§ PORTO FRANCO

UNA CHANCE PER LE BANCHE




Ulderico Marsili



Sull'avvento della moneta unica europea secondo le scadenze definite dai Trattati non c'è ancora alcuna certezza. Gli uomini politici sono convinti che esso avverrà regolarmente e che anche l'Italia sarà della partita. Gli economisti sono meno ottimisti. Gli operatori economici sembrano molto interessati a parole e molto meno preoccupati (in senso positivo e negativo) all'atto pratico.
Anche le banche sembrano in realtà disinteressarsi al problema, che peraltro proprio per esse dovrebbe essere cruciale.
L'unificazione monetaria avrebbe infatti sulle banche un impatto di grande rilievo e il comportamento di queste imprese, specialmente in alcuni servizi, sarebbe determinante nella realizzazione pratica dell'unificazione e nella determinazione del livello della sua efficienza.
Quanto al primo aspetto della questione si conoscono soltanto due studi seri, portati a termine rispettivamente dalla Federazione Bancaria Europea e dalla Banca Commerciale Italiana. Da essi emerge una situazione preoccupante basata essenzialmente su due aspetti:
a) l'impatto che direttamente e indirettamente la moneta unica avrà sui sistemi informativi e di rilevazione contabile delle banche;
b) l'impatto della medesima sul conto economico e specialmente sui ricavi delle banche soprattutto in connessione con la riduzione dell'attività bancaria relativamente al commercio dei cambi, delle coperture e degli arbitraggi.
Si tratta di conseguenze molto serie per le banche europee e quindi anche per quelle italiane, che vedranno ulteriormente ridotti i loro margini di profitto per la combinata azione dell'aumento dei costi per il passaggio dei costi informativi e contabili da un regime in lire ad uno in euro, e della riduzione dei ricavi connessa con il ridimensionamento delle attività in valute diverse da quella unica.
Si tratta di conseguenze che hanno indotto qualcuno, soprattutto in alcuni Paesi europei diversi dall'Italia, ad affermare che le banche sarebbero contrarie all'unificazione monetaria e che cercherebbero in qualche modo di contrastarla.
Personalmente non credo che sia così, almeno per una serie di motivi, il primo dei quali è la forza che le banche avrebbero nel contrasto suddetto, forza che mi sembra in realtà abbastanza scarsa. In secondo luogo, va poi considerato che il citato atteggiamento delle banche presupporrebbe un uguale impatto dell'unificazione monetaria sui conti economici di tutte le banche, le quali subiranno invece in modo diverso tale impatto a seconda della loro efficienza, del modo in cui affronteranno i problemi organizzativi, del peso relativo dell'attività in valuta sul totale delle loro attività, e via di seguito.
Da ultimo, ma soltanto in ordine di elencazione e non di importanza, non è vero che l'impatto dell'unificazione monetaria sulle banche sarà solo negativo. E' infatti verosimile che, di fronte alle conseguenze esaminate in precedenza, l'unificazione potrà offrire importanti opportunità positive alle banche. Per quanto riguarda, ad esempio, l'attività in cambi è necessario ricordare che quella concernente le divise che spariranno per dar luogo all'euro ha storicamente rappresentato solo una parte modesta della complessiva attività in cambi, basata essenzialmente sulla conversione delle stesse divise sul dollaro. Anche i cambi con il franco svizzero e con lo yen giapponese hanno sempre rivestito una buona importanza, che manterranno così come quelli in dollari.
Dato poi che l'unificazione monetaria non riguarderà, almeno nella prima fase, tutte le divise europee, un certo volume di cambi permarrà in attesa delle fasi successive. Molti operatori esteri, che prevedono l'entrata tardiva dell'Italia nel processo di unificazione di cui si parla, contano anche sul permanere di cambi fra la lira, l'euro e le altre valute che avranno la stessa sorte della lira. Se questo fosse vero, le banche italiane potrebbero addirittura mantenere quel ruolo di leadership che hanno sempre avuto nel mercato della lira, nonostante che i dati più recenti dimostrino che anche senza l'unificazione monetaria tale ruolo è in netto declino.
L'avvento della moneta unica dovrebbe poi offrire nuovi spazi operativi alle banche europee, che potrebbero rafforzarsi nei mercati valutari a motivo del fatto che l'euro, contrariamente a quanto oggi accade per le singole divise europee, potrà svolgere anche un ruolo di moneta di riserva su scala mondiale, intaccando almeno parzialmente il predominio del dollaro. L'unificazione monetaria dovrebbe poi dare un impulso notevole alla negoziazione dei valori mobiliari emessi da operatori europei, finora limitati dalla ristrettezza dei mercati nazionali e dalla scarsa appetibilità delle singole valute di emissione. Ciò ha, ad esempio, circoscritto l'inserimento dei valori mobiliari europei nei portafogli dei grandi investitori istituzionali internazionali, che potrebbero cambiare politiche in seguito all'avvento della moneta unica.
Se questo fosse vero, l'attività delle banche europee sui mercati finanziari mondiali dovrebbe espandersi e così dovrebbe avvenire anche per le commissioni e le provvigioni per le banche.
L'aumento delle transazioni e l'accresciuta liquidità dei mercati finanziari europei dovrebbero essere la vera opportunità che l'unificazione monetaria dovrebbe offrire alle banche dell'Unione, che potrebbero trasferire su un nuovo teatro operativo le attività speculative e di altra natura oggi concentrate sui più ristretti mercati finanziari nazionali. Anche qui, tuttavia, l'impatto sui volumi patrimoniali e sui conti economici delle singole banche sarà diverso da caso a caso, e specialmente secondo il modo in cui le stesse singole banche sapranno integrarsi nel nuovo ambiente competitivo che l'unificazione monetaria riuscirà a instaurare. In questo senso ricordo peraltro che le nuove frontiere dei mercati mobiliari aperte dall'avvento dell'euro non faranno altro che accentuare la tendenza già in atto da qualche tempo verso un sempre maggiore coinvolgimento dell'attività bancaria in tali mercati.
E' quindi estremamente importante che le banche si rendano conto dello scenario monetario europeo cui vanno incontro inevitabilmente, seppure ancora con alcune incertezze temporali. Esse farebbero bene a preoccuparsene e ad attrezzarsi per affrontare tale scenario in modo attivo, al fine non soltanto di ridurne gli impatti negativi, ma anche di coglierne le opportunità. Il tempo per far tutto questo c'è ancora.


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