§ IL RISORGIMENTO ITALIANO A MALTA

ESULI DELL'ALTRA SPONDA




Oliver Friggieri
Università di Malta



Premessa storica
Il 2 settembre 1798, i maltesi sorsero contro i dominatori francesi e formarono un'assemblea nazionale composta da vari cittadini provenienti da ogni singolo villaggio. Si era deciso di proclamare il re delle Due Sicilie sovrano dell'isola ma, allo stesso tempo, di chiedere anche l'aiuto di Lord Nelson che godeva dell'amicizia di re Ferdinando. Nel gennaio 1799 un gruppo di ribelli, fra i quali il leggendario prete Mikiel Xerri (1), fu fucilato pubblicamente dai dominatori. Napoli fu occupata dai francesi e il re e la famiglia reale dovettero fuggire verso Palermo.
Conseguentemente i maltesi si rivolgevano all'Inghilterra: una larga maggioranza della popolazione desiderava vedere l'isola diretta dagli inglesi. Con la pace di Amiens (27 marzo 1802), imposta dalla vittoria napoleonica di Marengo, in virtù dell'articolo X del Trattato, Malta doveva essere restituita all'Ordine Gerosolimitano, e messa in uno stato di totale indipendenza sotto "la protezione e la garanzia della Gran Bretagna, Francia, Austria, Russia, Spagna e Prussia". Con la pace di Parigi (30 maggio 1814), Malta entrava ufficialmente a far parte dell'Impero inglese. L'articolo 7 del Trattato di Parigi sanciva la sovranità britannica. (2)
Sotto la dominazione dell'Inghilterra, l'isola non solo rimase sempre legata alla Sicilia per vincoli di lingua e di costumi, ma partecipò anche al risorgimento della penisola (3). Il Paese, nonostante ciò, pur avendo una lunga tradizione italiana affidata ininterrottamente nelle mani della classe borghese, non possedeva in sé le qualità di direzione e di coraggio che avrebbero potuto avviarlo a formare una coscienza nazionale capace di realizzare una trasformazione politica e culturale. Il basso livello di educazione delle masse (4), il dislivello sociale tra la classe colta e la classe dei lavoratori, nonché l'incuranza in cui si trovava da secoli l'idioma maltese come strumento di unificazione e di incivilimento, sono alcune delle cause della rassegnazione e della indolenza quasi naturale che caratterizzavano il popolo.
Quando, poi, questa insularità tradizionale cominciava ad essere rotta, ebbe inizio una profonda riforma in sede politica e culturale. Mentre continuava a svolgersi la cultura italiana locale, si cominciavano a seminare i primi germi per una nuova cultura locale, scritta in maltese, benché identificabile mediante le caratteristiche dell'antica cultura che era considerata da molto tempo come l'unica dell'isola. Il movimento a favore del maltese diede inizio anche ad una presa di coscienza patriottica a proposito della questione costituzionale.
Il parallelismo tra cultura italiana in Italia e la sua modificazione a Malta si svolgeva sii due piani: continuazione e adattamento nuovo sul livello letterario, e imitazione e conseguimento sul livello politico. A causa del rapporto che il secolo XIX stabiliva tra espressione letteraria e attività patriottica, il principio fondamentale del nazionalismo romantico si identificò del tutto con la visione di una letteratura d'impegno comunitario. Scrivere cominciava a significare anche combattere, politicizzare la parola.

I primi esuli italiani nell'isola
Sono diversi i motivi che costrinsero gli esuli liberali italiani a stabilirsi a Malta durante il periodo 1804-1860 e poco dopo, fra i quali il fatto che l'arcipelago maltese offrisse un sicuro rifugio sotto il dominio dell'Inghilterra liberale: da Malta potevano osservare da vicino lo svolgimento delle vicende, ricevere comunicazioni e notizie, e mantenere un vivo contatto con le famiglie e gli amici in patria, essendo anche in grado di ritornarvi da un momento all'altro (5). C'è anche l'identità di cultura, di lingua e di costumi, come attestano diversi documenti della Chiesa e del governo britannico a Malta, ad esempio una lettera dell'arcivescovo Pubblio Maria de' Conti Sant al governatore O' Ferrall (1848) e un dispaccio che il Sant inviò al ministro inglese delle Colonie, Grey, il 29 novembre 1849 (6).
L'emigrazione politica del Risorgimento ebbe inizio durante il periodo napoleonico. Il primo esule si ritiene Vittorio Barzoni che, dopo essere stato sfrattato da Vienna da Napoleone (7), arrivò a Malta nel 1804 e vi svolse una vasta attività giornalistica per circa dieci anni. Era uno degli emigrati antifrancesi e a favore degli inglesi, ma aveva anche le sue idee liberali intorno all'insurrezione italiana, di cui diede prova nei suoi scritti pubblicati sul Giornale di Malta (1813). Il Barzoni iniziò anche il giornale L'argo e lo utilizzò nella propaganda contro la supremazia napoleonica. Tra il 1804 e il 1810 pubblicò Il cartaginese - giornale politico in cui, fra altre cose, predicava la necessità di una Italia unita. Nel 1813 iniziò la pubblicazione di un foglio governativo, la Gazzetta del Governo di Malta che poi nel 1816 assumerà un nome inglese, Malta Government Gazette. Durante il suo soggiorno nell'isola Barzoni scrisse due libri, Operette (1808) e Dissertazione politica (1811).
Altri ribelli si rifugiarono a Malta nel 1815, a causa della Restaurazione. Il primo gruppo di rilievo, importante per l'effetto che lasciò, è quello che vi giunse dopo le insurrezione piemontesi del 1820-1821. Dopo il crollo del regime napoleonico in Europa, e gli insuccessi delle rivolte dei Carbonari a Napoli nel 1820, in Piemonte nel 1821, e negli Stati della Chiesa nel 1830, iniziò un lungo periodo di governo poliziesco durato quasi fino al 1860. Entro questo periodo avvenne il primo grande esodo verso Malta. Erano scrittori e professionisti, o rivoluzionari attivi. Fra i nomi più importanti ci sono Carascosa, Raffaele Poerio, Gabriele Rossetti e altri. Il Rossetti fuggì a Malta il 20 aprile 1821. Fu entusiasticamente accolto dal pubblico, particolarmente negli ambienti letterari. Fin dal principio apparve chiaro che la sua presenza nell'isola si appoggiava sulla fama poetica. Si dice che il suo arrivo nel porto attirò una folla commossa e plaudente e ad un tratto, "da una agil feluca, gremita di donne leggiadre, sentì sciogliersi [...] un suo canto già famoso":

Sei pur bella cogli astri sul crine
che scintillan quai vivi zaffiri,
è pur dolce quel fiato che spiri
porporiera foriera del dì
(8).

A Malta fu protetto dalle autorità britanniche e dimorò per oltre due anni, durante i quali avvicinò vari studiosi maltesi, fra i quali il poeta Luigi Rigord, e tenne diverse accademie poetiche, componendo, fra l'altro, L'amore che dipinge la bellezza e parecchi epigrammi. Sir Hookham Frere, uno studioso inglese residente nell'isola (a cui il poeta dedicò il suo Tempo, ovvero Iddio e l'uomo), diventò suo protettore presso gli inglesi. La sera del 12 agosto 1821, nella casa del cavaliere Parisio "gremita di dame, letterati e diplomatici", il "decano dell'emigrazione italiana" cantò l'ode L'apostolo San Paolo che naufraga a Malta e se ne dichiara il protettore (9).
Intorno alla sua attività poetica nell'ambiente dei letterati maltesi e degli esuli, il Rossetti così scrisse in una lettera del 28 marzo 1822 a Giacomo Ferretti:
"Accademie di poesia estemporanea e scuole di lingua e letteratura sono state il mio ricovero qui; e colà vi aggiungerò stampa di mie opere non poche, e così faremo schermo contro i colpi del Fato. Di molti canti che ho improvvisato, e che hanno trascritto, le cure dell'amicizia ospitale han dato (me inscio) alla stampa il canto che a te spedisco" (10).
Raffaele Poerio venne a Malta varie volte durante i primi sette anni del suo lungo esilio. La prima volta fu verso il 20 gennaio 1822 quando, dopo essersi ritirato sui monti della Calabria, poté sfuggire alle ricerche della polizia borbonica. Nel maggio 1822 tornava nell'isola, ma anche questa volta non vi si poteva trattenere a lungo.
Nell'aprile 1823, incaricato di una missione da parte dei compagni d'esilio, approdava ancora a Malta, ma le insistenze del console napoletano affinché il Poerio lasciasse l'isola ottennero finalmente il loro risultato e il 21 aprile il calabrese partiva per la terza volta. Il Rossetti e il De Luca lo prendevano sotto braccio, e tutti gli altri andavano appresso. Approdò di nuovo a Malta nel maggio 1823 e nel luglio venne arrestato, condotto in prigione e tenuto in custodia. Nonostante ciò, tornò ancora negli anni successivi e vi si tratterrà più a lungo (11).
Il primo esule irpino fu Pietro De Luca di Montefusco, arrivato il 24 febbraio 1823. Fra gli amici con i quali s'incontrava, trovò il Rossetti, occupato nell'insegnamento della lingua e della letteratura italiana. Il 29 ottobre 1824 partì verso il Levante (12).
Il Rossetti dedica tutta la settima parte (strofe 210-243) del poema La vita mia ad una elaborata narrazione delle sue esperienze nell'isola, così descritta nella sestina che introduce l'intero canto:

A te si volse in pria l'angelica prora,
florida Malta, piccola ma bella;
fra l'inquieto mar questa dimora,
d'Italo genio e d'araba favella.
Fra le menzogne meditando il vero,
in te trascorsi un mezzo lustro intero.
(13)

Questa non era l'unica occasione in cui il Rossetti prese spunto da avvenimenti politici e sociali maltesi; in occasione delle nozze di due personaggi inglesi, membri dell'alta classe, compose una lunga ode che, nel suo allontanare il fatto dalle condizioni reali, nell'atmosfera mitica riallacciata al gusto neoclassico, e nell'onda melodiosa dei settenari piani e sdruccioli, ricorda le due odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All'amica risanata che il Foscolo aveva pubblicato circa venti anni prima. Da una circostanza particolare che mostra che il poeta non si ritenne distaccato dallo svolgersi della vita sociale dell'isola, il Rossetti creò una visione universale:

Scendi, e l'aurato talamo
del lume tuo rischiara;
ve' che le Grazie a gara
t'infioran il sentier;

Pubero Dio tedifero,
cui brilla il gaudio in viso;
il cui divin sorriso
santifica il piacer.
(14)

Il generale Michele Carascosa, che già aveva seguito Napoleone a Malta, vi si rifugiò dopo i moti del 1821 e sposò la figlia del generale maltese Gatt (15). Salvatore Chiudemi, scrittore, traduttore e storico, riparò a Malta, da dove passò a Torino insegnandovi storia nell'università. Guglielmo Finotti, ferrarese, dopo quattro anni di soggiorno in Tunisia, arrivò a Malta, fondò due fogli - Il corriere mercantile di Malta e L'educatore, pieni di spirito patriottico - e stampò alcuni libri, fra i quali Reggenza di Tunisi (16).
Nel gruppo di messinesi che giunsero a Malta nel 1822 c'era Giuseppe Cesareo, il padre del poeta maltese Paolo, nato a Floriana nel 1844. Paolo conseguì i suoi studi a Siracusa sotto la direzione del poeta Emmanuele Giaracà e fu amico degli scrittori Sebastiano Macaluso e Emilio M. Di Natale, che ha pubblicato parecchi scritti letterari su riviste maltesi (17).
Insieme all'attività politica degli esuli nell'isola va anche ricordata la loro partecipazione letteraria. Molti di loro fondarono scuole private e tennero diverse accademie di poesia e di critica dantesca. Gli scrittori si dedicarono alla stesura di opere creative che spesso servirono a diffondere la cultura generale e a rendere fra i maltesi il sentimento della nazionalità. Ad opera dei primi profughi fiorirono le accademie di poesia estemporanea, tradizionalmente cara al pubblico locale che si divertiva a suggerire un tema, normalmente attinente a importanti eventi politici e religiosi, in base al quale il poeta era invitato a comporre versi. li poeta quasi sempre esprimeva le pene dell'esilio e la speranza in un avvenire glorioso e libero.
Tali composizioni diventavano poi oggetto di vivaci commenti. Molti giovani si appassionarono a raccoglierle e alcune di esse furono pubblicate come fogli e libretti (18). Uno di questi poeti fu Giovanni Giustiniani da Imola. In L'esule cerca con fervore di suscitare un senso di ammirazione per i cittadini che vanno in fuga di paese in paese, rievocando la speranza in un futuro vittorioso:

Non vedete la livida nube
sovra il capo de' vostri nemici,
non udite de' Bardi le tube
fra le libere insigne vittrici?
Chi non spera la gloria primiera
non è degno dell'italo onor.
(19)

Un altro poeta italiano che svolgeva una simile attività presso i circoli culturali maltesi fu Camillo Mapei. Era noto fra gli arcadi con il nome di Narizio Ismeneo. Tenuto d'occhio dai Borboni, essendo sospettato di nutrire simpatie per la "Giovine Italia", il Mapei aggravò la sua posizione tenendo una conferenza, piuttosto aggressiva, sulle glorie antiche dell'Italia.
Con l'aiuto di alcuni amici che avevano dimora a Marsiglia, giunse a Malta alla fine del maggio 1841; nell'isola, a causa della sua abilità di poeta estemporaneo, era ben visto e accetto dalle autorità inglesi e dal clero locale (20). Una sua raccolta poetica mette in evidenza il fatto che era uno dei poeti più acclamati nelle accademie tenute in quegli anni.
Nell'introduzione al libro Versi estemporanei gli editori maltesi dicono così di fui: "Camillo Mapei, nome conosciuto nelle più celebri accademie d'Italia, la sera del 26 giugno improvvisava in questo real teatro di Malta esercendo la prima volta per necessità quella professione che solo per diletto avea altrove esercitato. Acceso di fantasia, fecondo di mente, caldo di affetti dettava nel bollor della ispirazione carmini ardenti. Scevro d'impostura, che pur suol essere il comune retaggio degli improvvisatori, mostrava spontaneità di metro, semplicità di stile, purità di lingua, per cui meritò gli applausi de' più saggi. Noi, si come è nostro costume, raccogliamo i colui versi" (21). Accanto ad argomenti vari, il Mapei trattò anche l'argomento politico. La Sicilia nel 1837 è una canzonetta che si svolge in chiave musicale, esortando gli ascoltatori a rispondere generosamente alla chiamata dell'Italia e ad accettare la vocazione di costruttori della patria:

Udite, udite o secoli
l'Italia è schiava ancora,
perché intestina e indomita
la fiamma la divora,
ma se congiunti insorgono
tutti cadranno i re.

Dopo ogni rivolta che avvampava in Italia, fino alla realizzazione dell'unità, Malta riceveva afflussi di nuovi esuli. Falliti i moti dell'Emilia e della Romagna nel 1831, arrivò il secondo gruppo importante di profughi, questa volta da regioni lontani. E' significativo l'arrivo di tre di loro: Emilio Usiglio, Nicola Fabrizi e Tommaso Zauli Sajani, tutti responsabili del fatto che Malta presto divenne uno dei centri emigratori più noti, e che l'emigrazione politica italiana cominciò a seguire da vicino le idee e i metodi del Mazzini (22). Nello stesso anno il Mazzini fondò la "Giovine Italia", dopo essere stato arrestato e imprigionato per cospirazione dal Governo piemontese e poi esiliato. Il Mazzini cominciò a propagare il suo credo di unità, libertà e indipendenza e promise la sua lealtà a Carlo Alberto, che in quell'anno saliva al trono del Piemonte. Ma Carlo Alberto non era in grado di aderire al programma e il Mazzini fu costretto a fondare la "Giovine Italia", un'associazione molto diffusa che intendeva sviluppare l'attività dei Carbonari facendosi raggiungibile dal maggior numero possibile di persone, traducendo tutta la causa in un ideale quasi religioso (23).
Emilio Usiglio da Modena giunse a Malta nel 1836, quando l'isola era già nota come centro di propaganda mazziniana, come risulta da una lettera del Mazzini del 1 gennaio 1837 all'amico Melegari. Usiglio lasciò il paese nel 1842 e la sua missione fu continuata da Nicola Fabrizi da Modena che nel 1837 aveva progettato una spedizione armata in Italia.
Il Fabrizi, membro attivissimo della "Giovine Italia" che abitava al n° 183 di strada San Paolo (Valletta), una delle strade principali della capitale, si manteneva in diretto contatto con Mazzini e con altri esuli italiani in Spagna, Montevideo, New York e altri Paesi (24). Da Malta dirigeva anche vari complotti di cospirazione nella penisola. Tornato in Italia nel 1848-1849, riprese la via dell'esilio, fermandosi a Malta più a lungo. Nel 1860 sollecitò da Garibaldi la spedizione in Sicilia e sbarcò a Pozzallo nel giugno 1860 con venticinque compagni e mille fucili, unendosi poi a Garibaldi. Fra quelli che partecipavano a questa spedizione ci furono due maltesi, Giuseppe Camenzuli e Giorgio Balbi; il primo divenne più tardi un colonnello nell'esercito italiano e morì nel disastro messinese, il secondo si ritirò a Malta dopo aver sposato una donna di Messina (25).


NOTE
1) Uno degli eroi fucilati dai francesi in seguito ad un complotto progettato per cacciare via dall'isola i dominatori napoleonici. Mikiel Xerri è il personaggio principale di diversi romanzi epicostorici (ad esempio Nazju Ellul, 1909, di Guzè Muscat Azzopardi, Tant tliet saltniet, 1938, di Guzè Aquilina, Angli tan-niket, 1938, di Gino Muscat Azzopardi, Id-dinja rota, 1965, di Guzè Galea) ed anche l'eroe più caro ai poeti romantici che, fedeli alla visione foscoliana, cercavano una giustificazione storica alla loro fede nella patria (cfr. Lil Dun Mikiel Xerri e Fil-muzew di Dun Karm, Lil Dun Mikiel Xerri di Karmenu Vassallo, Lil Dun Mikiel Xerri di Gorg Zammit).
2 A.V. LAFERLA, British Malta, I, Malta, Government Printing Office, 1938, pp. 111 ss.
3) Cfr. E. LIBRINO, Malta nel Risorgimento italiano dai carteggi dell'Archivio di Stato di Palermo, "Archivio Storico di Malta", X, fasc. III-IV, 1939, p. 257.
4) Cfr. i rapporti dei commissionari inglesi, particolarmente P. G. JULYAN, Report on the civil establishments of Malta, London, W. Clowes & Sons 1879, e P. J. KEENAN, Report upon the educational system of Malta, Dublin, Alexander Thom, 1879.
5) G. PATTI, I cento giorni di Garibaldi in Sicilia nel giornalismo maltese, Messina, La Sicilia, 1972, p. 14.
6) I due documenti sono riprodotti da G. MANGION, Governo inglese, Risorgimento italiano ed opinione pubblica a Malta, 1848-1851, Malta, Casa S. Giuseppe, 1970, pp. 50-51 e 60-61 rispettivamente.
7) B. CELLINI, recensione su L. GIULIANO, Il comitato mazziniano di Malta, in "La Sicilia nel Risorgimento italiano", gennaio-giugno 1932, "Archivio Storico di Malta", VI, fasc. I, 1935, p. 61.
8) A. SAUTTO, Gabriele Rossetti nell'isola di Malta, in "Malta Letteraria", II serie, a. V, n. II, 1930, p. 322. Per il brano citato cfr. La costituzione in Napoli, vv. 222-225. Il Rossetti ricorda questo episodio in Fuga da Napoli e esilio in Malta, vv. 223-230.
9) B. FIORENTINI, Malta rifugio di esuli e focolare ardente di cospirazione durante il Risorgimento italiano, Malta, Casa S. Giuseppe, 1966, pp. 32-33 e L. SCHIAVONE, Esuli italiani a Malta durante il Risorgimento, Malta, Società Dante Alighieri, 1963, p. 159.
Il titolo della poesia ricorda l'occasione: L'apostolo San Paolo che naufraga in Malta e se ne dichiara il protettore, canto estemporaneo di Gabriele Rossetti - ad argomento dato, tratto a sorte da un'urna, ove molti ve n'erano, nella sera del 12 di agosto del 1821, in casa del Cavalier Parisio, innanzi a scelta adunanza, Malta, 1822.
10) Citata da A. SAUTTO, op. cit., p. 323.
11) E. MICHEL, Raffaele Poerio esule a Malta 1822-1823, in "Archivio Storico di Malta", VII, fasc. I, 1929, pp. 47-61, e VIII, fasc. III, 1930, pp. 215-225.
12) V. CANNAVIELLO, I rivoluzionari irpini del 1820 esuli a Malta, in "Archivio Storico di Malta", II, fasc. II-III, 1931, pp. 102-107.
13) Tutto quanto il Rossetti rivela nella settima parte del poema conferma ciò che scrive il figlio Guglielmo Michele: "Era tanto noto come improvvisatore quanto come poeta (egli continuò a improvvisare per qualche tempo anche dopo la sua venuta a Londra) e questo, con gli altri doni, lo rese popolare nella società maltese".
In D. CIAMPOLI (a cura di), Gabriele Rossetti e i suoi parenti. Opere inedite e rare di Gabriele Rossetti - La vita mia - Il testamento, Lanciano, R. Carabba, 1910, p. 169.
14) G. ROSSETTI, Per le faustissime nozze del Right Honourable J. Lord Wallscourt e Miss Lock -Ode epitalamica, Malta, 1822, p. 1.
15) A Malta probabilmente scrisse Memoires historiques, politiques et militaires sur la revolution du Royaume de Naples en 1820 et 1821, che pubblicò a Londra nel 1823. Cfr. L. SCHIAVONE, op. cit., p. 128.
16) E. ROSSI, Lingua italiana, dialetto maltese e politica britannica a Malta, Livorno, R. Giusti, 1929, p. 57. Il Finotti si trovò nuovamente a Malta nel 1874 e diede alle stampe diversi opuscoli e tenne varie conferenze pubbliche.
17) R. MIFSUD BONNICI, Dizzjunarju Bijo-bibljografiku nazzjonali, Malta, Dipartiment tà lInformazzjoni, 1960, p. 127.
18) B. FIORENTINI, op. cit., pp. 32-33.
19) Poesie estemporanee del dottor Giustiniani da Imola, cantate nella sala del Club la sera del 22 febbraio in Malta, Malta, Stamperia del Governo, 1836, p. 7.
20) B. FIORENTINI, op. cit., p. 102.
21) Versi estemporanei di Camillo Mapei, cantati nel real teatro di Malta la sera del 26 giugno, Malta, P. Cumbo, 1841, p. 3. Un'altra sua pubblicazione che diede alle stampe a Malta è Apologia delle lezioni sacro-morali pronunziate nella chiesa del Gesù, Malta, Stocker Bros. & Co., 1842.
22) G. MANGION, op. cit., pp. 4-5.
23)D. RICHARDS, Modern Europe 1789-1945 V ed., London, Longmans, 1963, pp. 147-148.
24) A. V. LAFERLA, op. cit., pp. 186 e 251.
25) E. ROSSI, op. cit., pp. 60-61.


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