§ CHE ITALIA FA

PIU' ANZIANI A NORD MENO CASE A SUD




Franco Mastria



Le città del Nord invecchiano, seguendo una tendenza demografica che ha fatto dell'Italia il Paese europeo in testa alla graduatoria della denatalità, mentre a Sud i giovani non sono ancora una rarità. In altre parole, molti anziani e pochi giovani a Genova, Bologna e Firenze, più giovani e meno anziani a Napoli, Bari e Catania; occupazione a livelli europei a Bologna, Verona e Milano, disoccupazione record a Palermo, Napoli e Catania; strutture scolastiche pubbliche sufficienti a Bologna, Venezia e Milano, scarse a Bari, Palermo e Catania; case affollate a Napoli, Bari e Catania, abitazioni spaziose a Genova, Torino e Venezia. Sono questi alcuni tra i dati più interessanti che emergono dai fascicoli dedicati ai dodici grandi comuni, diffusi dall'Istituto centrale di statistica.


Sembra quasi che le grandi città italiane, vere e proprie "isole" metropolitane, abbiano come unico denominatore comune una popolazione superiore a 250 mila residenti: ma la loro realtà, dalla qualità della vita all'accessibilità dei servizi, dalla situazione degli alloggi alla mobilità quotidiana, presenta caratteristiche complesse e variegate, un mosaico che ricalca la tradizionale spaccatura tra Nord e Sud.
Dieci milioni di italiani, praticamente uno su sei, vivono nei dodici grandi comuni. Roma, Milano e Napoli sono le uniche città italiane che hanno più di un milione di residenti, e Roma, la prima per popolazione in assoluto, ha circa il doppio degli abitanti di Milano. C'è però da osservare che l'area metropolitana milanese è la più estesa in termini assoluti (la provincia di Milano ha tre milioni e 923 mila abitanti, contro i tre milioni e 761 mila della provincia di Roma). In tutti i grandi comuni la popolazione nel corso del decennio 1981-1991 è diminuita, anche se con ritmi molto differenziati: intensamente a Milano e a Torino, che hanno perso circa il 15 per cento dei residenti; soltanto di poco a Roma e a Palermo, dove la flessione non raggiunge il 2 per cento.
L'andamento della dinamica demografica e sociale nelle grandi città riflette e accentua le tendenze che si registrano a livello nazionale. Così le percentuali più elevate di popolazione anziana (65 anni e oltre) si riscontrano a Genova (21,2 per cento), a Bologna (23,4 per cento) e a Firenze (22 per cento), dove è anche più elevata l'incidenza di famiglie unipersonali, prevalentemente composte da anziani soli. Speculare la situazione delle grandi città del Mezzogiorno: Napoli e Palermo, ma anche Bari e Catania, sono le città più "giovani" e quelle con una più elevata presenza di famiglie numerose, con un'ampiezza media che varia da 3 a 3,4 componenti, contro una media di 2,8 a livello nazionale.
Le contraddizioni esistenti fra il Centro-Nord e il Mezzogiorno riguardano non solo aspetti di natura demografica, ma anche, e soprattutto, quelli socio-economici. Le sperequazioni esistenti nella situazione del mercato del lavoro determinano un tasso di attività (rapporto tra le forze di lavoro e la popolazione) che oscilla dal 45 per cento di Bologna al 37 per cento di Catania. Il tasso di disoccupazione, che in alcuni quartieri di Bologna è allineato ai migliori livelli europei (poco più del 5 per cento) raggiunge a Napoli picchi addirittura drammatici: nei quartieri di Secondigliano il tasso tocca, rispettivamente, il 55,7 e il 61,7 per cento.
Anche sul fronte della casa gli squilibri, di cui la dinamica demografica è una delle principali responsabili, sono piuttosto sensibili. L'affollamento medio di un'abitazione occupata varia dai 2,4 occupanti per abitazione delle grandi città padane ai 3,2-3,4 di Bari, Palermo e Napoli. I trentacinque metri quadrati a disposizione di un cittadino di Bologna e di Firenze si riducono a ventiquattro a Napoli e addirittura a 20,1 nel quartiere di Poggioreale. Gli squilibri non mancano sul versante dell'istruzione: Milano e Bologna, Firenze e Roma fanno registrare le frequenze più elevate a corsi di istruzione superiori, che al contrario risultano minime a Napoli, Catania e Palermo. Se poi si considera l'istruzione complessiva, si "scopre" che nel quartiere Colli di Bologna ci sono 29 analfabeti e 2.047 laureati su 8.228 residenti di sei anni e più, mentre a Napoli nel quartiere Ponticelli su 47.354 residenti ci sono ben 1.972 analfabeti e appena 612 laureati.
E veniamo al problema degli immigrati. Roma, Milano e Firenze sono le città che l'attraggono" maggiormente gli stranieri, sia quelli residenti sia quelli temporaneamente presenti. C'è in ogni caso da sottolineare che in quasi tutte le grandi città la maggior parte degli stranieri è caratterizzata da una presenza mobile e precaria, mentre Venezia, Firenze, Roma e Milano sono città che risentono sia del flusso turistico che di quello legato alla loro natura di importanti "poli" di attività economiche.
Una delle principali caratteristiche della nostra società è quella della crescente mobilità giornaliera della popolazione, ovvero l'aumento degli spostamenti pendolari quotidiani per motivi di lavoro e di studio. Il fenomeno caratterizza in particolar modo i grandi comuni, sia per quanto concerne gli spostamenti che avvengono all'interno delle città sia per quanto concerne la capacità di attrazione che le città stesse esercitano nei confronti dei comuni delle fasce limitrofe.
Nei dodici grandi comuni circa la metà della popolazione si sposta quotidianamente per ragioni di lavoro o di studio. Ad "uscire" non sono comunque molti: ad esempio, a Roma sono circa 37 mila, a Milano 96 mila e a Napoli 32 mila. La maggior parte della popolazione si muove invece all'interno delle città: circa un milione e 382 mila a Roma, circa 620 mila a Milano e altre 418 mila a Napoli.
A questi si aggiungono i pendolari che risiedono nei comuni vicini, che si spostano ogni giorno verso il comune centro dell'area. Su Milano, ad esempio, gravitano circa 470 mila persone al giorno, su Napoli 207 mila, su Torino 203 mila e su Roma 192 mila. Si tratta di cifre molto consistenti, tanto che si calcola che la popolazione diurna in spostamento per motivi di lavoro e di studio raggiunge a Roma un milione e mezzo di unità, sfiora il milione di unità a Milano e supera il mezzo milione a Napoli e a Torino.


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