§ Dopo il crollo dello Sme

Castelli di carta




Paul A. Samuelson



Quando Franklin Delano Roosevelt stupì il mondo nel 1933, decretando l'abbandono della parità aurea del dollaro, il massimo economista del tempo, John Maynard Keynes, scrisse: "Tre volte evviva per il presidente americano!". Sette economisti del Massachussets Institute of Technology hanno fatto ancora meglio: qualche tempo fa hanno anticipato sul Financial Times di Londra: "Insieme al marco, lo Sme sta strangolando l'economia francese. E' una pia illusione che la Comunità Europea si stia avviando verso quella moneta unita prevista per il 1997. Il castello di carta sta per crollare. E' meglio che ciò avvenga presto, piuttosto che tardi; avvenga prima che i governi europei consentano a speculatori d'assalto di guadagnare, a colpo sicuro, 100 dollari per ogni cittadino europeo".
Il resto è storia. Al secondo giorno di riunione dei ministri economici della Cee a Maastricht, lo Sme era crollato. Il franco francese, il franco belga e la corona danese erano liberi di fluttuare in un ampio margine del 15 per cento rispetto al marco. Eppure, non è stata la fine del mondo. Persino i mercati più turbolenti si sono calmati, una volta sottratta agli speculatori la possibilità di agire liberamente. Ma molto resta ancora da fare.
Quanto si è fatto ha permesso alla locomotiva economica dell'Europa di rimettersi, sia pure lentamente, in moto. Ma perché limitare all'Italia, alla Gran Bretagna e alla Spagna la libertà di abbassare i tassi di interesse allo scopo di consentire una ripresa economica? Perché mai si dovrebbe consentire a ciò che fu visto come un peggioramento del processo inflazionistico germanico, all'esordio di un'abborracciata riunificazione Est-Ovest, di paralizzare l'occupazionalità in Francia ed in altri Paesi europei? La grande conquista della Comunità Europea è stata la creazione di una vasta area di libero scambio che consente il movimento di merci e di forze-lavoro. Conquista che non ha mai avuto nulla a che vedere con le utopie di Maastricht di un'unica moneta europea e di una Banca centrale che governi l'Europa intera. Al contrario, come avevano intuito gli economisti, l'assoggettamento delle varie monete alle manie persecutorie e alle sfortune dell'intransigente Bundesbank rappresentava una minaccia alla vera integrazione europea.
A mio avviso, i passi da compiere adesso sarebbero questi:
1) Resistere alla tentazione di ricreare troppo presto un nuovo Sme costrittivo, variando di poco le fasce di oscillazione sui tassi di cambio. Sarebbe come costruire un nuovo castello di carta, sapendolo già destinato al collasso con il conseguente ripetersi del già sperimentato panico finanziario.
2) Quando l'uccello fugge dalla gabbia, deve per forza battere le ali. L'Italia e la Gran Bretagna a buon diritto hanno fruito della rispettiva libertà di movimento in fatto di svalutazione. Già la loro produttività supera quella di Olanda, Germania, Francia e Svezia. Il governo francese dovrebbe prendere spunto dal loro esempio e guardarsi invece dall'imitare la Spagna che, contrariamente all'Italia, ha continuato a perseguire un'austera macroeconomia, nel vano tentativo di rientrare nella gabbia dello Sme a parità soltanto di poco variate.
3) Per contrastare la recessione in atto a livello mondiale è indispensabile creare nuovi stimoli alla domanda. I sette economisti del MIT hanno fatto presente quanto sia importante associare alle misure relative alla domanda iniziative riguardanti l'offerta, al fine di convincere sia le forze sociali sia le imprese commerciali a non esercitare pressioni per aumenti salariali o dei prezzi. Il primo compito che attende la Spagna è quello di condurre in porto un contratto sociale che prevede una maggiore occupazione in cambio di una contrattazione collettiva più pronta.
Gli spaventosi esempi di iper-inflazione nell'America Latina ci insegnano che, nelle democrazie populiste che non riescono a moderare l'offerta, i benefici derivanti da una svalutazione dei tassi di cambio possono andare in fumo. Continue svalutazioni e una spirale inflazionistica ne sono le inevitabili conseguenze, che alla fine comportano un peggioramento dei livelli produttivi e occupazionali.
4) Quando le monete possono fluttuare entro ampie fasce, ciascun Paese può disporre di un certo spazio in cui agire autonomamente. Tuttavia, in questa fase di tracollo a livello economico europeo, la ricetta migliore è quella di agire di concerto. Dopo che nel 1931 il Regno Unito fu costretto ad abbandonare la parità oro, l'intera area della sterlina (compresi la Scandinavia e il Commonwealth) poté agire collettivamente, evitando così squilibri tra i vari Paesi e riuscendo a venir fuori dalla Grande Depressione prima della Francia, della Germania e degli Stati Uniti.
Cerchiamo di imparare ciò che la storia dell'economia ci insegna. Siamo messi alla prova: dobbiamo dimostrare di essere in grado di attuare sane politiche economiche. Non si pone rimedio al male con i grandi discorsi e i decreti legislativi: occorrono concrete iniziative di ordine economico. L'arte della politica consiste nel saper identificare di volta in volta quale degli innumerevoli problemi sia quello più importante ed urgente da prendere in considerazione.


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