§ RAPPORTO DAL PASSATO

LA LEGGENDA DEL FIORINO D'ORO




Robert J. Wright
Docente del Mit



A quando risalgono le prime testimonianze storiche di un'attività bancaria? E quale fu la sua evoluzione nei secoli, fino all'età moderna?
Si sa che nella Babilonia di duemila anni prima di Cristo avvenivano all'interno dei templi vivaci scambi e prestiti di moneta. Nella Grecia del IV secolo a.C. si svolgevano diversi servizi bancari: si accettavano depositi, si accordavano crediti, si saggiava la qualità delle monete nell'operarne lo scambio, si realizzavano transazioni di credito tra diverse città per evitare il trasferimento materiale di grandi quantità d'oro e d'argento. In epoca romana, la legge consentiva il pagamento dei debiti mediante trasferimento di fondi ad una banca, e notai pubblici vigilavano sulle transazioni, registrandole.
Le attività commerciali, e con esse quelle bancarie, crollarono con la caduta dell'Impero romano, ma diedero segni di ripresa nel XII secolo, e si svilupparono poi impetuosamente. Nel 1300 era già attiva in molte città del Mediterraneo la struttura efficiente creata dai mercanti-banchieri italiani, e soprattutto fiorentini, i cui "banchi" operavano in quasi tutta l'Europa, nell'Africa del Nord e nel Vicino Oriente. Ma quali furono le fonti e le risorse da cui ebbe inizio questa eccezionale espansione affaristica?
I proprietari dei "banchi" costruirono le loro fortune essenzialmente sui depositi con interesse (in seguito vincolati a sei mesi o a un anno), sui prestiti a termine e sulle contrattazioni di lettere di cambio. Questa loro attività era talmente sviluppata a Firenze e nell'intera Toscana, da dar vita all'arte dei banchieri (nella città di Siena già nel 1257). Usando come massa di manovra sia i capitali in deposito sia le decime incassate per conto della Chiesa in ogni Paese della Cristianità, essi si assicuravano l'acquisto in esclusiva di materie prime, che rivendevano in seguito con ingenti guadagni, ed effettuavano lucrosi giochi di cambio sulle diverse valute. Prestavano grosse somme a diverse Case reali europee e in cambio ottenevano esenzioni, privilegi, monopoli. Si distinsero in queste pericolose pratiche le grandi famiglie fiorentine (Bardi, Peruzzi, Alberti, Acciaiuoli e, più tardi, Medici) e il genovese Banco di San Giorgio, fondato nel 1407 e specializzatosi in tali attività; ma in seguito ne pagarono lo scotto con rovinosi fallimenti (celebri quelli delle famiglie Bardi e Peruzzi) per l'insolvenza dei loro regali debitori.
La compravendita delle lettere di cambio era una delle massime fonti di lucro per i "banchi". La Chiesa condannava severamente il guadagno tratto dallo scontarle, perché lo considerava usura; tuttavia essa ammetteva il guadagno a condizione che derivasse da un rischio corso. Il banchiere poteva, quindi, procacciarsi un utile lecito comprando e vendendo lettere di cambio su piazze diverse e in valute diverse, in quanto le fluttuazioni del cambio costituivano fattore di rischio. Inutile aggiungere che gli agenti del banchiere all'estero, tramite rapidissimi corrieri (da Avignone, Barcellona, Bruges, Costantinopoli, Gerusalemme, Londra, Parigi, Madrid, Vienna, ecc.), gli consentivano di conoscere con incredibile rapidità, e in anticipo su tutti, ogni oscillazione dei cambi, come dei valori delle merci sulle diverse piazze.
Mentre alla fine del Trecento, fuori dalla Toscana, le operazioni bancarie venivano ancora compiute in presenza delle due parti interessate e di un notaio, a Firenze vigeva l'ordine scritto, che porterà poi allo "chèque" e alla girata del titolo.
La tecnica e l'organizzazione bancarie erano avanzatissime. Soprattutto dopo l'avvento dei Medici, i "banchi" si dettero un sistema organizzativo che è il vero e proprio precursore delle nostre società moderne. La famiglia Medici era infatti a capo di un'autentica "holding company", con un banco centrale e numerose filiali giuridicamente indipendenti, la maggioranza del cui capitale era detenuta dalla famiglia stessa. Tutta la struttura alle dipendenze del potente Direttore era organizzata per funzioni e per competenze: "fattori" (direttori), "scrivani" (contabili), "chiavari" (cassieri), "garzoni" (impiegati) e "notai" (legali).
Si tenevano libri contabili e si formavano rigorosi bilanci. Solide tecniche acquisite erano lo sconto razionale, il calcolo di scadenza, la "capitalizzazione a fine d'anno", quando la società ("corpo di compagnia") si scioglieva liquidando gli utili o le perdite dell'esercizio, per ricostituirsi poi, eventualmente con un numero maggiore di soci.
Grande novità al tempo dei Medici fu l'introduzione del "mio" e "tuo" (oppure "nostro" e "vostro") per le operazioni su altra piazza e nella moneta estera di quella piazza, oppure sulla piazza e nelle proprie monete.
La grande varietà di valute, allora tutte metalliche, esistenti sul mercato poneva ai banchieri notevoli problemi, perché erano in gran parte consunte, con orli ritagliati, o contraffatte, e in ogni caso di pesi e di carature spesso non giusti.
Questi problemi furono superati col Fiorino d'oro, che assolse in Europa fino al Cinquecento la funzione internazionale svolta secoli più tardi prima dalla sterlina e poi dal dollaro. Ma altri problemi erano legati all'impossibilità di "girare" gli ordini di pagamento o alla difficoltà (superata solo attraverso cento espedienti) di concedere prestiti ad interesse, che la Chiesa interdiceva qualificandoli come usura.
Basti ricordare che ancora nel 1587 tale possibilità era negata alla prima banca pubblica, il Banco della Piazza, di Rialto, a Venezia, e nel Seicento alla celeberrima Banca di Amsterdam (fondata nel 1605). Molti di questi ostacoli vennero aggirati soltanto nell'Inghilterra del XVII secolo, quando gli "excheques orders", vale a dire gli ordini di pagamento, e poi le lettere di cambio, potevano essere girati a terzi, e fecero la loro comparsa gli assegni e i "pagherò" cambiari dei primi banchieri. Queste "note di banca" ("bank notes", da cui "banconota") ebbero validità legale dal 1784.
A disposizione del banchiere inglese vennero in questo modo a trovarsi tre tipi di strumenti negoziabili: lettera di cambio, "pagherò cambiario" e assegno. Interessa qui sottolineare le diverse origini del banchiere inglese e di quello italiano, e quanto esse si distanziano anche nel tempo.
In Italia il banchiere nasceva nel tardo Medioevo dalle grandi compagnie mercantili, che associavano produzione di beni, commercio ed attività bancaria. In Inghilterra, invece, i legittimi e diretti precursori dei banchieri erano stati nel 1660 gli orefici londinesi. Essi avevano accettato depositi e rilasciato promesse di restituzione a richiesta, le quali cominciarono a passare di mano in mano, funzionando in breve da vere e proprie banconote.
In seguito, gli orefici rilasciarono tali promesse non soltanto in cambio del denaro depositato, ma anche in caso di prestiti, e così si sviluppò il rapporto tra prestiti bancari e mezzi di pagamento che caratterizza la banca commerciale moderna.
Sempre nel Seicento, il mercato londinese della moneta divenne appannaggio d'intermediari (i "brokers") e di avvocati specializzati nella stesura di contratti commerciali, che in un primo momento funsero da agenti tra persone che avevano denaro da prestare ad altre bisognose di credito, ma in un secondo momento operarono in proprio, accettando depositi e accordando crediti.
Infine, nel 1964, fu fondata la Banca d'Inghilterra, compagnia a capitale azionario, che divenne la maggiore istituzione bancaria di Londra e la sola compagnia privata autorizzata per legge ad emettere banconote.
Si creava così un decisivo strumento per lo sviluppo dell'articolata gamma di funzioni e di servizi che caratterizzerà l'attività bancaria nei secoli successivi, fino al nostro.


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