Per altre Puglie




Tonino Caputo, Edoardo Landi, Lanfranco Oddo
Coll.: Primo Artese, Vanni Ravanà, Antonio Cardignano



I "pellegrini" che hanno percorso la Puglia, rivelandola nei suoi aspetti complementari, dal preistorico al romanico e al barocco, tutti manifestati con una straordinaria civiltà neolitica, com'è stata definita la "cultura della pietra" in questa regione, in genere hanno disegnato itinerari lineari: da Troia e Molfetta e a Bitonto per l'architettura romanica; lungo Terra d'Otranto per il barocco; da Siponto a Taranto per i reperti di Magna Grecia; un po' dovunque per quelli autoctoni, dauni, peuceti, messapici.
Ma esistono itinerari alternativi, anche non omogenei, che possano dare di questa regione un'immagine che ne riassuma la complessa identità? Si può andare per "altre Puglie", transitando da storia a storia, da cultura a cultura, da dominazione a dominazione, e scoprire che esistono angoli nascosti, o poco e malamente conosciuti, o che non si conoscono mai abbastanza, che stimolino la trasgressione curiosa del viaggiatore, che è diversa dalla frenesia del turista che si muove da casello a casello? Si può: basta puntare su un buon numero di frammenti di Puglia, per una riscoperta intelligente e per una riflessione complessiva sulla regione più lunga d'Italia.
Si può partire dal più celebre degli ingressi: due torri cilindriche, nove pentagonali e tredici quadrilatere; cento metri di balzo su tre lati, resti di cisterne e di fornaci, un perimetro di novecento metri, i ruderi imponenti del palazzo di Federico II: sono le rovine di quella che fu una delle più importanti fortezze del Regno angioino. Ma Lucera, sede della retroguardia saracena dell'imperatore svevo, era stata un baluardo militare da tempi ancora più remoti: i Sanniti vi rinchiusero nel 321 a.C. i Romani presi in ostaggio alle Forche Caudine. Leggenda e storia fuse a Manfredonia, dove il museo delle stele daunie "illustra" su mille tra lastre e frammenti di lastre le armi, i vestiti, i gioielli del mondo miceneo, omerico e pre-omerico: incise su pietre rettangolari, emergono le figure di un'epoca che si vuole appartenuta a chi fuggì da Troia e raggiunse il Gargano. Non a caso Diomedee sono dette le Tremiti, dove la grotta del Bue Marino è la più bella fra quelle di San Domino, una delle tre isole (l'altra, Capraia, prende il nome dai capperi; la terza, San Nicola, è la più piccola e più ricca di monumenti). Tutte e tre servivano a "passare le acque": Ferdinando II di Napoli le scelse per confinarvi un certo numero di guappi e donnine allegre. Ed è probabilmente per questa ragione che ancora oggi vi si parla un verace dialetto napoletano.
Rarissimo esempio di foresta mediterranea, quasi una reliquia della natura, la Foresta Umbra è un santuario di faggi, querce, pini, aceri e lecci che ammantano per un centinaio di chilometri la parte alta, fra i 150 e gli 800 metri, del Gargano. Tre strade, partendo da Monte Sant'Angelo, Vieste e Peschici, raggiungono il cuore di questo polmone verde, segnato da sentieri attrezzati che conducono a un rifugio per spiriti colti e solitari.
Qui l'itinerario è giroscopico. Ottantanove gradini per cinque rampe di strade portano alla Grotta-Santuario di Monte Sant'Angelo, dove la leggenda vuole che un toro gigantesco si sia prostrato all'apparizione dell'Arcangelo Gabriele. Qui, nella vigilia di paura che precedette in Europa l'anno Mille, accorsero re e imperatori. Qui sostavano i crociati. Intorno, dal vallone di Pulsano e dei Romiti, si allarga la vista sul golfo di Manfredonia e, specularmente, su gran parte della piana del Tavoliere. E qui è la misteriosa "Tomba di Ròtari", della quale non si conosce il periodo di costruzione né la destinazione d'uso.
Poco lontano da San Giovanni Rotondo di Padre Pio, oltre il cimitero, lungo la strada di campagna che conduce a Monte Sant'Angelo, c'è una cavità, la Grava di Campolato, la più grande della Puglia. E' difficile esplorarla per le pareti impervie, ma un'attrezzatura adeguata consente un'avventura indimenticabile. Infine, ai piedi del Monte Saraceno, lungo la strada per Mattinata, è stata scoperta una necropoli che ha fruttato vasi, sculture e bronzi. Dalla spiaggia si parte per esplorare le grotte costiere: bellissime quelle della Campana e dei Colombi.
Si torna all'interno. Troia evoca la grande storia del Mediterraneo. Il rosone è ritenuto il pezzo più bello della cattedrale che sembra dominare il paese. E' in pietra rosata. Sulla facciata, quel rosone incantevole, che solo ad uno sguardo attento rivela d'avere un numero dispari di bracci: undici. L'interno è un merletto di pietra traforata. A sud, cambio di scenari. Cagnano Varano: a vederlo dall'alto, il lago sembra una delle frastagliate coste scandinave. Una serie di lingue di terra occupano la parte centrale dello specchio d'acqua che, come quello contiguo di Lesina, è separato dal mare da una sottile fascia di sabbie con pini, eucalipti e pioppi. Vi si pescano anguille e capitoni che prendono le vie del mondo.
Terra di Bari. E il suo massimo simbolo. La cattedrale che più d'ogni altra emblematizza il romanico di Puglia è quella di San Nicola. Nacque per la genialità di un abate, di eccezionali architetti e di grandi maestri artigiani. Sorta per ospitare le reliquie del Santo trafugato, fu a lungo un complesso abbaziale e commerciale compatto. Nel 1095, due anni prima della consacrazione, il frate francese Pietro l'Eremita vi predicò con parole di fuoco la prima crociata. La chiesa guarda ad oriente, verso il Santo Sepolcro: dunque, è "orientata".
Sul fianco della basilica barlettana del Santo Sepolcro è il Colosso, statua di poco più alta di cinque metri, raffigurante forse Valentiniano I (364-375 d.C.). Opera orientale, è fra i migliori esemplari del suo genere. Forse trafugata dai veneziani a Costantinopoli, nel XIII secolo fu trovata abbandonata per naufragio sulla spiaggia di Barletta. Nel 1309 i domenicani di Manfredonia ottennero da Carlo II d'Angiò la possibilità di utilizzare gambe e braccia per farne campane. Nel 1491 la statua fu trasferita dal porto alla piazza del Mercato. Rifatti gli arti, fu collocata nell'attuale dimora.
Corona la Puglia Castel del Monte, il più singolare fra i manieri normanni disseminati in questa regione. Perfetto ottagono con agli angoli torri ottagonali saldate da una corona di Pietra. Non ha fossato né opere di difesa, perché forse fu opera d'architettura ideale, luogo d'incontro della corte, tempio cosmico con misure esattissime delle fasi lunari e solari rapportate alla proporzione fra luci e ombre delle sue mura. Non bisogna fermarsi solo all'esterno del gran monumento federiciano, imponente costruzione di oltre venticinque metri. L'altro fascino è nelle sedici stanze interne, otto per ciascuno dei due piani, la cui distribuzione suscita mille domande. Con uno strano sistema di collegamento, per raggiungere una stanza si può percorrere una sola via, un solo corridoio, mentre la disposizione cambia tra un piano e l'altro. Fuori, tutt'intorno, una splendida geometria conica di ulivi e di vigne.
Dallo zenith al nadir. A Castellana è il complesso speleologico più grandioso e spettacolare d'Italia. Esplorate nel '38, le grotte raccontano, una dopo l'altra, la storia di un remoto fiume sotterraneo. Le rocce stillanti dal calcare hanno creato suggestivi monumenti: la Grotta Bianca è ritenuta la più bella del mondo. Nel Cavernone diresse un'orchestra Mascagni, affascinato dall'acustica perfetta. Ed è come se dal mondo delle stalattiti e delle stalagmiti si dipartisse il regno assoluto della pietra. Tra Bari, Brindisi e Taranto si allarga un'ampia conca carsica disseminata di trulli. Valle d'Itria salda Monopoli ad Alberobello, Locorotondo a Martina Franca, nel verde di ulivi secolari, splendide sculture della natura.
Balsente ha la chiesetta del 591: un unicum architettonico. Già nella sua forma basilicale sembra avere accenni romanici: cinque secoli prima del gran Romanico europeo. Isolata, sorge in un luogo stupendo: la sommità di una collina che si affaccia sul Canale di Pirro, la depressione in cui si narra sia transitato il re d'Epiro votato alla sua simbolica vittoria. Per raggiungerlo, sulla strada tra Alberobello e Noci, ci si deve inoltrare su un vecchio tratturo, che racconta le vicende delle transumanze. Più in là, tra Cassano e Altamura, i mille ettari della Foresta di Mercadante, a cipressi e pini d'Aleppo. Più in qua, il menhir "Monaco" di Modugno, due metri di leggenda preistorica, e il dolmen di Bisceglie, con gallerie formate da due file di lastroni sormontati da copertura. Nell'area, altri esemplari: dei Paladini, della masseria Frisari, di Albarosa. Tra gli ulivi, le vigne e i mandorli, la geografia delle chiese rurali bitontine, (Santa Croce, Torre Cela, San Demetrio, Sant'Eugenio, Sant'Aneta, Torre Santa Croce, Sant'Eustachio, San Basi-lio...), ricordano che qui operò a lungo la cultura bizantina; come nelle chiese ipogee dell'area di Monopoli, numerosissime, (Cala di Porta Vecchia, Santa Maria Amalfitana, Santa Maria delle Grazie, San Giovanni di Staveta, San Barbato, Santa Cecilia, Chiesa dello Spirito Santo, Santi Andrea e Procopio...), tutte rupestri, di solito contigue a masserie abbandonate o a depressioni carsiche. Contrappunto, lo splendido assolo della Cattedrale di Trani, ai confini della città vecchia: va vista di notte, e col mare in tempesta, per apprezzare in assoluto il colore della pietra.
Le specchie sono colline sassose erette fra il neolitico e l'età del Bronzo. Mille anni prima di Cristo. La specchia di Miano, sulla strada tra Francavilla Fontana e Ceglie Messapica, è tra le meglio conservate. Tutta in pietra a secco, a pianta circolare, ha un diametro di venti metri ed è alta undici. Sulla sommità, cui si giunge salendo gradoni concentrici, forse sorgeva una torretta. Dalla preistoria alla storia si passa in Egnazia. Lungo la vecchia provinciale che da Monopoli conduce a Torre Canne, sull'interno della via, sono i resti del porto pugliese di Roma, una vera e propria città difesa da mura, con strade, resti della basilica e del molo. Fu certamente, prima di Roma, un fondaco dei greci e, forse, contemporaneamente, un emporium etrusco collegato con Ravenna, da cui sarebbero giunte le "barbatelle" per le vigne di uve bianche presenti in Puglia.
Storia piena con lo splendido castello di Oria, in una città in cui il Medioevo ha lasciato tracce originali e per tanti versi uniche, quanto poco note. Più conosciuta, Selva di Fasano: querce, lecci, carrubi, corbezzoli, lentischi, per una ricchissima flora che si staglia a quattrocento metri d'altezza, tanto da sembrare il manto verde di una montagna nel cuore della pianura. In tutti gli angoli, muricce di pietra a secco, trulli con i segni in calce, misteriosi per i loro significati perduti dalla memoria, e ripari conici, cilindrici, piramidali, troncati spesso nelle cime, a volte con scale, soprattutto nelle costruzioni a cannocchiale.
Una chiesa che a tutti gli stili può essere riferita, tranne che a quelli che identificano la Puglia, è Santa Maria del Casale, solitaria presso il mare, in cima a una larga pianura, spoglia perché depredata e in abbandono per secoli, prima dei restauri: vi si accampavano i crociati, che si comunicavano poco prima di imbarcarsi per l'Oriente. Nell'entroterra, fino ai confini leccesi e tarantini, tutta una geometria di chiesette rurali, molte con affreschi.
Le masserie sono complessi colonici in cui vivevano (raramente vivono ancora oggi) gruppi di famiglie su fondi agricoli coltivati. Per difenderle dalle scorrerie barbariche, venivano fortificate con mura, camminamenti, torri. La masseria di Cerrate, a pochi chilometri da Squinzano, era un antico convento. Accanto all'abbazia, stupendamente affrescata, il frantoio, che ospita il museo delle tradizioni popolari e contadine.
Alternativo al barocco, a Lecce, regno dei cartapestai, si può percorrere l'itinerario romano, quello di Lupiae: all'anfiteatro si giunge da piazza Sant'Oronzo, sede della colonna terminale dell'Appia: è l'unico monumento del genere in Puglia. Si scendono le gradinate e ci si trova in un anfiteatro che poteva contenere fino a venticinquemila spettatori. Attraverso via Arte della Cartapesta si arriva invece al teatro romano, alle spalle della chiesa barocca di Santa Chiara: cavea, orchestra, scena sono quasi intatte. Come intatto è, verso l'adriatica San Cataldo, l'oasi-rifugio affidata al WWF. Tre osservatori mimetizzati fra i due laghi costieri, la palude e un labirinto di canali permettono di assistere, durante le migrazioni primaverili e autunnali, ad uno spettacolo eccezionale: sono le oltre centocinquanta specie di uccelli che vi trovano una sosta. Fra di essi, alcune rarità: il fenicottero rosa, l'airone bianco, la cicogna nera. Più a sud, i Laghi Alimini, gli unici del Salento, con itticoltura, anch'essi antico (e devastato, dal punto di vista ornitologico) punto di transito delle migrazioni. L'acqua deriva da una piccola falda carsica. Comunicano con l'Adriatico per mezzo di canali a marea. Incantevoli i tramonti con i voli concertati degli storni.
Notorietà nazionale, e non solo, per Otranto, la Cattedrale e il suo pavimento, la città vecchia splendidamente conservata, e gli scavi che sono in corso e che riservano una sorpresa al giorno, compresi insospettati reperti messapici. La Messapia, del resto, è presente a Roca e a Ugento in modo particolare, mentre a Porto Badisco riemerge la preistoria con la Grotta dei Cervi, scoperta nel febbraio del '70: articolata in tre corridoi, con una serie di gallerie e cavità, ha due ingressi. Il fascino è dato dai numerosi graffiti colorati che ricoprono le pareti. Non è ancora del tutto esplorata. Lo è in tutto la Grotta Romanelli, e lo è quella del Diavolo. Ma materiale preistorico ha dato anche la Zinzulusa, che offre lo spettacolo orrido-romantico del suo ingresso, raggiungibile dalla terraferma e dal mare: non più visitabile l'area estrema, col laghetto di Cocito che conserva un esemplare faunistico unico al mondo, alimentato dai "residui" dei pipistrelli che vivono in grotta.
Tre momenti da consentirsi: una visita all'Osanna (nome derivante da una parola dell'iscrizione) di Nardò, cupoletta di pietra sostenuta da otto colonne, del 1603, con incerte funzioni simboliche o celebrative, con linee che, insieme, riecheggiano persistenze medioevali e arabizzanti; la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, di Galatina, con i maggiori affreschi di Puglia; i mosaici di Casaranello, valorizzati in tempi relativamente recenti. Quarto itinerario, quello delle chiese di Gallipoli-isola, ciascuna sede di congregazioni cui era affidata la difesa della città e del castello che sorge al capo del ponte seicentesco che collega l'isola alla terraferma. Per i più colti, a Maglie, il museo paleontologico, e a Taranto quello talassografico.
I tratturi sono sentieri (spesso larghi fino a venti metri) di campagna segnati dalle periodiche migrazioni dei pastori. Una rete antica di comunicazioni che segna tutta la Puglia, intessuta da una forte civiltà contadina. Il più suggestivo è quello che da Martina Franca scende a Castellaneta, e attraverso Ginosa si spinge nella Basilicata e, più giù, fino alla Sila. E' il Tratturo dei Briganti. Se ne può percorrere a piedi l'intero percorso. I1 nome non dà adito a dubbi: lo percorrevano i briganti filoborbonici che scatenarono la prima guerra civile dell'Italia unificata.
Torniamo alla pietra. Perché un inno alla pietra, un trionfo di scultura celebrato attorno al portale sormontato da San Martino la troviamo nella facciata della Cattedrale di Martina Franca. Da qui, si comincia a respirare l'aria del barocco salentino.
La civiltà contadina riprende il sopravvento e conferma il diritto di primogenitura non lontano da qui. Sul fondo della Gravina di Massafra, uno dei burroni meno conosciuti e più suggestivi della regione, si apre la grotta dove la leggenda vuole vivesse il Mago Greguro, monaco e farmacista, insieme con una bellissima figlia, apprendista strega. L'antro, di difficile accesso, si compone di dieci "stanze". Una di esse è annerita dal fumo. Si narra che il mago vi bollisse le sue pozioni, servendosi dell'acqua piovana raccolta con un sistema ingegnoso. Sul fondo della gravina sono state catalogate 264 varietà di erbe medicinali. L'uomo preistorico vi lasciò pitture religiose così originali e tanto diffuse da far parlare di una vera e propria "civiltà delle pitture rupestri".
Oltre tutto, tra Mottola, Massafra e Palagianello, di gravina in gravina, si apre una civiltà rupestre fatta di cripte arricchite da preziosi dipinti. Se ne possono riscontrare di tutti i tipi, e tutti di una complessiva preziosità storico-artistica e religiosa. Alcune si trovano all'interno dei centri abitati. Altre sono in gruppo: nella Gravina di Petruscio c'è un intero casale con centinaia di grotte-case e con tre chiese rupestri. A Laterza, lunga dieci chilometri, larga cinquecento metri, profonda venti, è la gravina più grande d'Europa. Col suo aspetto aspro e selvaggio, somiglia a un piccolo canyon sul quale sorge, a picco, il paese. Le grotte sono numerose e raggiungibili con difficoltà. Flora di timo, frassino e viburno. Fauna caratterizzata dal corvo imperiale e dal capovaccaio.
Ovunque, da Vieste a Grottaglie, da Cutrofiano a Ruffano, i ceramisti pugliesi lavorano le argille, come le ricamatrici creano i "merletti chiaccherini" (a Galatina, a Nardò, a Maglie), e gli artigiani-artisti battono il ferro e alzano case di riscoperta architettura antica. Tra le case e gli ulivi, i recenti impianti industriali. Ma questa è un'altra storia.


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