§ L'UTILITA' DEGLI ENTI INUTILI

ARCIPELAGO ASSISTENZIALE




Romana Turchini



ITPAIRVAMENALENAOLIENPIINAILGILONFFIEEZIENALCENPFMENTVUMAENLRPEELIACALGESCALINAPLIINADELENPALSENEDPENPAIA... non si tratta della trascrizione alfabetica di una lingua sconosciuta o di un rebus rompicapo, si tratta semplicemente delle sigle di alcuni, soltanto alcuni, degli Enti, Istituti, Fondazioni e Associazioni che, nati in tempo ormai trapassato, vissuti a volte anche per fini meritevoli, destinati a perire vuoi per legge naturale che impone a chiunque l'ultimo respiro, vuoi per legge umana (questa però meno imperativa e poco osservata dagli stessi autori, forse a riconferma del detto popolare "fatta la legge trovato l'inganno"), conducono tuttora florida e felicemente dispendiosa vita con finanziamenti pubblici, come dire a spese dei cittadini, in barba a qualsiasi forma di economia e di risparmio necessaria, destinata indistintamente a tutti, imposta però solo ad alcuni.
Le cifre governative sull'esistenza di enti inutili si fermano a 500, ma si può saltare direttamente a 600, a 700 e più, anche a 1.000 senza alcun senso di colpa, ed a queste sommare un equivalente numero di piccoli enti, entetti, entucoli regionali, tutti sovvenzionati dallo Stato, dalle Regioni o dalle Province. E tutti alimentano lo squilibrio del nostro già disastrato bilancio nazionale con qualcosa come mille e più miliardi all'anno.
Qualche numero di inutile vitalità: 106 Accademie, 512 Associazioni, 222 Centri, 213 Istituti, 244 Società e Cooperative, 56 Fondazioni, 109 Compagnie, 73 Comitati ... e chi più ne sa, ne aggiunga.
Diretti discendenti del regime fascista alcuni, per esempio la Gioventù Italiana del Littorio, nata nel 1937, non ancora disciolta anche se è passato mezzo secolo dalla fine del fascismo; l'Ente per le Tre Venezie del '39; l'Opera Nazionale Combattenti; l'EGELI, Ente Gestione Liquidazione Immobiliare del '39, tuttora vivente, che gestisce i beni dei cittadini di razza ebraica. Persino i più retrivi fautori del razzismo si porrebbero degli interrogativi sull'esistenza di questo ente; e così via.
La GIL (Gioventù Italiana del Littorio) venne posta in liquidazione con il R.D. 704 subito dopo la morte di Mussolini. A quattro anni dall'insediamento, nel '44, dell'apposito Commissario, un dettagliato inventario rilevò che le ben 1.331 unità immobiliari di proprietà della GIL potevano essere trasferite al ministero per la Pubblica Istruzione. Ciò che fu liquidato però fu la "L" della GIL. La morte definitiva della Gioventù Italiana venne posticipata; la nuova data il 1950 - Anno Santo - e... fu miracolo: all'ultimo momento, un "Deus ex machina" intervenne per evitare l'irreparabile. E l'Ente, da moribondo, si trasformò in fine tessitore della fitta rete clientelare su cui si è basato il potere per quarant'anni.
Nulla fu tralasciato, furono accuratamente evitate dimenticanze e fra affiliati e ramificazioni una fetta sostanziosa del patrimonio ex GIL poté essere ingurgitata anche dalla Pontificia Opera di Assistenza.
La riforma sanitaria degli anni Ottanta ha eliminato 488 Enti, un bel lavoro (si puote ciò che si vuole). Ma dallo scioglimento di 12 Enti inutili, nel lontano 1957, attuato dall'apposito Ispettorato del ministero del Tesoro, si è instaurata una media di un decesso o due all'anno, con punte massime di 0 negli anni dal '75 all'85 (anni d'oro per l'allegra politica italiana), per poi riprendere negli anni Novanta con un apice di 54 Enti morti nel solo 1994. Sembrerebbe un eccidio, di quelli che fanno rabbrividire gli animi, ma per la pace di chi legge diciamo subito che tale numero è nulla rispetto a quelli rimasti che, imperterriti, persistono nella loro grottesca commedia di spreco di danaro pubblico.
Bisogna dire che la liquidazione di moltissimi enti è stata lunga e travagliata. Perché il disciolto INAM potesse esalare l'ultimo respiro, ad esempio, doveva essere regolato ed attuato l'afflusso, non sempre senza controversie legali, di ben 24 mila dipendenti nelle neonate USL. A quest'ultime, con il personale, fu data in dotazione anche la gestione degli immobili di proprietà del disciolto INAM, alcuni dei quali, però, non pervenuti per "consegna ufficiale". Qualche USL paga ancora l'affitto per le proprie strutture e questo danaro va a depositarsi nelle tasche degli oramai scomparsi ENPA, ENPALS, INPDAP.
Attualmente il volontariato ha quasi totalmente incorporato l'assistenza, la beneficenza, la carità e tutto ciò che sembra esservi di buono nel genere umano. Ma la bontà, per continuare ad essere tale, ha bisogno di danaro che, ovviamente, viene prelevato dal Fondo Pubblico. Si perpetua, così, la moltiplicazione di Enti, Associazioni di assistenza e di beneficenza sostenuti, sarebbe meglio dire impinguati, dal civico danaro.
E pensare che esiste ancora l'IPAB, Ente Pubblico di Assistenza e Beneficenza, la cui vita è - forse - dovuta soltanto all'impossibilità di quantificarne i beni... patrimoniali, s'intende.
Il vero problema è come liquidare un Ente inutile e crearne un altro perfettamente uguale nel quale far affluire patrimonio, debiti, crediti e personale. E' un compito arduo, soprattutto con la trasparenza dichiarata necessaria, ma non impossibile. Clientele e favoritismi non hanno perduto né possono perdere valore ed importanza. Ogni scioglimento, liquidazione o trasferimento è attentamente studiato da varie Commissioni di Studio che - come sempre accade - invece di portare alla luce i problemi e risolverli, li affossano. Come ciò possa avvenire è un mistero irrisolto!
Così 546 unità immobiliari furono vendute o restituite dalla G.I. nel 1969, ma la legge per la definitiva soppressione della "Gioventù Italiana" passò solo nell'ottobre del 1975.
Ad oggi, forse a causa del suo stesso nome, la liquidazione della "Gioventù Italiana" non ha ancora avuto termine.
C'è di meglio. Nel febbraio del 1995 è stata liquidata la Società per l'Educazione Correttiva dei Minorenni ereditata, in linea retta, dall'antico Regno Sardo. I tempi della storia sono diversi, rapportabili solo a quelli degli enti... inutili!
Chissà quante generazioni dovranno alternarsi in questa Italia prima che tutti i vecchi carrozzoni (si diceva una volta) possano essere dichiarati defunti.
Per rassicurare gli uomini di fede. La 382/77 doveva trasferire il patrimonio delle Opere Pie agli enti locali, escluso però il patrimonio delle Opere Pie con "prevalente carattere religioso". Il legislatore aveva sottaciuto la graduatoria. Risultato: invece di trasferire gli immobili si passò a misurare il grado del "carattere religioso". Inutile aggiungere che esso si dimostrò inequivocabilmente "prevalente".
Inesorabilmente, patrimoni inestimabili rimasero ai vecchi proprietari, in beffa come sempre alla regola dell'alternanza, ma con l'assoluta certezza dell'oggi a me, domani... ancora a me!
La regolarità e l'attuazione dello scioglimento di tutti gli Enti "inutili" sono demandate all'Ispettorato per la Gestione del Patrimonio degli Enti Disciolti, forse il più inutile degli enti inutili, il cui costo annuo si aggira su qualcosa come 18 miliardi.
L'Ispettorato è riuscito - nonostante tutto - a liquidare 234 dei 643 (tanti dichiarati dal Parlamento) suoi consimili. E questo sin dal 1957! Non è certo cosa facile mantenere una media così bassa e per tanti decenni...
Media valida peraltro solo perché una legge statistica vuole che anche chi non sa come sia fatto un pollo, se lo sia comunque mangiato. Ma vige una legge ben più importante e, soprattutto, sempre applicata: Cambiare Tutto per Non Cambiare Niente.
Sul tesserino dell'Accademia del Biliardo di Piazza dei Sanniti (Roma) appare ben visibile la sigla "ENAL" (Ente Nazionale Assistenza lavoratori) istituito nel '57, liquidato nel '79. Ma il titolare del locale dichiara di pagare "ogni anno un milione di tasse all'ENAL". Il patrimonio di questo Ente è passato alla Gestione dell'Ispettorato del ministero del Tesoro, mentre il personale è andato alla Regione.
L'ex ENAOLI e l'ex ONPI, ormai disciolti, continuano a ricevere dall'INAIL qualcosa come 400 miliardi all'anno.
L'ISMEA, Istituto Studi Ricerche Informazioni sui Mercati Agricoli, sorto dalla fusione dell'ITPA e dell'IRVAM, ha assorbito anche il deficit di 16 miliardi dei due Enti disciolti e a sua volta è stato commissariato.
Alcuni ingenui, nel napoletano, hanno acquistato i terreni che l'Opera Nazionale Combattenti stava alienando. Incassato il danaro, l'ente si è volatilizzato e da 16 anni queste persone vengono rinviate dalla Regione all'Ispettorato del Tesoro. Avranno ancora molta di strada da fare prima di arrivare a qualcosa di concreto. D'altro canto, non esiste soluzione di continuità fra un ente disciolto ed uno creato, continuato con le stesse menti e mentalità nonché uguali regole, in più ormai istituzionalizzate.
Si privatizzano gli Enti pubblici, ma al di fuori dell'aggiunta di Spa, Fondazione, ecc. alla "ditta", cosa cambia se le persone sono le stesse o della stessa corrente? Povero Cipputi, al Nord, al Centro, al Sud, sei destinato ad essere gabbato. Se non cambi tu, niente cambia!
Il clientelismo, i voti di scambio, le tangenti possono tutto; può tutto il timore della perdita del potere, degli onori, dei vantaggi, dei privilegi, così come può tutto la paura di non poterli conquistare.


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