PURA SINFONIA




Sergio Bello



Il primo a parlarne fu Alfredo Colombani, studioso delle nove sinfonie di Beethoven. Colombani era critico musicale del Corriere della Sera, allora diretto da Eugenio Torelli-Viollier.
Era il 1896. E la domanda era questa: da quanto esisteva il termine "Sinfonia"? Rispondeva Colombani: da migliaia di anni, con un gran numero di significati, prima di assumere quello che infine le appartenne esclusivamente. Ce lo tramandarono i Greci (foné=voce, sun=con), che così indicarono l'accordo d'ottava; lo adoperò Virgilio per identificare uno strumento; ne parlò Cicerone a proposito di cori; passò nell'era cristiana per denominare le voci bianche, poi il tamburo, la viola, le composizioni a più voci, gli studi di armonia; nel XVIII secolo alcuni lo usavano per l'accompagnamento d'orchestra, altri come sinonimo dell'orchestra stessa, altri ancora raccoglievano sotto questo nome tutto ciò che non era suite, sonata, aria, concerto, serenata, ouverture, e che si componeva per il quartetto d'archi. Lulli aveva chiamato Sinfonie le sue Ouvertures, e tale fu forse il significato più durevole (e più inesatto) del vocabolo.
Scrive Colombani: "Ma la fortuna della parola [ ... ] si deve considerare come fermatasi alla designazione di quella musica che si cominciò a scrivere, senza l'aiuto del canto, per quartetto; e come da questi primi quartetti che si componevano per le orchestre dei Principi doveva nascere la "Sinfonia a grande orchestra", così alla parola a cui quelli si eran chiamati rimase l'alto ufficio di designare esclusivamente la "Sinfonia classica in quattro tempi", la forma più pura e più grande dell'arte musicale".
Più pura e più grande perché in un qualunque pezzo di canto, sia autonomo sia incluso in un'opera sacra o profana, la musica "è sempre subordinata all'elemento vocale, mentre nella Sinfonia parla da sola, vive di vita propria, cammina senza inciampi"; e perché, se in un concerto, in una sonata, in un trio, in un quartetto, si può già avere un'idea di quel che possa essere la musica lasciata alle sue sole risorse, quando invece tutti quanti gli elementi dell'orchestra sono riuniti "in un insieme potente e variato", la manifestazione del genio acquista la massima potenza. Forse proprio per questo la Sinfonia, forma più completa e raffinata di qualunque altra, fu una delle ultime ad essere inventata.
Musica vocale e musica strumentale possono essere definite due sorelle gemelle, la cui nascita si fa emblematicamente risalire all'origine del mondo: non si può dubitare, sostiene Oulibicheff, che il primo uomo che cantò ebbe per contemporaneo il primo percussionista, poi il suonatore di zampogna o di cornamusa. Tuttavia, lo sviluppo delle gemelle fu così tardivo per una delle due, che essa tenne per molti secoli, costantemente, la posizione di una minorenne sottomessa all'altra sorella. "La musica", ha scritto Carpani, "era una monarchia; sovrano il canto, sudditi gli accompagnamenti". Quale fu, infatti, l'importanza della musica strumentale nell'antichità classica, nel Medioevo, e oltre ancora? Nulla più che quella di un raddoppio o di un accompagnamento del canto, di guida al passo della danza, nella marcia e nella pantomima.
Ma oltre che per la destinazione, "l'ufficio della musica istrumentale era in questi casi assai misero nella sua stessa essenza. Un istrumento solo reggeva la melodia e gli altri, ristretti nei soli accordi, facevano l'accompagnamento". Suggestivo il riferimento che emerge: questa "imperfettissima musica strumentale" era per lo più composta in Italia per i soli strumenti che Caliari dipinse nella sua Cena di San Giorgio, e prima ancora di lui il Giorgione in quel Concerto che venne inciso e reso pubblico. Erano la viola, il liuto, il bassetto, il flauto e il salterio, strumenti ai quali talvolta si aggiungevano l'arpa, i pifferi e il cornetto.
Quando si voleva una musica più altisonante, si accresceva il numero di questi strumenti, introducendo le trombe diritte. Rileva ironicamente Colombani: "L'organo per lo più se la faceva da solo. lo non mi farò carico di quella imperfetta generazione di pive, pivette e pivone, di tamburi d'ogni forma e grandezza, di flauti, zufoli, flagioletti e cembali e timballi e trombe e trombettini, e cornamuse e chitarre e chitarroni e monocordi che usavano nel XIV secolo i Trovatori provenzali, poiché l'uso di gran parte di tali strumenti non uscì dalla Francia né i più sopravvissero al XV secolo. Tuttavia [ ... ] questi "strumenti da banda turca" regnarono anche più di quello che non dica il Carpani e l'opera di epurazione, finita col trionfo dei violini e delle viole, fu lunga".
Tanto lunga che si sarebbe verificata solo a partire dal XVII secolo, con tutte le difficoltà che incontravano le innovazioni, con alcune abiure, e soprattutto, come vedremo in seguito, con alcuni grandi spiriti restati o messi in ombra: spiriti anticipatori, quali il nostro Sammartini, ispiratore di Haydn e suo padre musicale, che una stagione oscura ancora tiene ai margini estremi del favore critico, della riscoperta e della valorizzazione.

(1 - continua)


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