CONVEGNI
BPP
"Sono certo che l'Euro sarà accolto dalle piccole e medie
aziende del Mezzogiorno non come una minaccia per il loro futuro, ma
come irripetibile opportunità da cogliere appieno".
Con queste parole il presidente della Banca, dr. Raffaele Caroli Casavola,
ha salutato i partecipanti al convegno "Euro: vincoli e opportunità
per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno", organizzato dal
nostro Istituto e tenutosi in Lecce giovedì 14 maggio presso
Hotel Tiziano.
Nel suo intervento il presidente ha ricordato anche quanto la Popolare
Pugliese sta facendo per affrontare la fase di transizione verso la
moneta unica. All'interno della Azienda, formazione del personale, revisione
tecnologica e organizzativa.
All'esterno, attività di comunicazione indirizzata prevalentemente
alle piccole e medie imprese e ai privati, che, stando ai risultati
di una recente indagine, avvertono un forte bisogno di informazione
e di consulenza.
Sono poi seguiti gli interventi dei due relatori del convegno: il prof.
Adalberto Alberici, docente di Tecnica bancaria all'Università
degli Studi di Genova e presidente del Network Bancario Italiano, e
il dr. Giuseppe Verna, vice presidente della Commissione Nazionale per
i Principi Contabili.
ASSEMBLEA DEI SOCI
Il 18 aprile si è riunita l'assemblea dei Soci della Banca,
che ha approvato il bilancio al 31 dicembre 1997.
L'esercizio - chiusosi con un utile netto di L. 12,422 miliardi, oltre
3.150 miliardi di massa amministrata e 3.000 miliardi di attivo fruttifero
-è stato caratterizzato sia da un'intensa attività organizzativa
sia da un forte impulso operativo, con la "rivisitazione"
e l'arricchimento della gamma dei prodotti e dei servizi offerti alle
aziende e alle famiglie.
L'organico aziendale a fine '97 era di 795 unità (39 in part-time),
di cui 4 dirigenti e 91 funzionari.
Va rimarcato anche l'aumento dei proventi da servizi (+29,430/I) e
la diminuzione delle spese per il personale (-3,545%).
Il dividendo assegnato è di L. 350.
E' proseguita l'espansione territoriale della Banca, che conta oggi
su 62 sportelli, con l'apertura delle Filiali di Mesagne (Br) e, a
gennaio '98, di Martina Franca (Ta). Sono stati inoltre trasferiti
in nuove e più accoglienti sedi gli uffici delle Filiali di
Taviano e di Tricase (Le).
L'Assemblea ha nominato due nuovi Consiglieri, il dr. Rocco Esposito
e l'avv. Vitantonio Vinci, e riconfermato nella carica di Amministratore
il geom. Armando De Donno, il dr. Ubaldo De Simone e il sig. Cosimo
Damiano Romano.
Il direttore,
Vito Primiceri, sul ruolo degli istituti di credito locali nell'era
della globalizzazione.
LA POPOLARE
PRONTA ALLE SFIDE
Lino De Matteis
"Globalizzazione",
"euro", "global-players": sono parole che cominciano
a diventare sempre più familiari e che ci fanno, se non capire
fino in fondo, almeno intuire la portata delle trasformazioni che
esse sottendono e gli scenari futuri nei quali saranno chiamati a
muoversi le società in cui viviamo, le aziende in cui lavoriamo,
gli stati ai quali apparteniamo.
Se queste sono le nuove frontiere del domani, che senso ha, dr. Vito
Primiceri, parlare ancora di banche locali?
"La sua domanda
è anche la mia e le confesso che non riesco a dare una risposta
in termini di certezza, ma solo di propbabilità. Penso che
nessuna banca italiana possa affermare di essere pronta a competere
da protagonista vincente in quello scenario da lei tratteggiato, che
si caratterizzerà per le grandi e tumultuose trasformazioni
che interesseranno non solo i mercati, ma anche le culture, la vita
e le civiltà di miliardi di persone".
Vuol dire con
questo che nessuna banca italiana è in grado, oggi come oggi,
di affrontare con strumenti adeguati il processo di globalizzazione
dell'economia?
"Ritengo
di no, tant'è che si parla sempre con maggiore insistenza di
possibili aggregazioni fra grandi banche nazionali o di intese fra
queste e gruppi stranieri.
Le altre banche, dopo aver scelto negli anni scorsi quasi esclusivamente
la strada delle fusioni e delle incorporazioni sono chiamate a percorrere
anche altri itinerari alternativi, quali consorzi, aggregazioni, ecc.
Insomma, se è vero che tutte le banche italiane dovranno affrontare
gli stessi problemi di fondo, non tutte risponderanno allo stesso
modo.
Ma vorrei ricordare a questo punto il lungo ed articolato percorso
compiuto dal sistema bancario italiano nel corso degli ultimi 20 anni:
dalla banca intesa come istituzione dedita esclusivamente al;la raccolta
ed all'impiego del denaro si è passati, anche sotto la spinta
della progressiva liberalizzazione, alla banca vista come impresa,
come azienda, cioè, chiamata ad operare in un mercato sempre
più competitivo ed evoluto.
Sappiamo, però, che domani tutto questo non sarà sufficiente
e pertanto le banche sono chiamate sin da oggi a riconsiderare la
loro posizione.
Le comunicazioni interattive, che annullano i confini del mercato,
la riduzione dei ricavi, che l'introduzione dell'Euro apporterà,
sono solo alcuni dei tenti problemi che sollecitano le banche a non
pensare solo in termini di miglioramento dei servizi e di contenimento
dei costi. Esse devono andare oltre a ripensare, come dicevo prima,
il loro modo di "essere" e di "fare banca" in
termini di strategia, organizzazione, gestione delle risorse umane,
servizi, comunicazione, flessibilità del rapporto di lavoro,
relazioni con la clientela, ecc.
Secondo gli esperti, le banche italiane sono chiamate a ristrutturarsi
per cercare di conseguire contemporaneamente due obiettivi: efficienza
e sviluppo.
Se questo vale per tutte le banche italiane, è ragionevole
ipotizzare che il sistema bancario si articolerà in due tronconi.
Da un lato le poche grandi banche nazionali, chiamate a colmare il
gap che le divide dagli altri (ancor più grandi) partners internazionali.
Esse, infatti, sono ancora troppo piccole per affrontare e vincere
la sfida competitiva sul mercato europeo, prima, e su quello globale,
poi.
Dall'altro, invece, ci sono tutte le nostre aziende di credito italiane,
la maggior parte delle quali opera in ambito regionale o interregionale.
Queste banche, se riusciranno ad elevare il loro livello qualitativo,
potranno continuare ad essere l'interlocutore privilegiato dell'operatore
locale. Ciò implica, però, un forte cambiamento in termini
di specializzazione professionale, che dovrà orientarsi sempre
più nella gestione del risparmio, alla finanza di impresa,
ai servizi".
Il progetto è
ambizioso. Ma lei, dr. Primiceri, crede veramente che con l'Euro,
prima, e con la globalizzazione poi, ci sarà ancora spazio
per queste piccole e medie aziende di credito fortemente radicate
sul territorio? Riusciranno a conservare la loro autonomia decisionale?
Sì ci credo
o, almeno, lo spero. Sino ad oggi abbiamo legato il presidio del territorio
alla fisicità dei nostri sportelli. Si tratta ora di dare una
connotazione differente a quel rapporto. Il futuro, infatti, ci impone
di trovare nuove modalità di radicamento sul territorio. Ed
in questa prospettiva molti guardano con interesse ad accordi con
altri operatori bancari e non, a nuove formule di collaborazione come
il franchising finanziario, a strumenti insomma che permetteranno
alle banche locali di conservare la propria autonomia, accrescendo
nel contempo la capacità di evoluzione che i nuovi tempi richiedono.
D'altronde quello che a lei appare come un progetto ambizioso in altri
paesi europei è già realtà: assieme ai grandi
colossi del credito coesistono banche a carattere regionale, che danno
camminare benissimo con le loro gambe.
Ovviamente l'ultima parola in questo senso spetta al mercato".
E così,
dr. Primiceri, che una banca locale, come la Banca Popolare Pugliese,
intende affrontare la sfida del mercato?
"Si noi della
"Popolare Pugliese", dopo aver superato i problemi connessi
alla fusione di tre anni fa, ci accingiamo a vivere una nuova e stimolante
fase di svilupppo.
E' una sfida che stiamo portando innanzitutto al nostro interno: abbiamo
dato corso ad una migliore definizione della nostra identità
aziendale, alla revisione della nostra struttura organizzativa, ad
una migliore razionalizzazione della rete periferica, alla gestione
integrata delle risorse umane. Sabato 28 marzo ci sarà una
convention di tutto il management della Banca che rifletterà
sul cammino compiuto, su quanto bisognerà fare e su come farlo
per non essere spiazzati dalla ristrutturazione del sistema bancario
e per dare nuovo smalto al ruolo attivo fin qui svolto sul territorio.
All'esterno l'azione della "Popolare Pugliese" si è
caratterizzata per l'attenzione rivolta al risparmio gestito e per
il sostegno allo sviluppo della regione: dalle convenzioni con le
diverse associazioni di categoria (Assindustria, Confartigianato,
Confcommercio) a quelle con i consorzi fidi e le cooperative artigiane
di garanzia. Abbiamo messo a disposizione consistenti plafond, a tassi
di favore, agevolando, così; l'accesso al credito delle piccole
e medie imprese e, in generale, degli operatori economici pugliesi.
Non solo. La Banca partecipa al Pacchetto Localizzativo di Brindisi,
con il quale si vuol favorire il rilancio di quel comprensorio; al
CISI di Taranto, volto a creare sul territorio di Taranto, Lecce e
Casarano modelli di incubatore di imprese e di infrastrutture di reti
telematiche per le piccole e medie imprese; al Gal "Terra dei
Messapi", la società consortile che, coinvolgendo 7 comuni
del brindisino ed alcune associazioni di categoria, mira a concretizzare
sul territorio interventi di notevole impatto economico finanziati
dalla Comunità Europea nell'ambito dei progetti Leader II.
E da ultimo ricordo la partecipazione al tavolo di concertazione,
costituito presso la provincia di Lecce, e quella all'Osservatorio
Regionale banche Imprese, che sta perfezionando, tra l'altro, una
procedura di concertazione preventiva per le imprese che presentano
segnali di crisi".
E sotto il profilo
strategico, come si muoverà la Popolare Pugliese?
Credo di averle
implicitamente risposto poco fa quando si è parlato di autonomia.
La Banca Popolare Pugliese vuol salvaguardare la propria, ma dicendo
questo non voglio escludere eventuali accordi intelligenti con altri
partners bancari e non. Tali intese di per sè non contraddicono
l'affermata volontà di preservare l'autonomia della Banca,
anzi servono per rafforzarla, perché con essere sarà
possibile superare i limiti del localismo e valorizzare ancor di più
i punti di forza che caratterizzano i rapporti fra la Banca e i propri
Clienti".