RAGIONI DELLA MONETA E RAGIONI DELLA POLITICA




Christian Watrin
Docente di Economia Politica all'Università di Colonia



Nei Paesi dell'Ue, non vi è questione così aspramente discussa come quella dell'introduzione della moneta unica il primo gennaio 1999. Gli argomenti economici per instaurare una sorta di moderno "tallone aureo" su base cartacea non sono molto convincenti, considerato che l'assai meno ambizioso Sme, Sistema monetario europeo, è crollato per effetto della sfiducia dei mercati finanziari verso le politiche economiche dei diversi Stati membri. Martiri Feldstein, per esempio, in un durissimo attacco all'Uem ha previsto il disastro non solo economico, ma anche politico, se mai la moneta unica fosse effettivamente realizzata. Altri, sostenendo Kohl, prevedono una valuta stabile almeno quanto il marco tedesco, se non più, (si pensi che il marco negli ultimi quarant'anni ha perso due terzi del suo potere d'acquisto).
Nella prospettiva "cooperazione contro conflitto", una moneta unica in Europa gioverebbe al mercato unico solo se l'effettivo buon funzionamento di quest'ultimo fosse già un dato di fatto, e se gli shock reali asimmetrici fossero di importanza minima. Entrambe le condizioni, però, mancano ancora. Ufficialmente, il mercato unico è stato completato nel 1993. Ma esistono a tutt'oggi impedimenti concreti al commercio ed elevate barriere alla migrazione della forza lavoro, poiché molti Paesi hanno introdotto - con l'approvazione della Corte di Giustizia - leggi sul salario minimo che hanno per effetto di mettere i mercati interni del lavoro al riparo dalla concorrenza degli altri Stati membri. Non sorprende dunque che la migrazione interna del lavoro sia nell'Ue estremamente bassa. Quanto agli shock reali, vi sono molti segni che la Comunità dei Quindici non è pienamente integrata e non lo sarà nel prossimo futuro. Vi sono ampie aree depresse nell'Italia meridionale e in altri Paesi della periferia Sud, in Irlanda, nel Nord. Inoltre, i tradizionali meccanismi di compensazione della migrazione di capitali e lavoro non funzionano abbastanza.
I sovranazionalisti europei, però, rifiutano l'idea di rinviare l'unione monetaria, perché ritengono che la moneta comune funzionerà da segnatempo per l'unione politica. E sostengono che una qualunque sosta sulla loro strada verso "una" Europa innescherebbe fra gli Stati membri una serie di reazioni a catena che si tradurrebbero in una nuova esplosione di politiche protezioniste sul Continente.
Contro questa tesi va detto che un'unione monetaria costruita secondo i princìpi di Maastricht porta con sé numerosi rischi e altrettanti interrogativi irrisolti. Guardando ai parametri d'ingresso, così come sono stati definiti nei cinque criteri di convergenza, si pone un problema che ha tre profili: non è possibile attualmente soddisfare tutti i criteri di convergenza, avere una maggioranza dei quindici Stati nell'Unione e avviare l'Unione stessa il primo gennaio '99. Farlo significherebbe danneggiare la credibilità della nuova moneta unica sui mercati monetari e finanziari globali, limitando gravemente i vantaggi economici dell'euro. D'altra parte, cominciare nel '99 con un piccolo numero di Stati partecipanti ridurrebbe considerevolmente il valore economico di una moneta unica e forse spaccherebbe la Comunità fra chi è "dentro" e chi è "fuori". La terza alternativa, la preferita per molti, ossia il rinvio dell'unione monetaria, aggrava le già accennate obiezioni degli euro-centralisti.
Ma siamo certi che una marcia forzata verso l'Uem condurrebbe davvero di qui ad un paio di anni a un'unione politica fra buona parte o magari tutti i quindici membri della Comunità? In primo luogo, la volontà politica della grande maggioranza dei popoli europei non pare indicare sufficiente coesione, in confronto per esempio ai movimenti nazionali che guidarono nella seconda metà dell'Ottocento l'unificazione italiana e quella tedesca. Anche l'incapacità di definire una politica estera e di difesa comune nella crisi bosniaca tutto indica, meno l'esser pronti a muoversi verso una " "unione sempre più stretta".
In secondo luogo, il percorso verso l'Uem tracciato nel trattato di Maastricht contraddice ogni e qualunque esperienza storica. L'adozione di una moneta unica da parte di Stati in precedenza indipendenti è l'effetto dell'unione politica, e non mai la causa. In terzo luogo, l'architettura dell'unione stessa si regge su una fondamentale contraddizione fra politica monetaria e politica economica generale. Mentre la politica monetaria deve essere applicata congiuntamente dagli Stati membri, ciascuno di questi può perseguire le altre politiche economiche secondo le proprie preferenze nazionali. Un tale disegno costituzionale potrebbe provocare conflitti in caso di choc asimmetrici provenienti dal mercato mondiale, di politiche fiscali errate da parte degli Stati membri più grandi, o di eccessiva crescita dei salari in qualche Paese. Su questo punto, il Trattato non contiene sufficienti cautele, capaci di impedire, per esempio, atteggiamenti di moral hazard in materia fiscale: prevede, sì, che un Paese che vada in bancarotta non potrà vedere ripianati i propri debiti, ma non dice come tale affermazione di principio possa tradursi in realtà. Ciò autorizza il sospetto che in ogni caso la Comunità tenterà di evitare il fallimento di uno Stato membro, anche qualora ciò implicasse l'indebolimento della moneta comune o elevati trasferimenti monetari al debitore.
Queste e altre considerazioni inducono a ritenere che l'ingresso in un sistema di "tassi di cambio irrevocabilmente fissati" renderebbe prima o poi inevitabile stabilire un'unione politica, centralizzando o rendendo comune la politica fiscale di tutti gli Stati membri. L'Europa non potrebbe più essere un'Europa delle nazioni, ma sarebbe costretta alla soluzione federale.
Una strategia del genere, volta a creare un unico Stato, ma facendolo entrare - per così dire - dalla porta di servizio, non può non sollevare dubbi: implica infatti rischi gravi e potrebbe provocare il collasso del processo di liberalizzazione in Europa.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000