§ LA NASCITA DELLA BANCA POPOLARE PUGLIESE

UNO SNODO CULTURALE




Vito Primiceri



La realtà geografica e storica non dà luogo a dubbi: siamo la periferia non solo d'Europa, ma dell'Italia e della Puglia; un ponte" che può portare nello stesso tempo dappertutto e in nessun luogo. Siamo una terra che dentro il Mercato unico europeo si è tirato dietro il pesante fardello di vecchi squilibri e di croniche debolezze e gli scenari antichi e nuovi pieni di insidie, in un Paese che è uno dei punti vulnerabili dell'economia nel Vecchio Continente.
Eppure tutto, o molto, dipende da quanto riusciremo a realizzare come reticolo di imprese, come sviluppo di iniziative, come crescita di cultura, nei prossimi anni. Per esempio, conservando la maggior produttività che abbiamo, con un fatturato per addetto (indagine Bocconi-Luiss) che è superiore non soltanto alla media nazionale, ma persino a quella - mitica dei tedeschi. Ma sarà necessario migliorare anche altre performances: in particolare, nell'incidenza del valore aggiunto sul fatturato e nella concentrazione di uomini e di risorse per avere industrie soprattutto di dimensioni piccole e medie, soprattutto con tecnologie d'avanguardia, soprattutto esportatrici. Tutto questo significa snodo culturale, passaggio al rischio d'impresa, buon governo del risparmio, indirizzo agli investimenti produttivi.
Trascorso il tempo degli interventi straordinari, l'intero Sud si è trovato di Fronte a se stesso e alla sua "questione". E non è crollato, come presumevano i profeti apocalittici. Ha subito compreso che agli sprechi assistenziali si doveva sostituire una politica economico-produttiva realistica, collegata al mercato, vorremmo dire di impronta calvinistica più che solidaristica: e, in questo senso, "europea". Segno che il Sud - la Puglia, il Salento - era maturo per i nuovi valori. E che può esserlo per una moderna rivoluzione culturale pacificamente aggressiva che lo porti oltre i vecchi problemi della sua "questione".
Il primo dato, pratico e non concettuale, è che l'industrializzazione, che fu prospettiva illusione ottica degli anni Ottanta, da sola ormai non basta più. Nè sono sufficienti impianti con produzioni povere, con prezzi stracciati.
Scuola e Università dovrebbero selezionare una classe imprenditoriale aggiornata, specializzata, aperta alle conoscenze della tecnologia avanzata, alla ricerca scientifica, all'esportazione di know how. Al di là delle imprese con produzioni destinate al consumo interno, che pure hanno rilevanza sul piano produttivo e dell'occupazione, diritto di cittadinanza dovrebbero avere le aziende che guardino ai mercati mediterranei, grandi produttori di energia, ma inesistenti produttori di tecnologia. Il nostro futuro può essere proprio qui.
In questo contesto generale si inserisce il discorso sull'area servita dalla Banca Popolare Pugliese e sui trends economico-produttivi che la distinguono. Caduti verticalmente i redditi agricoli, sottodimensionati (e dunque suscettibili di concreti sviluppi) quelli industriali, tutta una serie di soggetti si rivolgono al settore dei servizi, mettendo in campo quei beni immateriali che l'industria non dava e costruendo così la base moderna delle città pugliesi. Ci sono, senza dubbio, fenomeni di disgregazione e addirittura di regressione; ma, diversamente dal passato, un "equilibrio precario, ma equilibrio" delle diverse aree della Puglia si sta profilando, e Forse c'è già.
Esso poggia su strutture ancora fragili, insidiate da infinite contraddizioni e anche dall'incombente (e forse inevitabile) presenza dei condizionamenti statali; prefigura però l'evoluzione di una società che, pur non essendo passata attraverso la Fase della piena industrializzazione, tende già ad essere post-industriale e Fa intravedere la direzione di marcia delle città del futuro.
La città pugliese, nonostante tutti i mali della Puglia e la sopravvivenza di forme assistenziali, è molto più vicina di quanto si creda a quella che "dovrà essere la città post-industriale che ha al centro l'attività di comunicazione e di interazione sociale: perché questi gruppi sociali, assai più della scuola, sono il veicolo materiale dell'attuale vita moderna". Questo tipo di città conferma il binomio Bocconi-Luiss liberato dai mali del passato consente l'evoluzione verso la società avanzata. E' la dimostrazione di come la città del futuro non abbia più nella grande Fabbrica e nell'ideologia della grande fabbrica la sua anima vera: la città del futuro che ritrova la dimensione sociale non poggia sulla cattedrale nel deserto, poggia sul terziario avanzato.
In questo paesaggio, ricco di creatività, capace di originali modulazioni economiche, soprattutto - per nobile, antica consuetudine - capace di grande spirito di sacrificio, è chiamata ad operare la Banca che emerge dalla fusione di due istituzione storiche e storicamente radicate nel territorio. E' anche questo un cospicuo segno di crescita.
Abbiamo di fronte a noi un compito difficile, non astratto, non disancorato dalla realtà effettuale; ma impegnativo, concreto, coinvolgente. La Banca Popolare Pugliese ha, per la sua stessa natura ideale e operativa, un'ipotesi, un progetto, un fine di riequilibrio territoriale, con l'incentivazione di manifestazioni di lavoro adatte alle diversità dei luoghi e delle situazioni e, dunque, di città capaci di esprimere imprenditori per i quali l'integrazione e le interrelazioni tra lavoro e vita sociale, tra l'uomo e l'essere produttivo siano più sicure.
In questo senso, guardando alla Puglia che vive l'avventura di una modernizzazione non ancora raggiunta, ma che si può profilare in tempi medi, e non riconosciuta perché diversa da quella prevista per una società tutta industriale, ma reale, si può disegnare un futuro possibile. A patto che si avverta l'urgenza di una cultura che riveda i progetti del passato e si rinnovi sfidando il passo dei tempi.


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