Un atteggiamento
di cautela
nei confronti delle
facili promesse
dei profeti della nuova economia sembra dobbligo.
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La nuova economia si allarga dagli Stati Uniti allEuropa?
E che cosa devono fare le Banche centrali di fronte al boom delle
tecnologie informatiche e a quello conseguente dei mercati borsistici?
Le domande di fondo sui fattori che hanno determinato lespansione
delleconomia americana negli ultimi anni sembrano diventare
attuali anche nel Vecchio Continente. Con conseguenze per la politica
monetaria, che, secondo quanto alcuni cominciano a suggerire, dovrebbe
diventare più flessibile per aiutare, o per lo meno per non
ostacolare, la nascita di una nuova era che promette facili aumenti
produttivi e di occupazione senza inflazione, sulle ali delle tecnologie
informatiche.
I convertiti alla cyber-economia indicano tre vie attraverso cui
la diffusione dellinformatica nei processi produttivi muta
i legami fra crescita, occupazione, produttività e inflazione,
che costituiscono anche la bussola che guida le Banche
centrali.
Primo: la riduzione dei prezzi dei computer incide direttamente
sul tasso dinflazione. Leconomista americano Robert
Gordon ha calcolato che negli Stati Uniti, tenendo conto del peso
dei computer nel prodotto lordo (circa 1%) e assumendo una riduzione
dei loro prezzi uguale a quella osservata negli ultimi anni (circa
il 40% allanno), leffetto annuo negativo sullinflazione
è attorno al mezzo punto percentuale. Poiché nellEuropa
degli Undici il peso dei computer nellIndice armonizzato dei
prezzi al consumo è circa la metà, leffetto
è minore, ma non trascurabile.
Secondo: linformatica accresce lefficienza dei processi
produttivi, estendendo i guadagni di produttività dai settori
che producono computer a quelli che li usano. E di qualche
mese fa soltanto la notizia che Ford e la General Motors si apprestano
a trasferire le loro catene di acquisizione e di distribuzione su
Internet. E impensabile che trasformazioni simili avvengano
senza attese fondate di forti guadagni di efficienza.
Ma quanto vale questo effetto nel complesso delleconomia?
Questione controversa: Gordon lo ritiene fino a questo momento trascurabile,
poiché tutto laumento di produttività nelleconomia
americana negli ultimi quattro anni è spiegato da altre cause.
«Vediamo i computer dappertutto, tranne che nelle statistiche
della produttività», ha sostenuto il Premio Nobel Robert
Solow. Ma le statistiche, dicono i convertiti, possono
essere ingannevoli e gli effetti di grandi innovazioni tecnologiche
sono registrati solo con ritardo: esperienze storiche forniscono
qualche sostegno a questa tesi.
Terzo: il mercato globale che viaggia su Internet aumenta
la concorrenza e abbassa i prezzi, contribuendo anchesso,
almeno temporaneamente, al calo del tasso dinflazione.
In America, la Federal Reserve ha tenuto in questi anni un atteggiamento
molto cauto, del tutto coerente con la difficoltà nel definire
contorni e implicazioni di questo fenomeno. Nel 1994, alla vigilia
di unaccelerazione produttiva che avrebbe abbassato il tasso
di disoccupazione fino al 4%, ha alzato i tassi dinteresse.
La politica monetaria statunitense è divenuta negli ultimi
tempi più restrittiva, mentre lespansione tecnologica
ed economica prendeva impeto in un contesto di prezzi stabili. Recentemente,
la Federal Reserve ha mostrato di condividere alcuni degli argomenti
a favore della nuova economia, ma il corso della sua
politica non è mutato: ha aumentato recentemente i propri
tassi di interesse e i mercati scontano altri aumenti questanno.
Quali lezioni per lEuropa? Lesempio americano è
utile, ma bisogna tener presenti le diverse condizioni che esistono
soprattutto nellEuropa continentale. La diffusione dei mezzi
informatici e la loro presenza nei processi produttivi sono meno
avanzate: i guadagni di efficienza promessi dalla nuova economia,
se esistono, sono di là da venire. Negli ultimi anni la produttività
negli Stati Uniti ha mostrato una netta accelerazione, mentre lEuropa
non ha saputo o potuto tenere il passo.
Ma al di là di questi movimenti recenti, che potrebbero benissimo
essere ciclici e temporanei, la differenza fondamentale è
che in Europa i guadagni di produttività degli ultimi dieci
anni hanno coinciso non con un calo, ma con ulteriori aumenti della
disoccupazione. Analisi ed esperienze dimostrano la potenzialità
che, in questo campo, hanno le riforme di struttura nel mercato
del lavoro, (mobilità; flessibilità contrattuale;
informazione; formazione professionale), riforme che le innovazioni
informatiche possono favorire ma non determinare, e senza le quali
la ripresa in corso e la stessa nuova economia non possono
tradursi in crescita stabile della produttività e delloccupazione.
In Europa, la politica monetaria è stata negli ultimi anni
più espansiva di quella americana. Ma lelemento che
probabilmente più conta, anche qui, è lintroduzione
della nuova moneta. Leuro non è Internet, ma da certi
punti di vista svolge la stessa funzione: rende più chiari
i prezzi, stimola la concorrenza, sollecita riforme strutturali.
Per le imprese, come per le istituzioni finanziarie, il metro monetario
unico accresce lefficacia del mercato, creando condizioni
per accrescere e per migliorare lofferta di beni e servizi.
In conclusione, un atteggiamento di cautela nei confronti delle
facili promesse dei profeti della nuova economia sembra
dobbligo. I rischi che una politica monetaria orientata a
mantenere stabilità nei prezzi possa frenare linnovazione
tecnologica e la sua diffusione nei processi produttivi sembrano
decisamente trascurabili.
Reali appaiono, invece, i rischi in senso opposto: che una politica
monetaria che sconti futuri e incerti incrementi di produttività
possa portare, soprattutto in un continente che non ha ancora completato
i processi di aggiustamento strutturale e fiscale, a tensioni difficili
poi da riassorbire. Il messaggio che perviene dagli Stati Uniti
dAmerica è proprio questo: la nuova economia,
se esiste, nasce e vive bene allombra di una Banca centrale
anti-inflazionistica. Ed è questo linput più
rilevante e di maggiore spessore che gli Undici devono accogliere.
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