Pubblichiamo
il testo integrale dell'intervista rilasciata dal Direttore Generale
della Banca Popolare Sud Puglia, dr. Vito Primiceri, a "Espresso
Sud" il 4 maggio 1994.
Allora, Direttore,
il 2 giugno verrà sottoscritto l'accordo di fusione, grazie
al quale nascerà la più grossa "popolare"
di Puglia?
In effetti è così, ma la cosa non ci deve lusingare
più di tanto. Se è importante aver dato vita con questa
fusione alla più grossa "popolare" della regione,
è ancor più importante perseguire un altro traguardo:
che la Banca Popolare Pugliese sia non solo una "grossa",
ma anche, e soprattutto, una "grande" banca regionale.
La differenza fra i due aggettivi è sostanziale.
L'espressione "grossa banca" inevitabilmente ci porta ad
esaltare gli aspetti quantitativi del problema, mentre il termine
il "grande" evidenzia quelli qualitativi.
Il mix ideale per un'azienda di credito ècostituito dalla compresenza
di entrambi i concetti, ma, fra i due, la Banca Popolare Pugliese
intende privilegiare quello della qualità perché la
quantità senza qualità èdestinata a finire; mentre,
se aumenta la qualità, anche la quantità - prima o poi
- dovrà crescere.
Quali sono gli
obiettivi principali che ora vi prefiggete di raggiungere?
Vorrei rispondere
alla Sua domanda partendo da un dato concreto. Abbiamo 52 sportelli,
che fra non molto saranno 55, di cui 39 nella provincia di Lecce,
10 in quella di Brindisi, 4 nel barese e 2 nel tarantino.
Già da quanto detto si può intuire quale sarà
l'obiettivo che intendiamo raggiungere: presidiare la nostra zona
di origine, rappresentata dalla penisola salentina, e cercare nel
contempo di realizzare una crescita corretta, equilibrata e produttiva.
Inoltre, siamo certi che la Banca Popolare Pugliese, grazie all'integrazione
delle due aziende, potrà conseguire altri benefici, quali l'aumento
dei ricavi e la diminuzione dei costi operativi; un migliore bilanciamento
della struttura patrimoniale; maggiori possibilità di accesso
al mercato dei capitali.
E' evidente che la clientela da tutto questo non potrà che
trarne vantaggi.
Con la fusione
dalla Sud Puglia e della Popolare di Lecce, gli imprenditori non saranno
in qualche modo penalizzati? Voglio dire: non perderanno uno dei due
punti di riferimento per i loro bisogni di finanziamento?
No! Non lo credo
affatto.
Dalla fusione delle due banche non deriverà alcuna penalizzazione
per gli imprenditori clienti dell'una o dell'altra banca o di entrambe.
Chi era meritevole di credito da parte della Sud Puglia o della Popolare
di Lecce continuerà ad esserlo anche per la Banca Popolare
Pugliese.
La clientela potrà contare su un interlocutore, che, lungi
dal disperdere il valore di due storie centenarie (quali quelle della
Sud Puglia e della Popolare di Lecce), vuole esaltarle e nel contempo
offrire nuove opportunità che le cessate aziende, per i loro
limiti dimensionali, non potevano assicurare alle rispettive clientele.
E i Soci che benefici
avranno dalla fusione?
Ovviamente quel
che ho detto per la Clientela vale anche, e a maggior ragione, per
gli oltre 30.000 Soci della Banca, che sono direttamente interessati
alle fortune aziendali, in quanto percettori del dividendo e operatori
attenti alla crescita del loro investimento.
E' evidente che quanto più la Banca Pugliese riuscirà
ad ottenere un elevato ritorno reddituale sugli investimenti (assicurando,
così, un'adeguata remunerazione al patrimonio sociale) tanto
più i Soci saranno gratificati dalla ripartizione di maggiori
utili e dall'incremento di valore delle azioni possedute.
I Soci, inoltre, possono fruire di taluni prodotti e servizi o a condizioni
di particolare favore o gratuitamente, come nel caso della polizza
infortuni.
In un primo tempo,
si era detto di voler coinvolgere nell'operazione di fusione anche
il Credito Popolare Salentino di Lecce. Perché non è
avvenuto?
Lei parla di una
vicenda a se stante, avvenuta nel 1990, e completamente slegata da
quella che ha portato all'attuale fusione.
In quel tempo noi aderimmo alla proposta di una fusione a tre, fra
noi, la Popolare di Lecce ed il Credito Popolare Salentino.
Le trattative furono laboriose, ma proprio quanto stavano per concludersi
qualcosa si inceppò e quel progetto, nel quale riponevamo tante
speranze, non ebbe più attuazione.
I tempi evidentemente non erano ancora maturi per realizzare quell'idea.
E fu così anche per un'altra iniziativa assunta qualche anno
prima: quella della "superpopolare" di Puglia, che doveva
nascere dalla fusione fra le sette banche del "Gruppo Levante".
Anche allora si registrò, purtroppo, un insuccesso.
Partendo da queste delusioni, lo scorso anno avviammo una trattativa
con la Popolare di Lecce, anche sulla scorta di una semplice constatazione:
visto che era estremamente difficile ottenere un'intesa fra più
banche, sarebbe stato possibile raggiungerla restringendo il dialogo
a due soli interlocutori?
I fatti ci hanno dato ragione, tant'è che oggi, io e Lei, non
stiamo parlando di un ennesimo insuccesso, ma della nascita della
Banca Popolare Pugliese, di un'azienda, cioè, che vuole proporsi
come banca leader nel territorio in cui opera e che intende diventare
il partner finanziario di un numero sempre maggiore di pugliesi.
Si tratta di un progetto vasto, ambizioso, che richiede risorse, capitali
e tecnologie ingenti.
Oggi, sulla scorta di quel progetto, abbiamo costruito un edificio,
un solido edificio, che però non può dirsi completo.
Ora, se c'è qualcuno animato da intenti analoghi ai nostri,
che vuole contribuire al completamento di questo edificio, si faccia
avanti e sarà benvenuto.
Pensate ancora
di operare sul territorio con le strategie dei rapporti interpersonali
tra banca ed utente, con i piccoli finanziamenti alle piccole imprese,
o aprirete le vostre casseforti ai grandi investimenti?
Sarebbe da stolti
abbandonare le fasce di clientela con le quali sia la Banca Popolare
Sud Puglia sia la Popolare di Lecce hanno saputo ben lavorare per
tanti anni.
Certo, ora siamo in grado di assistere meglio anche altri segmenti,
ma non smetteremo mai di guardare con la massima attenzione alle famiglie,
ai piccoli e medi imprenditori, sostenendo i loro progetti di crescita.
D'altronde proprio la crisi degli ultimi due anni ha dimostrato che,
nonostante i limiti da più parti evidenziati, l'impresa medio-piccola
costituisce l'ossatura, la spina dorsale dell'economia italiana.
Entrata in crisi la grande impresa (tanto quella statale quanto quella
privata), a seguito delle note vicende politico-giudiziarie, hanno
retto, pur pagando altissimi costi, proprio i piccoli e medi imprenditori,
specie sul fronte delle esportazioni.
E' risaputo che
i lavoratori pugliesi in generale e quelli salentini in particolare
sono tra i risparmiatori più accorti e, anche, più incalliti.
E questo, ovviamente, non fa che aumentare i depositi bancari. Le
chiedo: non c'è proprio modo per rimuovere certi antichi retaggi
e promuovere una più snella iniziativa imprenditoriale?
Io credo che una
spinta verso nuove iniziative imprenditoriali potrà scaturire
solo quando, e speriamo che ciò avvenga al più presto,
il sistema politico offrirà maggiori garanzie di stabilità
e di certezza; solo quando il nuovo governo riuscirà a razionalizzare
l'attuale giungla fiscale; solo quando - sia con il concorso dei cittadini
(che devono riscoprire l'orgoglio di essere tali), sia con l'efficace
azione delle istituzioni a ciò preposte - si riusciranno a
debellare le estorsioni malavitose, che finiscono col trasformarsi
in una sorta di ulteriore tassa aggiuntiva che colpisce quasi tutti
gli imprenditori meridionali. Solo in un contesto del genere sarà
possibile invogliare il cittadino ad indirizzare una parte del proprio
risparmio verso il finanziamento di investimenti produttivi.
Secondo Lei, di
che cosa ha più bisogno il Salento?
Già Le
ho indicato i punti imprescindibili per un rilancio reale dell'economia,
specie di quella meridionale. Per quanto riguarda il Salento io, di
primo acchito, ce ne aggiungerei un altro: il potenziamento della
"rete trasporti".
Un'ultima cosa:
Lei non pensa che le banche dovrebbero, in qualche modo, intervenire
per esempio in un'opera di risanamento dei nostri beni culturali e,
comunque, essere più vicine al mondo della cultura?
Sono completamente
d'accordo con Lei e sono lieto di poter usare, in questo caso, invece
del futuro, il passato ed il presente. infatti, a fronte del blocco
dei fondi pubblici destinati a questo scopo, già da diversi
anni il settore privato - banche in testa - ha offerto un notevolissimo
contributo per il recupero e la salvaguardia di importanti testimonianze
del nostro patrimonio artistico.
Forse, in un mondo che privilegia la comunicazione, è stato
commesso uno sbaglio: non aver saputo valorizzare adeguatamente questi
interventi, portandoli a conoscenza della gente.
Per quanto riguarda più da vicino l'attività svolta
dall'Azienda da cui provengo mi appello, in un certo senso, anche
alla Sua testimonianza. So di parlare, infatti, con un giornalista
che è anche un affezionato lettore della Rassegna Trimestrale
"Sudpuglia", diretta da Aldo Bello.
Con quel periodico, ormai da vent'anni, diffondiamo in Italia e in
molti altri Paesi la cultura salentina, contribuendo, così,
da un lato a valorizzare le nostre tradizioni e dall'altro a far conoscere
i nuovi fermenti culturali.
Non a caso il compianto Antonio Verri, una delle intelligenze più
vive e feconde che il Salento abbia avuto in questi anni, era un assiduo
Collaboratore di "Sudpuglia".
Ci fa molto piacere che, ad un anno dalla sua scomparsa, molti stiano
scoprendo il valore di Antonio Verri. A noi resta la gioia di aver
creduto in lui quando era ancora fra di noi, unitamente al rammarico,
però, di aver sostenuto solo alcune delle tantissime iniziative
che la sua mente vulcanica riusciva a generare di continuo.
Assemblea dei Soci
Un bilancio
per il futuro
G. T.
Due novità
hanno caratterizzato l'Assemblea dei Soci di quest'anno: una formale
(per la prima volta non si teneva di domenica) ed una sostanziale
(quello illustrato ai Soci era l'ultimo bilancio che veniva presentato
come "Sud Puglia").
Per il resto la sala del Cinema S. Giorgio, di recente restaurata,
presentava il consueto colpo d'occhio: molte presenze e tantissima
partecipazione.
I lavori sono stati aperti dal Presidente del Consiglio di Amministrazione,
Raffaele Caroli Casavola, che, dopo aver sinteticamente ricordato
gli avvenimenti che hanno contrassegnato nel 1993 lo scenario internazionale
e nazionale, si è soffermato sulle più significative
modificazioni legislative intervenute (le norme di attuazione della
IV Direttiva CEE in tema di redazione dei bilanci bancari; quelle
del Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, entrate
in vigore dal I' gennaio 1994), per poi commentare l'andamento del
mercato creditizio, "caratterizzato da una percentuale di crescita
dimezzata rispetto al 1992 per quanto riguarda gli impieghi [ ...
] e da una discreta espansione della raccolta".
Il Presidente è passato ad analizzare gli aspetti principali
dell'economia provinciale, "che ha risentito (al pari di altre
zone d'Italia) della grave recessione: [ ... ] il tessuto economico,
già debole per cause strutturali ormai note, ha evidenziato
segni di ulteriore cedimento rispetto al 1992. Una delle ragioni determinanti
è da ricercarsi nella riduzione dei consumi, la cui contrazione
è imputabile non tanto all'aumento dei prezzi [ ... ] quanto
alla minore disponibilità delle risorse finanziarie delle famiglie".
Per quanto riguarda i singoli settori, il Presidente ha ricordato
che:
a) "Il commercio è stato il settore maggiormente penalizzato,
avendo subito una riduzione dei consumi alimentari ed un drastico
calo di quelli non alimentari";
b) l'agricoltura ha registrato "un'ottima produzione vinicola,
peraltro incrementata mediamente del 20% rispetto all'anno precedente.
Addirittura eccezionale per qualità e quantità è
stato il raccolto oleario";
c) "nel settore industriale le grandi difficoltà del momento
sono confermate dalle continue cessazioni di imprese. Permane una
forte sottoutilizzazione degli impianti in conseguenza della notevole
riduzione della domanda interna. Le produzioni tradizionalmente destinate
ai mercati esteri (calzature ed abbigliamento) hanno invece manifestato
un andamento positivo [ ... ] Il ricorso alla Cassa Integrazione è
stato sensibilmente superiore rispetto all'anno precedente, con maggiore
incidenza nei comparti della meccanica e dell'edilizia";
d) "nell'artigianato anche se in forma meno accentuata, continua
a verificarsi una contrazione del numero delle imprese. Gli aspetti
negativi [del comparto sono] connessi soprattutto alla mancanza di
aree attrezzate e destinate all'attività, alla gravosità
fiscale, alla scomparsa dell'apprendistato e, talvolta, a carenze
di preparazione. Dimostra vivacità l'artigianato artistico";
e) "nel turismo si è riusciti a mantenere i livelli raggiunti
negli anni precedenti e, in complesso, l'andamento delle aziende che
lo sviluppano può dirsi positivo [ ... ]. Non mancano, tuttavia,
problemi strutturali quali l'adeguamento dei servizi agli standards
europei, la breve durata della stagione turistica, gli scarsi investimenti
in nuove attrezzature".
Esaurita la descrizione della realtà in cui la Banca si è
trovata ad operare, il dr. Raffaele Caroli Casavola èentrato
nel vivo dei fatti gestionali.
I risultati patrimoniali ed economici sono soddisfacenti: la raccolta
complessiva da clientela èascesa a 2.060 miliardi (di cui 1.242
di diretta); gli impieghi sono passati a 779 miliardi; il patrimonio
èdi 106 miliardi, con un utile netto di 9 miliardi.
Il Presidente, prendendo spunto dal successo che ha riscosso la "gestione
patrimoni mobiliari" (che ha triplicato i volumi e quadruplicato
il numero dei clienti rispetto all'anno precedente), si è soffermato
sulla necessità di perseguire il miglioramento qualitativo
e l'ampliamento quantitativo della gamma prodotti/servizi, perché
solo percorrendo questa strada - che non è né facile
né semplice - la Banca riuscirà ad essere competitiva
nei confronti della concorrenza.
La rete periferica si è arricchita di un altro sportello in
Bari; dell'installazione di nuove apparecchiature Bancomat nel capoluogo
di regione e presso il Tribunale di Lecce; della migliore allocazione
dei Terminali POS, che ha consentito di raddoppiare il numero dei
movimenti effettuati.
La Banca, inoltre, ha aderito all'accordo per la costituzione dell'Ufficio
Reclami e dell'Ombudsman bancario, accogliendo, così, l'invito
dell'A.B.I. a perseguire la costante elevazione del livello di informazione
e di tutela della clientela.
Il Presidente ha poi menzionato quanto è stato fatto nell'area
del "Personale".
La popolazione aziendale è passata da 461 unità (di
cui 20 in part-time) e ciò in virtù di 19 assunzioni
e di 8 uscite, che vanno ad aggiungersi alle 450 unità presenti
al 31.12.1992.
Nel '93 sono state svolte 160 giornate di corso, pari a 1.490 giornate-uomo,
che hanno coinvolto 349 collaboratori.
Va sottolineato che il 63% della suddetta attività formativa
ha visto impegnati come docenti Collaboratori interni all'Azienda.
Gli interventi più significativi hanno interessato le aree
crediti, commerciale, finanza ed organizzazione e sistemi informativi.
Il vantaggio offerto da docenti di estrazione aziendale è duplice:
non solo essi assicurano quell'aggiornamento tecnico/professionale,
onde scongiurare o limitare una certa obsolescenza professionale,
ma soprattutto consentono di perseguire, con maggiore incisività
rispetto ai docenti esterni, quella omogeneizzazione di valori, di
stili di vita, di vedute, che nel loro complesso formano la c.d. "cultura
aziendale".
"In una fase come l'attuale - ha detto il Presidente -, caratterizzata
da una profonda evoluzione strutturale del sistema sociale e da una
costante esigenza di confronto del settore creditizio con la realtà
delle altre imprese italiane ed europee, la centralità delle
risorse umane viene ad affermarsi sempre più come fattore critico
di successo. La formazione e la qualificazione del Personale assumono,
quindi, un valore primario e determinante".
Esaurita l'esposizione della relazione, i lavori sono proseguiti con
l'approvazione del bilancio (certificato dalla società KPMG
Peat Marwick) e della proposta di riparto dell'utile. Il dividendo
è stato fissato in lire 900 per ciascuna delle 7.427.109 azioni,
detenute dai 19.301 Soci della Banca. Successivamente sono stati eletti
nella qualità di Amministratori i signori Costa Cosimo, Permetta
Mario, Provenzano Mario, Rainò Pompeo e Zullo Antonio.
Avviandosi a concludere, il Presidente, con la voce un po' incrinata
da comprensibile emozione, ha voluto esternare due sentimenti contrapposti
presenti nell'animo di tutti i Soci: un po' di tristezza per essere
quella l'ultima Assemblea come Banca Popolare Sud Puglia e molta soddisfazione,
poiché con il primo di luglio avrebbe cominciato ad operare
la Banca Popolare Pugliese, la più grande popolare della regione.
"Si chiude un paragrafo della storia del nostro Istituto [ ...
] e per un altro che si apre spirano venti propizi che ci accompagneranno
nell'espansione e nella crescita".
Alla fusione si è giunti per dar corpo a un disegno lungimirante.
E' stata una scelta liberamente pensata e voluta, "per conciliare
i vantaggi che derivano dall'associazione con l'irrinunziabile obiettivo
di mantenere un'indipendenza istituzionale al servizio delle economie
territoriali".
Due banche salentine, due popolari solide e vicine (non solo geograficamente)
hanno deciso di fondersi; di celebrare una sorta di matrimonio d'affari
nell'interesse dei rispettivi corpi sociali.
La "dote" della Popolare Sud Puglia è di tutto rispetto.
Negli ultimi dieci anni ha, infatti, registrato una crescita ordinata
e costante dei principali fattori: gli sportelli sono passati da 23
a 29; la raccolta diretta da 509 a 1.242 miliardi; gli impieghi da
229 a 779; il patrimonio da 40 a oltre 115; i Collaboratori da 387
a 461.
Ma la vera ricchezza della Banca va ricercata oltre tali cifre; essa
coincide con la centenaria storia di una comunità di uomini
che ha saputo affrontare e superare molti ostacoli e che ora si accinge
a vivere nella Popolare Pugliese un'altra avventura, "con la
passione e l'entusiasmo che ci distinguono per raggiungere traguardi
sempre più significativi".