel tempio di Salomone «si cavalcava nel sangue
fino ai ginocchi del cavaliere e alla briglia del cavallo».
Bernardo Tesorario afferma che i cristiani «trucidarono con
le spade tutti i nemici che incontravano», non risparmiando
donne e fanciulli. Un cronista anonimo, citato da Le Goff, riferisce
che i cristiani «presero a correre per tutta la città
impadronendosi delloro, dellargento, dei cavalli, dei
muli, e saccheggiando le case, che traboccavano di ricchezze. Poi,
felici, piangendo di gioia, si recarono ad adorare il Sepolcro di
Gesù nostro Salvatore... Il mattino seguente salirono sul
tetto del tempio, attaccarono i saraceni, uomini e donne, e sguainate
le spade li decapitarono. Alcuni si gettarono dallalto del
tempio, e questa vista riempì dindignazione Tancredi
dAltavilla».
Più contenuta la narrazione dello storico arabo delle crociate
Ibn al-Athìr: «Contro Gerusalemme mossero dunque i
Franchi dopo il loro vano assedio di Acri, e giunti che furono la
cinsero dassedio per oltre quaranta giorni... La presero dalla
parte di settentrione, il mattino del venerdì 22 schbàn2
[...]. La popolazione fu passata a fil di spada, e i Franchi stettero
per una settimana nella terra menando strage di Musulmani...».
Ma in tema di atrocità i Turchi non furono di meno. Dopo
la riconquista di Gerusalemme (1187) da parte del grande Salah ed-Din
(il feroce Saladino delle celebri figurine della Perugina),
Sultano peraltro fra i più illuminati della Sublime Porta,
e forse il più liberale e magnanimo, i Turchi esultano mentre
compiono la strage (portata a conclusione da guerrieri, ma anche
da devoti e asceti) dei Templari e degli Ospitalieri. Narra Ibn
al-Athìr: «Il Sultano era assiso con lieto viso [...],
le truppe stavano schierate, gli emiri diritti in doppia fila. Ci
fu chi fendette e tagliò netto, e ne fu ringraziato; e chi
si ricusò e fallì, e fu scusato; e chi fece ridere
di sé, e altri prese il suo posto. Vidi lì chi sghignazzava
e ammazzava, chi diceva e faceva: quante promesse adempì,
quante lodi acquistò, e premi perpetui si assicurò
col sangue fatto versare, e opere pie si aggiudicò con un
collo da lui troncato! Quante lame tinse di sangue, quante lance
bandì e miscredenze uccise per dar vita allIslàm,
e politeismi distrusse per edificare il Monoteismo!».
Tregue di Dio, spedizioni di soccorso, crociate insomma, o i pellegrinaggi
armati, come erano anche definiti i passaggi ad Oriente,
chi avvantaggiarono? Certo, acuirono le rivalità fra Greci
e Latini (ortodossi e cattolico-romani), e, in seguito, ma in gran
parte fomentate dalla storiografia europea, resero insanabili le
rotture cristiano-islamiche. Scienza e cultura avevano seguito altre
vie: fronti di contatto profondi erano stati consolidati in Spagna,
in Sicilia, nel Maghreb che faceva capo allAfrica rivierasca
occidentale e nel Mashreq che faceva capo a Bisanzio, ad Alessandria,
a Tripoli dOriente. La vicenda storica di Federico di Svevia,
della sua pacifica presa di Gerusalemme, della sua cultura
latino-greco-araba, (che ricorda tanto da vicino lattività
culturale che si sviluppava nella università
di San Nicola di Càsole), ne è una testimonianza clamorosa.
Una tesi storica vuole che quelli delle crociate siano stati considerati
dalla storiografia araba episodi marginali, minori. E che il jihad,
la guerra santa, sia prodotto di tarda età, nelle
sue manifestazioni anticristiane e antiebraiche. In realtà,
a Costantinopoli come a Damasco o a Baghdàd, le comunità
religiose convivevano senza problemi, gli eterodossi essendo soggetti
tuttal più al pagamento di una lieve tassa, comè
testimoniato da storici arabi coevi. Altrettanto vero è che
lobiettivo predicato da Urbano II o Innocenzo III, indicato
nella riconquista dei Luoghi Santi, al di là delle deviazioni
poi denunciate dagli stessi pontefici, si inquadrava nel contesto
naturale, per i tempi che correvano, della dialettica
delle armi, cui si faceva ricorso per espansione imperiale e per
conseguente allargamento del potenziale raggio commerciale, con
tutto quel che ne derivava.
Sta di fatto, che ancora oggi si discute accanitamente, con opposte
ragioni, sulle cause e sulle conseguenze delle crociate. E ancor
più accanitamente sulla persistenza di sensi di colpa
da parte dellEuropa, e sullaccusa delle aggressioni
subìte dal mondo turco-arabo nove secoli fa. Ma chi ha avviato
la querelle?
Lo scrittore cattolico Vittorio Messori non ha dubbi: dopo due secoli
di propaganda incessante, la leggenda nera costruita
dagli illuministi come arma della guerra psicologica contro la Chiesa
di Roma ha finito per istillare una cattiva coscienza
nellintellighentia cattolica e nellimmaginario collettivo.
Infatti, è nel Settecento europeo che, completando lopera
della Riforma, si stabilisce «il rosario, divenuto canonico,
delle infamie romane». Per quanto riguarda le
crociate, gli anticattolici ne inventarono persino il nome: alla
pari, del resto, dellespressione Medio Evo, escogitato
dalla storiografia illuminista per indicare la parentesi di
buio, ma anche di fanatismo, tra gli splendori dellAntichità
e quelli del Rinascimento. Scrive Messori: «Sta di fatto che
coloro i quali, novecento anni fa, presero dassalto Gerusalemme,
si sarebbero assai stupiti se qualcuno gli avesse detto che davano
così compimento a ciò che sarebbe stata chiamata prima
crociata. Quello, per loro, era iter, peregrinatio,
succursus, passagium. Quegli stessi pellegrini
armati sarebbero rimasti ancor più sorpresi, qualora
avessero previsto che gli sarebbe stata attribuita lintenzione
di convertire gli infedeli o di assicurare sbocchi commerciali
allOccidente o di creare colonie europee in Medio
Oriente...».
Sostiene lo storico che chiunque abbia rispetto per il lavoro di
indagine e ricerca, sa che questo va tenuto al riparo dal moralismo,
soprattutto va protetto dalle vulgate di parte. Eppure, «se
proprio volessimo metterci su questo piano insidioso, cè
una domanda che dovremmo porci: nel quadro più che millenario
di rapprti tra Cristianità e Islàm, chi fu laggredito
e chi laggressore? Quando, nel 638, il Califfo Omar conquista
Gerusalemme, questa da ormai più di tre secoli è cristiana.
Poco dopo, i seguaci del Profeta invadono e distruggono le gloriose
chiese prima dellEgitto e poi di tutto il Nordafrica, portando
allestinzione del Cristianesimo nei luoghi che avevano avuto
vescovi come SantAgostino. Tocca poi alla Spagna, alla Sicilia,
alla Grecia, a quella che verrà chiamata Turchia, e dove
le comunità fondate da San Paolo stesso diventano cumuli
di rovine. Nel 1453, dopo sette secoli dassalto, capitola
ed è islamizzata la stessa Costantinopoli, la seconda Roma.
Il rullo islamico risale la Balcania, come per miracolo è
fermato e costretto ad arretrare da sotto le mura di Vienna. Intanto,
sino addirittura al XIX secolo, tutto il Mediterraneo e tutte le
coste dei Paesi cristiani che vi si affacciano sono riserva
di carne umana: navi e Paesi sono assaliti dagli incursori islamici,
che se ne tornano nei covi maghrebini carichi di bottino, di donne
e di ragazzi per il piacere sessuale dei ricchi e di schiavi da
far morire di fatiche o da far riscattare a caro prezzo da Mercedari
e Trinitari. Si esecri, giustamente, il massacro a Gerusalemme nel
1099, ma non si dimentichi Maometto II nel 1480 a Otranto, semplice
esempio di un corteo sanguinoso di sofferenze».
E ancora oggi, incalzano i revisionisti, quale Paese musulmano riconosce
ad altri cittadini che non siano i propri i diritti civili o la
libertà di culto? Chi si indigna del genocidio degli armeni
ieri e dei sudanesi cristiani oggi? Il mondo, secondo i devoti del
Corano, non è tuttora diviso in territorio dellIslàm
e in territorio della guerra, tutti i luoghi, cioè,
non ancora musulmani, ma che devono diventarlo, in un modo o nellaltro,
vale a dire con lacculturazione o con il jihad? Allora: chi
deve chiedere scusa, o perdono, a chi?
Amin Maalouf è uno scrittore libanese di sangue arabo e di
fede cristiana, che dal 76 vive a Parigi. Ha, dunque, quattro
identità, che nei suoi romanzi e nei suoi saggi, premiati
col Goncourt, col Médècis, col Nonino, propongono
unarmoniosa fusione delle varie culture e radici. Queste,
scrive Maalouf a proposito delle crociate, si possono raccontare
analizzandone le origini o le conseguenze, riflettendo sul loro
significato simbolico per gli occidentali o per gli arabi contemporanei,
e dibattendo sul fatto se abbiano favorito gli scambi fra civiltà
o se li abbiano ostacolati. Ma avere la pretesa di dire oggi chi
aveva ragione, chi aveva torto, che cosa bisognava fare o non fare,
condannare gli uni, perdonare gli altri, tracciare dopo tanti secoli
una linea di demarcazione tra quello che è bene e quello
che è male, è quanto meno illusorio, se non proprio
ridicolo. Perché, a questa stregua, si potrebbe pretendere
anche di fare il processo a Bruto e di consegnare a un tribunale
internazionale tutti i documenti sulla guerra di Troia. Il che potrebbe
essere plausibile, non fosse per il fatto che laggravante
crociate è uno degli strumenti propagandistici con
i quali i musulmani continuano a tenere in stato di sudditanza psicologica
gli europei, quelli almeno legati alla Riforma o di più fragile
(o volatile) intelligenza cattolica.
Più corretto il discorso seguente: «Qualche anno fa,
ho fatto delle ricerche sulle crociate e sono stato colpito da una
cosa. Negli scritti di alcuni autori moderni ritorna con insistenza
una critica che ancora oggi ci capita di sentire ogni volta che
si parla di quegli avvenimenti: moltissimi crociati ci viene
detto partivano col pretesto di liberare il Sepolcro di Cristo,
mentre in realtà aspiravano soprattutto a spartirsi delle
terre e ad accumulare delle fortune.
Addentrandomi, però, nella lettura dei racconti dellepoca,
mi sono reso conto che coloro i quali partivano per lOriente
animati soltanto dalla loro fede erano in genere dei bruti sanguinari
che massacravano, consapevolmente, tutti quelli che incontravano
sul loro cammino; mentre gli opportunisti, che volevano
accaparrarsi dei principati, si comportavano in modo più
astuto, parlavano con le genti del luogo cercando di comprenderne
la mentalità, di blandirli, di conquistarli alla loro causa;
qualche volta addirittura imparavano la loro lingua e si mettevano
un turbante in testa. A cosa serve, allora, questa contrapposizione
fra crociati sinceri, animati dalla fede, e falsi crociati? Dove
stava allora il bene e dove stava il male? Nella pietà e
nella devozione, o, piuttosto, nellopportunismo e nellinteresse
commerciale?».
Mentre laria era squarciata dai colpi della colossale bombarda
realizzata da un ingegnere ungherese e già le teste dariete
dei soldati turchi cozzavano contro le porte di bronzo, di rame
e dargento di Santa Sofia, il patriarca e il clero scomparvero
dietro le grandi lastre di marmo della basilica. Ritorneranno, un
giorno, quando la statua di Costantino, ora invisibile, si manifesterà
di nuovo al sommo della Colonna Bruciata e la città che porta
il suo nome sarà ritornata cristiana. Dal 1453 la Cristianità
dOriente si nutre di questattesa: dal giorno in cui
Maometto II prese la città.
Niente è più lontano dallo spirito delle crociate
della fede ortodossa, che invita alla contemplazione e al rapimento,
non allazione, neanche quando (cioè quasi sempre) si
ritiene in stato dassedio da parte della Cattolicità
romana. Anche per questo Costantinopoli ha rinunciato al titolo
di «seconda Roma», passando il testimone alla «terza
Roma», Mosca. Del resto, motivi di rancore storico verso lOccidente
non sono mancati neanche in questo contesto. Dal 1204 al 1261 i
crociati avevano occupato Costantinopoli, violando i santuari ortodossi
con i loro culti latini; nel 1439 lunione con la Chiesa latina
era stata vissuta come unimposizione; dopo il 1453, solo i
principi rumeni si erano battuti contro i turchi, nessuno si era
mosso dallOccidente in difesa della comunità cristiana.
E anche oggi, i bombardamenti in Serbia e in Kosovo sono stati visti
dagli ortodossi come un attacco alla loro autonomia religiosa.
Il duplice risultato di tutta questa lunga vicenda: in campo ortodosso,
unevoluzione del mondo bizantino dopo Bisanzio, secondo la
felice espressione del rumeno Nicolas Jorga, è stato il cementarsi
di etnia e religione; in quello musulmano, il saldarsi in unità
teocratiche di precetti religiosi e leggi dello Stato, in un rapporto
indissolubile nella vita quotidiana di tutti.
Difficile che cattolici romani e russo-o-greco-ortodossi possano
entrare in conflitto al di là delle diatribe religiose. Inquietante,
invece, il confronto Cristianesimo-Islàm. Cè
chi profetizza la crociata planetaria, la Grande Guerra di Religione,
da fine del mondo. Un miliardo di uomini contro un miliardo di uomini.
Chi darà un nome alla tragica follia malinconica
di chi tirerà il primo colpo?
I quarantamila
giorni
1071-86. Dopo la battaglia di
Manzikert, i Turchi avanzano in Asia Minore, in Siria e in
Palestina. Nel 1086 strappano Gerusalemme ai califfi fatimidi.
I pellegrinaggi cristiani ai Luoghi Santi, sino allora tollerati,
divengono impossibili.
1095. Concilio di Clermont. Urbano II bandisce la Tregua di
Dio e una grande spedizione di tutta la Cristianità
contro lIslam.
I Crociata
1096. Trecentomila crociati giungono
presso Costantinopoli. Limperatore Alessio, dubitando
della loro lealtà, ne ottiene un giuramento di vassallaggio.
1097. I crociati assediano Nicea, che tratta la resa. Limperatore
vi fa entrare un suo esercito e chiude ai crociati le porte
della città.
1098. Un crociato borgognone, il nobile Baldovino, conquista
Edessa.
1099. Cade in mano crociata Gerusalemme (che con Tripoli,
Antiochia ed Edessa sarà uno dei centri dei dominii
feudali cristiani).
II Crociata
1144. Lemiro di Mossul riconquista
Edessa.
1147. Spedizione crociata di soccorso. Temendo la violenza
dei crociati, limperatore di Bisanzio si allea col sultano
selgiuchide di Iconio. I crociati assediano inutilmente Damasco.
I turchi si rafforzano in Siria e in Mesopotamia.
III Crociata
1187. I turchi riconquistano Gerusalemme
e assediano i principati cristiani di Siria.
1189. Spedizione cristiana di soccorso: partecipano alla crociata
Federico I Barbarossa; Filippo Augusto, re di Francia; Riccardo
Cuor di Leone, re dInghilterra. I crociati conquistano
Cipro.
IV Crociata
1202. Innocenzo III indice la crociata
che sarà però deviata contro limpero bizantino.
1204. I crociati espugnano e saccheggiano Bisanzio e fondano
lImpero Latino dOriente (1204-1261).
Impero Latino dOriente
Baldovino di Fiandra ne chiese la corona,
con i cinque ottavi di Costantinopoli. Il marchese di Monferrato
fu re di Salonicco, con la Macedonia e parte della Tessaglia.
Il conte di Blois ebbe il ducato di Nicea. LAcaia venne
spartita in ducati e principati. I veneziani ebbero il Corno
dOro, fondachi a Costantino-poli, stazioni e porti nellEpiro,
nello Ionio, nellArcipelago e nellisola di Creta.
I bizantini si ritirarono in gran parte in Oriente, in misura
minore in Occidente dellImpero latino.
«La spinta della crociata, molla
iniziale delle avventure oltremare, si intiepidì nei
porti dellAdriatico e del Tirreno [...]. Apparve chiaro
a tutti i mercanti, ormai, che il saccheggio a mano armata
rendeva meno delle operazioni pacificamente condotte con gli
infedeli».
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* Così il papa chiama i Turchi, altrove definiti
infedeli. Il discorso è tratto dalla Historia
Hierosolymi-tana del Le Moine.
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