§ OSSERVATORIO BAMBINI

FIGLI DELLA VIOLENZA




Concetta Di Bartolomeo



La Lombardia risulta la regione dove vengono commessi più reati da parte di minorenni. Per la maggior parte, però, sono stranieri che vivono realizzando furti quotidiani. Grave la situazione in Campania e in Puglia dove, oltre ad un alto numero di reati, ultimamente si è assistito allo sfruttamento di bambini da parte delle grandi organizzazioni criminose.
"I vostri figli non sono figli vostri: sono i figli e le figlie della forza stessa della vita". Così recitava il poeta indiano Gibran Kahil Gibran per dimostrare come l'egoismo degli adulti debba arrestarsi di fronte al rispetto delle esigenze dei figli.
Anche i giudici, negli ultimi anni, hanno dimostrato di voler mettere in pratica questa massima, riconoscendo sempre maggior valore a quello che viene comunemente definito "interesse del minore".
Interesse e tutela della personalità del bambino, del suo "io", dei suoi bisogni. Sì, perché, nonostante la capacità di agire si acquisti nel nostro ordinamento solo al compimento di diciotto anni, il bambino è pur sempre una persona, un essere umano con emozioni, reazioni e sentimenti.
Il fatto che il minore non sia in grado di gestire autonomamente la sua vita non significa che non comprenda cosa accade intorno a lui. "I bambini hanno occhi" si suole ripetere, e l'analisi della situazione in cui i minori vivono oggi non fa altro che testimoniare come essa rispecchi l'immagine della società, del cosiddetto "mondo dei grandi". E i dati più recenti sullo stato in cui vivono i bambini oggi in Italia non sono certo rassicuranti.
Povertà, emarginazione, delinquenza continuano a coinvolgere una fascia troppo larga di minorenni. Nel 1993 sono stati denunciati alle procure 43.375 ragazzi, nel 1992 ben 44.783, dei quali 9.213 erano sotto i 14 anni. Un numero sicuramente eccessivo, se si pensa che nel 1987 i minori denunciati sono stati 21.264, cioè meno della metà.
Ma perché tanta violenza? E in che parti d'Italia i verbali della polizia sono più pieni di nomi di bambini? Il "Il rapporto sui minori in Italia", pubblicato dal Telefono Azzurro, mostra che la criminalità minorile è diretta conseguenza del disagio sociale in cui i piccoli vivono. bambini hanno bisogno di affetto, risentono fortemente della crisi della famiglia e soprattutto subiscono le conseguenze della crisi di valori che caratterizza la società post-industriale.
Bambini privi di una famiglia, ragazzi che vivono troppo presto il dramma della disoccupazione, disadattati che il più delle volte non trovano un'adeguata assistenza sociale. L'immagine non appartiene ad un film del primo Novecento, fa parte incredibilmente di una società alle soglie del Duemila.
Secondo gli esperti, i ragazzi che cadono nelle maglie della giustizia hanno spesso un panorama familiare disastrato, genitori disoccupati o dediti a lavori occasionali, carenza di istruzione e, in molti casi, genitori separati o divorziati. Inoltre, si tratta di ragazzi. costretti a vivere in zone fortemente urbanizzate, dove mancano spazi verdi e dove non hanno la possibilità di giocare con i coetanei.
Il risultato è che i bambini restano soli. Alcuni talmente soli da arrivare al suicidio. Da gennaio a settembre 1994 si sono suicidati cinquanta minori, sessantacinque nel 1993, cinquantasette nel 1992. Molti sono poi i tentativi di suicidarsi che volgono a lieto fine per il tempestivo intervento di qualcuno. Ma molti bambini tentano più di una volta il deprecabile gesto.
Tutto ciò si riferisce ai dati accertati, raccolti da Polizia, Carabinieri e dall'Ufficio centrale per la giustizia minorile. Non bisogna però dimenticare l'esistenza di un grande "numero oscuro", che non risulta dalle denunce: sono le centinaia di minori che rimangono impuniti, o perché nessuno li ha denunciati o perché gli autori hanno voluto mantenere l'anonimato. E non sono pochi: l'82% nel 1991.
Molte persone hanno paura di denunciare un bambino o un ragazzo alla giustizia. Anche se è noto che in Italia nessuno al di sotto dei 14 anni può essere sottoposto ad un processo penale, molti scelgono di non denunciarli per non infierire ulteriormente sulla loro situazione. Ma questo fatto non rassicura. Il problema esiste e va affrontato. Il maggior numero di reati, può sembrare strano date le premesse, viene commesso in Lombardia, dove nel 1993 sono stati denunciati 5.491 minori. Seconda regione a rischio è la Campania, con 4.614 denunce, seguita dalla Puglia, dove nel 1993 sono stati denunciati 3.480 minori.
Il fenomeno va attentamente spiegato. In linea assoluta è nel Sud Italia che ancora oggi i bambini vivono in condizioni precarie e sono facilmente soggetti a compiere delitti i "baby killer", spesso al di sotto dei 14 anni, si concentrano in Puglia, Calabria, Campania e Sicilia. E' in queste regioni, infatti, che i minori commettono i reati più gravi, dallo spaccio di droga al contrabbando, fino a compiere attività estorsive. Inoltre, gli operatori della giustizia sono fortemente allarmati dal progressivo sfruttamento dei bambini da parte delle grandi organizzazioni criminose. E' invalsa tra le organizzazioni mafiose la pratica di far compiere reati a minori di 14 anni, non imputabili, che quindi non avranno alcuna conseguenza penale per il loro gesto, ma che, entrati già in tenera età nel giro criminoso, solo con enormi difficoltà riusciranno a venirne fuori. Per fare un esempio, nel 1992 i reati di contrabbando sono aumentati dell'80% rispetto all'anno precedente.
Ma allora perché il numero maggiore di denunce è al Nord? Non bisogna dimenticare che molti dei piccoli delinquenti sono stranieri, notoriamente concentrati nelle grandi città: Milano, Roma, Firenze, Torino e Reggio Emilia.
Diversamente, nel Sud c'è solo una minima percentuale di residenti stranieri, essendo qui molto minori le possibilità di trovare lavoro. Gli immigrati, con i loro bambini, si stabiliscono dunque nelle zone più ricche, soprattutto nei grandi centri urbani.
Provengono dagli Stati del Maghreb e della ex Jugoslavia e aumentano le fila della delinquenza minorile, determinando un disagio sociale che sfocia in alcuni casi in episodi di intolleranza. Commettono soprattutto piccoli furti, ma in misura tale che nel 1992 i furti commessi dai minori in Italia sono stati 20.303.
C'è tuttavia una grande differenza tra i bambini slavi, o zingarelli, e i minori provenienti dal Maghreb. I primi hanno quasi tutti meno di 14 anni e vengono addirittura addestrati a compiere atti trasgressivi: bambini e ragazzine con le bocche sporche e i capelli arruffati si avvicinano alle auto in sosta ai semafori o si accostano ai passanti
circondandoli con cartoni utilizzati come piccoli "escamotage" per rubare il portafoglio. I rom non vogliono integrarsi nel nostro Paese, e se lo fanno è solo per estremo bisogno di sopravvivenza, non sono affatto disadattati ma, al contrario, sono perfettamente consapevoli del ruolo (essenziale) che svolgono all'interno del clan di appartenenza. Contro tutto questo è evidente che la pena eventualmente inflitta riesce poco a svolgere una funzione rieducativa.
I ragazzi del Nord Africa sono invece soprattutto maggiorenni (o quasi) e privi di documenti al momento dell'arresto, i quali spesso dichiarano di essere minori di età per ricevere una pena inferiore. Il loro livello culturale è maggiore di quello degli altri stranieri che arrivano in Italia, la maggior parte di loro è senza famiglia e chiede di essere inserita nel nostro Paese. Tuttavia, se in un primo momento cercano con tutte le buone intenzioni di sopravvivere con lavoretti ambulanti, in poco tempo vengono sedotti dal facile guadagno ottenuto con lo spaccio di stupefacenti e cadono nel vortice della droga. Se vengono arrestati, molti chiedono di poter svolgere lavori socialmente utili per cominciare ad inserirsi nel contesto sociale, ma ogni speranza risulta vanificata dalla legge Martelli, secondo la quale i minorenni imputati e condannati per reati legati alla detenzione e allo spaccio di stupefacenti vengono espulsi dal territorio nazionale.
E' evidente che il problema della criminalità minorile non può essere risolto dall'oggi al domani, ma va affrontato oggi per evitare che quelli che sono oggi i "figli della vita" si trasformino nei "figli della violenza".


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000