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OPINIONI A CONFRONTO
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DEL LIBERO SCAMBIO / 2 |
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Eduardo
Galeano
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piedi dell'arcobaleno una pentola piena d'oro ci aspetta tutti, ricchi
e poveri, bianchi e neri. Durante il summit di Miami i presidenti delle
Americhe hanno intonato ancora una volta in coro l'inno al libero scambio.
Non è inutile passare in rivista, anche brevemente, gli antecedenti
di questo "personaggio" così incensato. E' in nome
del libero scambio che i pirati inglesi e olandesi Drake, Morgan, Piet
Heny e altri neoliberali dell'epoca svaligiavano i galeoni spagnoli.
Il libero scambio era l'alibi dei trafficanti di schiavi che hanno strappato
all'Africa non si sa quanti milioni di neri, benedicendo Dio e le leggi
del mercato. Il libero scambio ha imposto a colpi di fucile il consumo
di alcol agli indiani dell'America del Nord e a colpi di cannone l'oppio
ai cinesi. Quando gli Stati Uniti diventeranno indipendenti dall'Inghilterra,
la loro prima iniziativa fu di vietare il libero scambio.
Per imporre un libero scambio che non hanno mai praticato a casa loro, gli Usa hanno invaso i Paesi latino-americani al ritmo di uno all'anno. Grazie al libero scambio i nostri Paesi sono diventati dei bazar. Il libero scambio è il solo prodotto che i Paesi dominanti fabbricano senza sovvenzioni ma unicamente a fini di esportazione. E' il protezionismo più feroce che ha reso possibile la potenza degli Stati Uniti, l'auto sufficienza dell'Europa e l'espansione del Giappone. Tutti questi precedenti mostrano che la libertà del denaro è tanto vicina alla libertà dell'individuo quanto Buffalo Bill a Francesco d'Assisi. Nella dichiarazione di Miami i presidenti affermano che una delle chiavi della prosperità è "il commercio senza barriere". Ma sappiamo di quale prosperità parlano. La libera circolazione delle merci e del denaro ha fatto prosperare, in America Latina, i narcotrafficanti, permettendo di organizzare il loro riciclaggio del denaro sporco. La realtà ci dice anche che questa liberalizzazione permette ai Paesi del Nord di dare libero corso alla loro filantropia, regalando al Sud i loro rifiuti nucleari e altra spazzatura.
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