Punto e a capo




Mikhail Gorbaciov



Incontrandosi, sei mesi fa, i presidenti russo e americano, ciascuno a modo suo, erano in grande difficoltà. Qualcuno li ha definiti anatre zoppe. Tuttavia quel summit si è tenuto, e io ritengo che sia stato giusto tenerlo: è stato un segno di responsabilità. Il dialogo non doveva subire un'interruzione, soprattuto in tempi come questi. Sfortunatamente non ha prodotto buoni risultati, e questo è stato un vero peccato.
La ragione del mancato successo è chiara come il sole: nessuno dei due presidenti è stato capace di fare una radicale autocritica. Infatti è evidente a tutto il mondo che l'uno e l'altro hanno non poche responsabilità per la situazione creatasi in Russia. All'Occidente e al presidente americano piaceva un presidente russo che l'avrebbe fatta finita con il comunismo e con l'Unione Sovietica. Il presidente russo si aspettava una cascata d'oro in cambio delle sue riforme, oltre che un ferreo appoggio politico. L'Occidente e il presidente americano dicevano di appoggiare le riforme democratiche in direzione del mercato. In realtà, come abbiamo visto, si trattava di riforme democratiche abbastanza sospette e, con riferimento al mercato, abbiamo visto che si trattava di una piramide di carta.
Dubito che i due presidenti non ne avessero coscienza. Probabilmente pensavano che ci avrebbero guadagnato in ogni caso. Poi si sono accorti che le Borse di tutto il mondo hanno subìto pesanti contraccolpi, non soltanto dalla crisi russa, ma anche da essa. E c'è nel mondo occidentale chi pensa che sia giunto il momento di levare le tende: chi ha guadagnato con i suoi guadagni, chi ha perduto con il suo portafogli vuoto, perché - pensano - non è più possibile fidarsi della Russia. Costoro dovrebbero al contrario guardarsi allo specchio e fare un esame di coscienza, perché hanno ritenuto di poter trattare la Russia come una donna da marciapiede, in questo aiutati dai dirigenti russi che hanno varato a suo tempo la cosiddetta terapia-choc.
Al contrario, altri ritengono - e tra questi mi sembra che ci sia anche il presidente americano - che la Russia non debba essere abbandonata a se stessa. Saggio orientamento, anche se sopraggiunge un po' tardi, dopo insistenti pressioni perché la Russia si imbarcasse su una strada che l'avrebbe portata al collasso. La paura che la Russia precipiti nel caos è motivata. Ma ancora oggi non si è capito del tutto che cosa sia accaduto e perché siamo arrivati a questo punto.
In ogni caso, è da qui che è necessario ripartire, capendo che è interesse dell'Occidente cooperare con la Russia. Prima o poi, e con ogni probabilità prima, in Russia dovrà affermarsi una nuova leadership, alla quale non sarà possibile imporre ricette, ma con la quale sarà necessario discutere con rispetto, accettando che faccia scelte corrispondenti agli interessi nazionali russi, senza necessariamente violare le "regole del gioco del mercato" e gli stessi impegni presi.
Bisogna capire che i Gorbaciov, i Clinton, gli Eltsin vanno e vengono sulla scena del mondo, ma i popoli russo, americano, francese, italiano restano, con la loro storia, con i loro costumi, con i loro pregi e con i loro difetti. Sono tutte cose insopprimibili. Mi rendo conto che allo stato delle cose è difficile parlare di un rapporto paritetico con una Russia flagellata dal disastro economico e morale, ma questi sette anni trascorsi dimostrano che gli Stati Uniti non possono fare errore peggiore che quello di approfittare della propria posizione di unica superpotenza. Il prossimo secolo non sarà più un "secolo americano", per fortuna di tutti, americani compresi. Non è azzardato affermare che l'attuale disastro russo è anche un effetto di quel modo di pensare.
Ma oggi la situazione è diventata insostenibile. Per la seconda volta in poco più di sei anni i russi hanno visto dimezzarsi il loro reddito. Siamo di fronte a una crisi politica, di regime, siamo nel pieno di un'agonia. Oramai c'è un abisso tra la gente e uno strato sottile di oligarchi che la governa. La sfiducia coinvolge tutti. In queste condizioni nessuna combinazione, nessun tentativo di aggiustare le cose con intrighi di corridoio potrà salvare la situazione. Se si ha paura del nuovo, la crisi russa verrà risolta dalla piazza. L'alternativa è il caos.
Non è vero che non esistano uomini capaci, in grado di rimettere ordine senza rovesciare la democrazia e senza abbandonare la linea riformatrice. Esiste già un ampio schieramento di centro, esiste già un "nuovo centro" che respinge sia il liberismo radicale sia il comunismo ortodosso. Ci sono le condizioni perché esso prenda forma politicamente. E' un centro che ha anche i suoi leader: i Luzhkov, gli Stroev, gli Javlinskij, oltre a numerosi governatori. E si tratta di un movimento che ha una base sociale vasta e forte: non ancora un ceto medio, quale lo si concepisce nei Paesi occidentali, ma una forza cospicua in grado di attrarre importanti settori della società, in grado di mettere insieme organismi di potere che, basandosi sulla fiducia e sul sostegno delle masse popolari, potranno far uscire la Russia dalla grandissima crisi che l'attanaglia.


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