§ Previsioni 2000

Per il futuro autostrade informatiche




Mario Deaglio



Pessimismo a breve termine, ottimismo per il lungo periodo: non è una posizione consolatoria, un sogno o un semplice augurio, ma il frutto di un'analisi sulle grandi tendenze del capitalismo. A meno di imprevisti politici o ecologici a livello planetario, il Ventunesimo Secolo dovrebbe iniziare con la produzione in forte crescita e l'occupazione in salita non solo nei Paesi più ricchi, ma anche in buona parte di quello che a questo punto solo impropriamente si potrà chiamare "Terzo Mondo". Potrebbe essere una nuova "Belle époque", a un secolo di distanza dal periodo storico che ha preso questo nome.
Fu uno dei più grandi economisti del Novecento, l'austriaco Joseph Schumpeter, a mostrare, anche sulla base degli studi di un collega russo, Nikolaj Kondratieff, che nelle economie capitaliste la crescita subisce, per motivi quasi fisiologici, fluttuazioni, le onde lunghe dell'economia, della durata di un po' più di mezzo secolo.
Dall'analisi di Schumpeter e di Kondratieff si può concludere che, dalla crisi petrolifera del 1973 in poi, siamo vissuti nella fase negativa di un'onda lunga.
In poche, fatidiche settimane dell'autunno di quell'anno il prezzo del petrolio quadruplicò, trascinando al rialzo i prezzi di molte altre materie prime. Da allora, i tassi di crescita delle principali economie occidentali si sono all'incirca dimezzati; oltre che più debole, l'espansione economica è divenuta più affannosa e meno regolare; la disoccupazione, prima a un livello bassissimo, si è fortemente estesa.
Crisi di questo tipo punteggiano la storia del capitalismo e durante queste crisi il capitalismo si rinnova; come Schumpeter aveva previsto, stiamo infatti vivendo un'epoca di grandi innovazioni tecnologiche, imprenditoriali, finanziarie, di cambiamenti profondissimi nel mercato del lavoro.
Quando il rinnovamento è completo, l'economia riparte. Dalla grande crisi degli anni Trenta il mondo passò, dopo la seconda guerra mondiale, alla grande espansione del "miracolo economico", armato di novità tecnologiche sviluppate durante la crisi quali le materie plastiche, la televisione, i jet per uso civile, l'energia nucleare, gli albori dell'elettronica; e anche con le leggi bancarie, la cosiddetta "economia mista", con forte presenza pubblica, un mercato del lavoro fortemente istituzionalizzato.
Quali sono le novità che ci faranno uscire dalla crisi attuale? E' chiaro che, dal lato tecnologico, ruotano attorno all'elettronica; applicata finora prevalentemente dentro le fabbriche e gli uffici, introdottasi nelle case con i personal computer, l'elettronica, unita alle telecomunicazioni, si prepara a ben altro. Il programma americano per le "autostrade informatiche", l'analoga, nascente struttura informatica europea, la rete di telecomunicazioni in fibre ottiche che sta prendendo in via lungo tremila chilometri della costa cinese rappresenteranno quasi certamente i primi segni concreti di una nuova fase crescente dell'onda lunga.
E' inutile qui entrare in tecnicismi. Più ancora di molti consumi individuali, queste iniziative, e altre simili, indurranno cambiamenti radicali, e in parte imprevedibili, in molti consumi di tipo collettivo. La telesanità e la teleistruzione, oggi in cautissima fase sperimentale, si estenderanno fortemente; l'elettronica nell'amministrazione pubblica cesserà di essere una barzelletta e non si faranno più le code per i certificati; né si faranno più code in auto, grazie a sistemi integrati di traffico, regolati in tempo reale. Il cambiamento non si fermerà qui: le case diventeranno "intelligenti", con l'integrazione degli elettrodomestici; e da queste case intelligenti si svolgerà, a distanza, una parte crescente del lavoro.
Queste cose sono state già abbondantemente scritte dai tecnici in molti scenari del futuro. L'errore che normalmente si compie è di considerare queste innovazioni come "neutrali"; in realtà esse modificano profondamente tutto ciò che toccano. Il lavoro svolto in parte da casa non è lo stesso lavoro che si svolge sotto gli occhi del capufficio, richiede più iniziativa e intraprendenza; l'amministrazione pubblica senza code diventerà più flessibile nelle sue procedure; le diagnosi a distanza con accesso immediato a banche dati cambiano il modo di fare il medico, così come la teleistruzione modifica la professione di docente e la condizione di studente. Come tutte le grandi fasi di sviluppo, anche questa, accanto a moltissimi vantaggi, porterà a molte "scomodità"; distruggerà istituzioni, modi di pensare, rapporti sociali da tempo usuali e consolidati, come l'introduzione dell'automobile distrusse il mondo delle carrozze a cavalli.
Proprio come l'automobile nei confronti della carrozza a cavallo un secolo fa, l'innovazione profonda che ora si annuncia renderà automaticamente antiquato, perché infinitamente meno efficiente, tutto ciò che non è nuovo. Vi sarà una fortissima corrente al rinnovo che stimolerà l'economia, sorretta da grandi guadagni di produttività. Largamente concentrata nei servizi, la nuova produzione sarà meno inquinante e avrà punti di forza in Paesi come la Cina, l'India, l'Indonesia, parti dell'America Latina, forse il nuovo Sudafrica e la Nigeria, oltre che l'Est europeo. Torneranno tassi di sviluppo e livelli di occupazione ai quali non siamo abituati da tempo.
Questo futuro è distante ormai pochi anni, ma saranno forse anni di relativa tribolazione; è necessario, infatti, che si consumi la crisi delle élites dirigenti tradizionali, molto avanzata in Italia, già largamente realizzata negli Stati Uniti. E' necessario, altresì, che si adeguino gli strumenti giuridici e le sistemazioni sociali necessarie per realizzare queste trasformazioni.
Per questo, le "autostrade telematiche" del Presidente Clinton saranno probabilmente ricordate nei libri di storia come uno dei primi segni concreti della nuova, grande espansione.


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