§ PORTO FRANCO

L'EUROPA LIBERA DA FARDELLI IDEOLOGICI




Bruno Sandri



Sul piano culturale, dopo l'entusiasmo degli Illuministi settecenteschi per la Cina confuciana, il vantaggio conquistato dall'Europa, insieme agli Stati Uniti e alla Russia, con la rivoluzione industriale, gettò l'Asia in una condizione di inferiorità pratica che essa sentì come un'ingiusta sopraffazione, punteggiata dalle guerre dell'oppio, dai "trattati disuguali" imposti alla Cina dalle cannoniere euro-americane, dall'occupazione coloniale di quasi tutta l'Indocina (ne rimase esclusa soltanto la Thailandia), dalla spedizione dei "bianchi" contro i "Boxer", dal mancato riconoscimento dell'uguaglianza razziale alla Conferenza di Versailles (con l'umiliazione del Giappone, che pure era tra gli Stati vincitori), infine dalle bombe atomiche su Hiroshima e su Nagasaki. Eppure, l'Asia ha prodotto civiltà più antiche dell'Europa, e per lo meno altrettanto raffinate. Senza dubbio, finora era mancata, da parte europea, una comprensione culturale dell'Asia, e a Bangkok sono state poste le basi per il suo superamento.
Sul piano economico, nel corso degli ultimi dieci-quindici anni, a causa delle politiche export-oriented dei Paesi asiatici, l'Europa ha contrastato in vari modi l'aggressività degli orientali, ma alla fine si è resa conto che la chiusura e lo scontro l'avrebbero danneggiata più di una riaffermazione dell'economia di mercato e della liberalizzazione degli scambi. Parallelamente, già in difficoltà con gli Stati Uniti che costituivano il loro principale mercato di sbocco, i Paesi asiatici hanno capito che non potevano, operando ciascuno per proprio conto, crearsi ampi spazi in Europa né attraverso la pratica delle acquisizioni e della produzione in loco né utilizzando i Paesi ex comunisti, visto che il loro ingresso nell'Unione europea non è prevedibile in tempi brevi.
Entrambe le parti, quindi, hanno rinunziato alla politica della forza, ma in base a una considerazione di più ampio respiro. A mano a mano che le economie asiatiche maturano, e che aumentano gli scambi interasiatici, crescono i bisogni di investimenti infrastrutturali, e in questo campo l'Europa è senza dubbio un partner con le carte in regola. E' apparso quindi logico avviare il superamento di una visione strettamente commerciale in una più vasta di sviluppo globale dove la domanda dell'Asia può integrarsi con l'offerta dell'Europa in quella che è stata definita la "nuova partnership per il grande sviluppo", che non è stata messa in discussione neanche con i muscoli mostrati da Pekino nei confronti di Taiwan (una vetrina ad uso politico interno, per far passare in secondo piano problemi cinesi nella Cina continentale; e nulla di più).
Infine, e a proposito, l'aspetto politico-strategico. Numerose tensioni si sono accumulate nell'Estremo Oriente, di cui sono stati precisi segnali i nervosi atteggiamenti di vari Governi riguardo alla sovranità su alcune isole e sulla proclamazione della zona economica esclusiva di 200 miglia marine. Con un mondo esterno ostile, tali problemi si aggraverebbero. In un mondo aperto, invece, è più facile un compromesso. Cessati i timori e i ricordi del colonialismo, l'Asia vede nei sempre più intensi rapporti economici con l'Europa, oltre che con gli Stati Uniti, un fattore di stabilità politico-strategica, accompagnato dal supporto della Comunità degli Stati Indipendenti (Russia e federati). Il tradizionale pragmatismo asiatico ha chiesto e ottenuto parità di livello. L'Europa si è presentata libera da fardelli ideologici. Non si vede un solo motivo per crearne di nuovi, con assi privilegiati, nel Vecchio continente.


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000