SLALOM SPESE/TASSE




Franco Rosati



"E Giuseppe fece una legge sulla terra d'Egitto fino a questo giorno, che il Faraone doveva avere la quinta parte ... ". Il Faraone di oggi tende a richiedere il 53,4%, piuttosto che la quinta parte.
E questa esosità fiscale è davvero d'ostacolo alla ripresa, agli investimenti, all'occupazione, come ha detto a Basilea il Governatore Fazio? O è l'indispensabile portato della lotta al deficit, come ha risposto il capo del Governo?
La risposta a queste domande è come al solito velata dai paradossi italiani, che fanno del nostro un Paese ad alto deficit (totale) e ad alto surplus (primario), col record di spesa alta (per pensioni) e di spesa bassa (per formazione), ad alta tassazione e ad alta evasione... E' sempre arduo spiegare agli stranieri, convinti che gli italiani evadano le imposte, che in realtà l'Italia paga tasse quanto e più di loro (avendo in cambio pessimi servizi), se è vero, come è vero, che dal '93 ad oggi la pressione fiscale italiana si è installata alquanto al di sopra della media Ue.
Ma dato che l'evasione fiscale esiste, l'alta tassazione implica, secondo le incontestabili medie di Trilussa, che chi non evade paga per sé e per gli altri. Basterebbe allora pescare a piene mani nel pozzo profondo dell'evasione per risolvere i problemi del deficit, dei tagli e delle tasse eccessive?
Non proprio: le stime periodiche che si danno dell'evasione fiscale in Italia indicano che il pieno recupero dell'evasione stessa aumenterebbe di circa 12 punti di Pil la pressione fiscale osservata. Un esito assurdo, che rivela come in parte l'evasione sia una risposta patologica ad un altrettanto patologico livello di esazione e di vessazione.
Ed è appunto quest'ultimo paradosso italiano che offre la chiave per dirimere la contrapposizione tra governo e Bankitalia. Esistono, insomma, un aspetto di quantità e uno di qualità.
1) Sulla quantità, il capo dell'Esecutivo ha ragione di dire che le entrate devono fare la loro parte nello sforzo di risanare il bilancio e che solo dopo il risanamento sarà possibile abbassare la pressione fiscale. Ma l'appunto di Fazio è rivolto non solo all'Italia, ma anche all'Europa, dove la pressione fiscale è generalmente elevata e rende più arduo il risanamento perché attutisce la voglia di investire e umilia la crescita.
2) Riducendo le tasse si rischia di aumentare il deficit; o invece si potrebbe ridurlo, se il taglio delle imposte stimola l'economia? Stretti fra un rischio e un miraggio, i governi europei, come l'asino di Buridano, finiscono col non far nulla, contentandosi di lasciare la pressione fiscale com'è, o al massimo promettendo futuri ribassi. Eppure c'è una maniera, anzi ce ne sono due, di ricercare risanamento e sviluppo al tempo stesso.
La prima è quella di cambiare la qualità della tassazione. La riforma fiscale disegnata dal ministro delle Finanze è un utile inizio e, come ha detto Fazio, condurrà ad un alleggerimento della tassazione sui frutti dell'investimento finanziato con capitale di rischio. Ma la via maestra per ridurre una pressione fiscale che è costretta a rincorrere l'aumento della spesa è quella di contenere la spesa stessa.
Ritorna dunque l'esigenza di sempre: quella di rilanciare la crescita, liberando risorse oggi congelate in una spirale di contributi e di trasferimenti che rappresenta ormai un gioco a somma negativa per l'economia e per la società.


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