§ Medica / 1

Anoressia mentale e bulimia nervosa




Italo Vittorio Tondi



Se per anoressia nervosa (AN) si intende un persistente o lunghissimo periodo di ossessivo rifiuto del cibo, con progressivo grave dimagrimento, anche fino all'"exitus", col termine di bulimia nervosa (BN) viene invece definita l'esagerata, incontrollata e, talvolta, insana esigenza di mangiare, implicante una stabilizzazione o, più frequentemente, un aumento o paradossalmente un abbassamento del peso corporeo.
Le due sindromi, già note nel passato (XVII sec.) e successivamente ritenute espressioni cliniche dell'isteria (Charcot, ecc.), sono da alcuni decenni in progressivo sensibile aumento, elettivamente nelle società industrializzate, tra il ceto medio-borghese, con medio-alto livello culturale.
Per la loro insorgenza ed incremento non sono, a mio avviso, esenti da colpa le letture e le "réclames" dei rotocalchi e la visione di alcuni seducenti e diseducativi "spot" televisivi, potenziali responsabili, nell'inconscio di soggetti psico-vulnerabili o psicodepressi, di una ideazione falsata o distorta della propria immagine corporea e personalità, complessandoli profondamente.
Oltre a fattori genetici, altri concorrono al loro determinismo:
a) Situazioni, frustrazioni e rapporti conflittuali familiari ed interfamiliari, con disadattamento e disaffezione dell'ambiente domestico.
b) Scarsi o mancanti rapporti interpersonali esterni nell'ambito scolastico-professionale e sportivo e comparazione con l'altrui bellezza e figura fisica e culturale; sofferenze e delusioni sentimentali; inibizioni o violenze sessuali.
c) Crisi esistenziali, quindi, fino al desiderio di morte; negazione del riconoscimento di uno stato di malattia con bugiarda asserzione di una normale efficienza fisica e mentale; ostilità per i medici e le medicine.
d) Un ipotetico substrato neuroendocrinobiochimico con compromissione dei centri della fame e della sazietà, inerente la costellazione neuro-endocrina ed alcuni elementi bioumorali e (che mi astengo dall'analizzare avendo l'articolo solo uno scopo educativo-divulgativo) da alcuni AA. ritenuto preesistente e da altri susseguente all'irrazionale comportamento alimentare.
I fattori etiopatogenetici invocati sono pressoché sovrapponibili nelle due sindromi, tant'è che esse possono coesistere nello stesso soggetto, assumendo in tal caso la malattia il termine nosologico di "bulimoressia" o "bulimarexia".
Entrambe sono, ovviamente, da differenziarsi da quelle magrezze ed obesità patologiche ad altre affezioni e disfunzioni riconducibili.
Se la frequenza della AN è stimata intorno al 3 per cento, quella della BN ascende al 5 per cento.
Il rapporto femmine/maschi è, rispettivamente, del 10-20 ed 1 per cento, interessando quasi esclusivamente il secondo decennio di vita, il primo quinquennio la AN, il secondo la BN.


Non sussistendo univocità di pensiero sulla loro etiopatogenesi, per la definizione diagnostica ci si attiene ai criteri del "Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali" (DSM - III - 1987), nelle Tabelle 1 e 2 qui a fianco riportati.
Anoressia nervosa o mentale. Per uniformare l'orientamento diagnostico si è convenuto che per definire anorettico un soggetto il suo peso corporeo debba abbassarsi oltre il 15 per cento del corrispondente fisiologico, rapportato alla sua età ed altezza.
Una ambiziosa ed esasperata aspirazione verso un perfezionismo estetico fisico e culturale, con percezione sofferta di un'autodisistima o di un auto-fallimento, integra la personalità del paziente anorettico, irrazionalizzandone i comportamenti alimentari, in alcuni casi fino alle estreme conseguenze, con un indice di letalità del 15-20 per cento. Oltre ai criteri dal DSM stabiliti, peculiare, ed in sintonia con essi, è il rapporto ostile che gli anorettici intrattengono con l'alimentazione. Essi rifiutano il cibo per una asserita mancanza di appetito, per la qualità, l'odore ed il sapore, per un rapido senso di sazietà. Poi, di nascosto, ricorrono al vomito provocato, ai lassativi ed ai diuretici, emaciandosi a tal punto che a subirne i maggiori e, talora, irreversibili danni sono, in varia misura, uno o più apparati dell'organismo (cardiovascolare, gastrointestinale, emopoietico, renale, metabolico, immunitario, riproduttivo, ecc.), aggravandone la prognosi e complicandone la condotta terapeutica.
E della complessa variegata e non standardizzabile terapia non faccio cenno, competendo essa ad un team medico-specialistico interdisciplinare, specie nelle fasi avanzate della malattia, quando il ricovero ospedaliero ed una alimentazione forzata, enteroparenterale, si rendano obbligatori ed indifferibili, in considerazione che anche i danni degli altri organi subiti debbano essere curati.
Bulimia Nervosa. Poco è da aggiungere ai motivi etiopatogenetici pressoché comuni a quelli della AN e già evidenziati. Una maggiore importanza ed incidenza assumono nella BN quelli eredo-familiari e costituzionali su base neuroendocrina e nevrotica.
La BN "va considerata - scrivono G.G. Rovera e D. Munno - come una alterazione del comportamento alimentare caratterizzato da episodi di impellente compulsiva e rapida ingestione di forti quantità di cibo... Spesso questi episodi si verificano in solitudine e sono accompagnati dalla incapacità a dominare gli impulsi, da una depressione del tono dell'umore e sono segnati da grave senso di colpa e da un elevatissimo sentimento di scoraggiamento" (in Medicina Clinica, vol. III, cap. 23, Ed. Medico-Scientifiche, 1992). Per l'inquadramento diagnostico sono validi i criteri adottati dal DSM nel 1987 (Tabella 2), atti a differenziarla, nei casi di sovrappeso, da altre obesità patologiche.
Il senso di fame e la pulsione alla reiterata ingestione di esagerata quantità di cibo con successivi atti di espulsione (vomito auto-indotto, lassativi e purganti) finiscono col creare un circolo vizioso pendolare, fino al determinismo di danni organico-funzionali richiedenti l'intervento del team medico e l'eventuale ospedalizzazione. Eccezionalmente però la BN si conclude con esito letale.
Il problema della AN e della BN, apparentemente di non frequente riscontro e scarsa rilevanza clinica, è sottovalutato se superficialmente letto e visto; esso è, invece, di notevole spessore se analizzato in tutte le sue angolazioni, implicazioni, moventi etio-patogenetici e riflessi prognostico-terapeutici.
Se nel passato le due sindromi erano di sparuta osservazione clinica, ed a genesi emotivo-suggestiva prima e psiconevrotica poi ricondotte, l'attuale loro progressivo e sensibile aumento non può non destare interesse ed apprensione, specie se finalizzate ad una lenta auto-distruzione ed impegnare, sul piano tecnico-professionale ed eticopsicologico, il team medico per "ridare la vita - come scrive V. Chini - a chi stava per perderla, per ridare il bene a chi era stato abbandonato dalla speranza".


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