§ USCIRE DALL'EMERGENZA

INFLAZIONE PRIMO NEMICO




Antonio Fazio
Governatore della Banca d'Italia



Punto di riferimento ultimo di tutti i mercati finanziari rimane il valore di ogni moneta, in termini di beni e servizi. Il livello dei prezzi è regolato dalla politica monetaria, su di esso si riflettono l'efficienza e le prospettive del sistema economico, le politiche fiscali e di bilancio. Nel presente contesto di monete puramente fiduciarie, alla conservazione nel tempo del loro valore contribuisce in misura essenziale il consenso delle parti sociali.
La crescita del reddito in Italia è particolarmente elevata. Vi è stata una ricomposizione favorevole della domanda globale. La bilancia dei pagamenti correnti presenta un surplus prossimo al due per cento del prodotto interno lordo, che si aggiunge ai buoni risultati conseguiti negli anni precedenti. L'attivo continuerà nel 1996.
Nonostante ciò, i mercati valutari e finanziari italiani sono stati coinvolti nella crisi del sistema internazionale dei cambi dei primi mesi dello scorso anno, riflettendo valutazioni non positive dei mercati sui rapporti politici e istituzionali, sulle prospettive di risanamento della finanza pubblica, sull'andamento dell'inflazione. La percezione di una maggiore stabilità nell'azione di governo, la manovra correttiva di finanza pubblica, la riforma del sistema pensionistico, il progressivo irrigidimento delle condizioni monetarie hanno permesso, da maggio '95, l'avvio di una fase di recupero sia del cambio sia dei corsi dei titoli pubblici.
Preoccupante è stato l'andamento dell'inflazione nella prima metà del 1995. In relazione alla forte accelerazione produttiva e all'indebolimento del cambio, l'aumento dei prezzi, al netto degli effetti immediati dell'inasprimento dell'imposizione indiretta, dal 4 per cento annuo degli ultimi tre mesi del 1994 saliva al 5 per cento nel corso dei primi tre mesi del 1995. Tali sviluppi ci inducevano in febbraio a un aumento del tasso ufficiale di sconto di 75 punti base e di quello sulle anticipazioni di 125 punti.
All'ulteriore innalzamento dell'inflazione registrato nel corso del secondo trimestre reagimmo, a fine maggio, con un nuovo rialzo, di 75 punti base, dei tassi ufficiali. Insieme agli effetti di contenimento della domanda interna derivanti dall'azione fiscale, la restrizione monetaria ha contribuito a raffreddare le aspettative d'inflazione. Grazie anche al superamento della crisi del cambio, l'aumento dei prezzi, nel corso del terzo trimestre, è risultato sensibilmente più moderato, discendendo, su base annua, al di sotto del 4,5 per cento.
Nel corso del quarto trimestre, le aspettative di ulteriore calo dell'inflazione sono andate deluse. Il deterioramento del potere d'acquisto della lira sul mercato interno è connesso in misura rilevante con l'ulteriore accrescimento dei margini di profitto, favorito dal cambio deprezzato e dalla sostenuta espansione della domanda globale.
Lo squilibrio tra remunerazione del lavoro e costo della vita ha frenato i consumi; qualora persistesse e non fosse ancora compensato da aumenti degli investimenti, inciderebbe negativamente sullo sviluppo e sull'occupazione.
Sarebbe un grave errore ricercare la correzione delle modifiche nella distribuzione dei redditi degli ultimi due anni attraverso un'accelerazione dei redditi da 'lavoro. Si riaccenderebbe l'inflazione, si ridurrebbe la competitività, si frenerebbe, ugualmente, lo sviluppo produttivo.
L'impegno di tutte le parti sociali deve essere volto a conseguire l'obiettivo, che appare non difficoltoso, ma tutt'altro che scontato, di una discesa dell'inflazione al di sotto del 4 per cento, verso il 3,5 nella media dell'anno.
E' necessario che l'evoluzione dei redditi da lavoro sia coerente con tale obiettivo. Per non vanificare l'effetto sull'inflazione, sullo sviluppo, sull'occupazione, del contenimento del costo del lavoro, occorre che anche l'andamento degli altri redditi, in primo luogo dei margini di profitto, e quello del complesso dei prezzi amministrati, risultino coerenti con la finalità di abbattere l'inflazione. L'aumento medio dei prezzi, nelle altre grandi economie industriali, attualmente è dell'ordine del 2 per cento. Negli ultimi tempi, il cambio della lira e il corso dei titoli di Stato hanno notevolmente beneficiato del raggiungimento degli obiettivi fissati per i conti pubblici del 1995 e dell'approvazione, entro i termini stabiliti, della legge finanziaria per il 1996.
Nello scorso mese di ottobre, chiamati a riferire davanti alle Commissioni Bilancio della Camera e del Senato, abbiamo sottoposto a vaglio critico la manovra di bilancio, ai fini della correzione programmata. La necessità di una manovra aggiuntiva nella prima metà di quest'anno permane, anche alla luce di una possibile lievitazione di alcune spese rispetto alle previsioni; in particolare, dei finanziamenti all'Inps, in relazione all'applicazione delle note sentenze della Corte Costituzionale in materia pensionistica.
Perché la discesa dei tassi d'interesse continui con decisione, è necessario mirare a condurre, con ampio margine di sicurezza, il fabbisogno del Tesoro al di sotto dell'annunciato limite di 110 mila miliardi.
La norma opportunamente inserita con l'articolo 3, comma 242, della legge di accompagnamento della Finanziaria, prevede che la stima del fabbisogno riportata nella relazione trimestrale di cassa di fine febbraio costituisca la base per definire l'entità dell'eventuale correzione. La manovra verrebbe attuata in una fase congiunturale dell'economia ancora favorevole.
La politica monetaria rimane ferma sull'obiettivo di portare l'inflazione al di sotto del 4 per cento nella media del 1996, mirando a una ulteriore decelerazione negli anni successivi. I tassi a breve termine risponderanno all'effettivo andamento dell'inflazione.
Siamo certi che l'azione di risanamento dei conti pubblici, già efficacemente avviata nel corso degli anni precedenti e che nel 1995 ha ottenuto risultati importanti, continuerà nel 1996. La riacquisita piena fiducia degli operatori interni ed esteri favorirà la riduzione del costo del debito e il riequilibrio dei conti pubblici. Riteniamo che il comportamento delle parti sociali e le politiche di prezzo delle imprese nel settore industriale e nel settore terziario saranno coerenti con la finalità di condurre l'inflazione verso quella che osserviamo negli altri grandi Paesi industriali.


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