PURA SINFONIA




Sergio Bello



E siamo dunque a Haydn. Dopo di che, non resterebbero che due "pilastri": Mozart e Beethoven. Ma questo sarebbe un altro, e più complesso, discorso. Sta di fatto che, per quanto sinteticamente condotta, una storia della sinfonia, dalla nascita al suo punto supremo, cioè Beethoven, non si racchiude che in un solo secolo: un arco di tempo davvero breve, eppure intenso, creativo come forse per nessun altro genere musicale.
Giustamente è stato notato che la tardività della nascita, derivata soprattutto dal grado di povertà cui era giunta la musica strumentale, ha avuto cause che si potrebbero definire "d'ambiente". Anche quando la cultura della musica strumentale si era affermata e largamente diffusa - in Germania in modo particolare - Mattheson, nella sua Critica musica (edita ad Amburgo nel 1825), scriveva ancora: "Io non sono partigiano delle lunghe Sinfonie, quantunque i buoni compositori, per i quali la musica strumentale ha tante attrattive, sembrino compiacersi nelle lunghezze facendo in pratica eco a Jean-Jacques Rousseau, il quale, verso la fine del secolo, aveva sentenziato: "La musica puramente armonica è ben poca cosa; per piacere costantemente e per prevenire la noia, essa deve elevarsi al rango delle arti imitative; ma la sua imitazione non è sempre immediata come quella della pittura. La parola è il mezzo con il quale la musica determina più frequentemente l'oggetto di cui essa ci offre l'immagine, ed è con i suoni toccanti della voce umana che questa immagine sveglia in fondo al cuore il sentimento che essa vi deve produrre. Chi non sente quanto la pura Sinfonia, nella quale non si cerca che di far brillare lo strumento, è ben lungi dall'avere questa energia ... ".
Oggi - pur venerando ancora il Dictionnaire de Musique del Rousseau - si sorride con indulgenza di fronte a questa affermazione, ma non c'è chi non veda in essa lo specchio di quanto si pensava allora e di quanto sia stato assioma indiscutibile per i più, anche molti anni dopo la morte di Beethoven.
Appena nata, la Sinfonia germogliò subito e fiorì rapidamente; dai primi steli, dai primi accenni di vita dati dai precursori, si venne in men che si dica all'albero vigoroso, al sinfonista completo, e dunque a Haydn. "E molti - sottolinea Colombani - dimenticarono perciò la fase primitiva, (meno appariscente, ma probabilmente più importante), supponendo che la Sinfonia sia stata il risultato del genio d'un sol uomo e facendola uscire dalla testa di Haydn bell'e formata, come era balzata un giorno Minerva dal cervello di Giove".
Le opere di quegli autori, dei quali ci siamo limitati ad accennare i nomi, per quanto più o meno primordiali nella forma e talvolta troppo semplici nella sostanza, non vanno sicuramente dimenticate. La loro importanza non deve per nulla sembrare minore per l'oblio in cui sono cadute, dopo il confronto con le opere dei tre colossi che le hanno seguite. L'età del ferro non è meno utile né meno apprezzabile di quella dell'oro.
Haydn compose la sua prima Sinfonia nel 1759, ed essa parve tanto incantevole al principe Antonio Esterhazy, che l'autore ebbe in regalo un gran numero di doni ricchissimi e il titolo di secondo maestro di Cappella. L'anno successivo, morto il principe Antonio, il principe Nicola divenne il protettore e l'amico di Haydn, dal quale non si staccò mai più, e che circondò di intelligente amorevolezza fino alla sua morte, sopravvenuta nel 1790. In questo periodo furono composte quasi tutte le successive centodiciassette Sinfonie (un'ottantina soltanto delle quali è giunta fino a noi), che fruttarono a Haydn la gloria e alla Sinfonia la fortuna di essere decisamente apprezzata come una delle più nobili forme dell'arte musicale.
Colombani sostiene che una Sinfonia di Haydn si può sempre paragonare al discorso di un eccelso oratore, oppure alla costruzione di un sapiente architetto, ma forse mai all'opera di un poeta. "Dell'arte oratoria, come dell'architettura, la Sinfonia di Haydn ha le doti principali: l'equilibrio, la simmetria, la moderazione, la chiarezza, l'eleganza. Trovato un bel tema, lo sa porgere o adornare così da produrre il massimo godimento a chi ascolta, la più grande compiacenza a chi lo esamina. Ma di rado la sua creazione trova l'origine nel campo della fantasia o del sentimento". Vale a dire: non turba mai i nostri sensi; li "solletica invece sempre", li accarezza, li culla, con una costante serenità melodica. Ha tutte le dolcezze dell'affetto, dell'amore, del piacere, ma non conosce - o non intende conoscere - gli slanci della passione, le alte esigenze dello spirito. Dunque: quella di Haydn è la "musica pura", che consiste nell'arte di inventare un tema fecondo, di analizzarlo e di comporre con le sue varie parti un unicum logico e completo.
Gli stessi titoli che talora portano il testa alcune sue Sinfonie non hanno nemmeno nell'intenzione dell'autore il fine di far assumere alla musica un significato "speciale", (forse ad eccezione della "Militare" e della "Turca"): sono bizzarrie di un talento, di un ingegno che si compiaceva di interrompere la selva delle note con qualche vocabolo. Tanto ciò è vero -dice il Carpani - che il confondere il tempo di una Sinfonia con quello omogeneo di un'altra è facilissimo, "come del pari non parrebbe del tutto condannabile chi si divertisse a suonare, dopo l'adagio della Sedicesima - per esempio -il minuetto della Sessantaduesima Sinfonia".
Ma non si deve per questo credere a Wagner o allo Schuré, secondo i quali la Sinfonia in generale di Haydn non è che la danza popolare armonizzata: "Voila ce que Haydn avait vu dans son enfance, voila ce qu'il exprime, ce qu'il varie et ce qu'il raffine dans ses symphonies, mais sans aller au dela".
Per nulla. La Sinfonia di Haydn non è così spoglia di pensiero, e una prova ne può essere la preferenza che l'autore dà al tono maggiore, a quello cioè cui per il brio e la stabilità corrispondeva la sua anima serena, soddisfatta e senza preoccupazioni, l'anima grande e pacata che ci ha fatto conoscere - soprattutto con le sue Sinfonie, appunto - tutte le gioie dell'innocenza, tutta la grazia dei giochi della fanciullezza, e, insieme, tutto il fascino dei sogni dorati.

(4 -Fine)


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