§ Massime e pensieri

Nere carezze di Salvatore Toma




Donatella Neri



I cultori di Salvatore Toma poeta saranno tentati dal ricercare, in questa scelta di pensieri giovanili, le tracce e le anticipazione della sua maturità artistica precocemente troncata. Possono farlo, sicuri di individuare alcuni elementi interessanti, specie negli spunti e nei ritmi di certi brani; sappiano comunque che scopo di questo lavoro di cernita -all'interno di uno "zibaldone" intessuto tra il febbraio '68 e il settembre '70 (col sottotitolo di Massime e Pensieri) - è la proposta di un profilo, soprattutto interiore, di un adolescente. Certo: di tiri adolescente tutto particolare, destinato ad una sua piccola grande storia d'intellettuale autodidatta e di musico scomodo della propria ed altrui coscienza.
Negli anni intorno alle contestazioni e ai dibattiti stilla costruzione di nuovi valori generazionali, il giovane Toma - figlio di una periferia dormiente e repressiva - frequentava Foscolo e Leopardi, Heine e Goëthe e poi ancora (non a caso) Leopardi, alla ricerca del concetto e della parola che lo esprimesse. Ricerca appassionata e sofferta ancora più drammaticamente in se stesso.
Le affermazioni e le riflessioni (ben 440!) registrate in tre anni dimostrano tanta ansia di definizione e smania onnipotente di padronanza del reale quanto senso di povertà e ammissione di misera contraddittorietà.
E' partendo da questa lettura che i brani sono stati "montati" non secondo tiri criterio cronologico, ma inseguendo le tematiche emergenti nel loro affermarsi e negarsi, tra provocazione ed esorcismo senza progresso.
Accade frequentemente nei giovani. Tipico dell'adolescenza appare il senso di "sospensione" nell'ipotesi che pervade un certo numero di questi pensieri, in alternativa allo sforzo di un rigore che tende a sconfinare nel sofisma Altrettanto significative sono le massime, col loro risolvere le molteplici sfumature dell'esperienza esistenziale in un unico aspetto assolutizzato. Si tratta di formule di semplificazione che esprimono, nel contesto, la simultaneità del desiderio e della resistenza (nella classificazione) all'abbandono.
L'incapacità di affidarsi al flusso vitale in sintonia fraterna con gli altri e la cruda osservazione della propria e altrui umanità sembrano a volte soffocare il giovane scrittore in una percezione di mostruosità del vivere che si traduce, infine, in una pietà rabbiosa.
Ne scaturisce l'impressione di Lino spirito affannato e fragile, impegnato caparbiamente nella volontà di emergere da tiri ancora oscuro senso di sé, verso un "sogno" privato di solarità continuamente dichiarato assente e continuamente, disperatamente presente proprio nella negazione.

I PARADOSSI DELLA COSCIENZA

Tutti crediamo d'aver compreso l'universo dicendone una cosa infinita. Ma quale poi universo richiamare per spiegare l'infinito? Come siamo paradossali! (235),.. '68.

C'è sempre in me, nel mio intimo fondo, una così calda ignoranza di tutte le cose che mi eleva al di sopra di ogni cosa, sì ch'io debba sentirmi il più colto degli uomini. (100), 29 lug. '68.

Io sono un'oasi di contraddizioni evidentissime; nulla in me di prospero, nulla in me che non vacilli e sempre mi contraddico per contraddirvi. Questa la miseria dell'uomo: egli darebbe ogni valore per un po' di verità, ma così spaventoso è lo scioglimento di tanto mistero che gli vien meno ogni ricerca. (150). 14 ago. '68.

"Va mìnete nu parite susu" - nulla di più confortevole, caro nonno, se i muri non fossero corruttibilmente armati. (252), 15 sett. '68.

Ho tanta noncuranza di me stesso da porne gran cura. (241), ... '68.

Ammiro chi ha doppia personalità; peccato che io n'abbia più di due! (193), ... '68.

In diciannove anni di vita ho commesso diciannove secoli di errore. L'unico di cui non mi pento è di aver amato gli uomini invano. (430), 3 apr. '70.

E' mostruoso cercarsi l'impossibilità d'essere amati con la volontà di amare. (178), ...'68.

Ho sempre amato le cose belle degne di non essere amate; e quando il tempo mi porta a capire che non è giusto, ho avuto il vantaggio di riconoscere e il rimorso d'essermi sprecato, sapendo ch'esse non sono nemmeno state belle. (436), 27 giu. '70.

La ghianda è dolce quando la mela si chiama vergogna. (378), 30 ott. '69.


DELLA DIVINITA'

Noi siamo le metafore più grandi di Dio, ma le più malmenate; solo nella morte riusciamo a consisterci perché solo allora l'operato ritorna nell'opera. (52), 27 giu. '68.

Il nulla assente di qualsivoglia dimensione è quell'essente inessenza (ovvero eterea) ch'è l'eterno, anch'esso privo di pluralità perché privo della singolarità di creazione e di fine. Dio dunque, che lo si reputa eterno, consisterebbe nel nulla. Ma per questa meditazione, oh badate, non m'improvviserei uno Scevola. E' troppo eterna meditazione! (10), ... '68.

Oh quanto soffro, quante lacrime, quante scene, quante funebrità. "Oh non lagnarti, buon'anima: Dio ci toglie solo quel che ci abbonderà". (143), ... '68.

Rispetto lo scherzo, non l'eccesso di buaggine: mi fa sentire o una pietra o un Dio. (90), ... '68.

La S. Fede per l'uomo deve consistere nel pensare i pensieri di Dio, attraverso gli infiniti ed eloquenti dipinti della Natura. C'è ben poca fede se non si sbalordisce al pensiero del nostro universo, e degli universi che lo circondano, e degli spazi che lo sommergono, e dei tempi che lo dettagliano e della vacuità del genere umano che col suo pensiero circonda, sommerge e dettaglia ogni universo, ogni spazio, ogni tempo. (154), 15 ago. '68.

Conoscere Dio non vuol dire amarlo ma amarlo vuol dire conoscerlo: amiamo forse noi tutto ciò che conosciamo? (98), ... '68.

Se Dio dovesse esaudire ogni nostro desiderio, sfumeremmo. (168), ... '68.

Come sei cieco mio buon Dio! M'hai creato in tanta prosperità, castigandomi col dono d'una ragione così lugubre ch'io non possa mai aver fede in nulla! (303), 19 nov. '69.

Incolmabile scontento: Natale s'avvicina a passi di vipera. (408), ... '69.


DELL'INTELLETTO

La grandezza dell'uomo sta nella coscienza della morte, nel ricordo perpetuo del suo perpetuo nulla, nella concezione cervellante che gli è facile serbare dal male che lo circonda. Poiché il suo intelletto gli nega d'essere eterno egli deve soverchiare l'eterno con la sua mortalità. E quale cosa meno eterna dell'intelletto che, sopprimendo, non sa sopprimere se stesso? (17), 2 mar. '68.

Nulla di più incredibile, nulla di più divino del cervello umano: basti pensare che senza d'esso il corpo non soffrirebbe e pur soffrendo non sentirebbe di soffrire e noi stessi non vivremmo e pur vivendo non sentiremmo di vivere diversamente da un tronco morto. (33), 14 mar. '68.

Il mio corpo non gode alcun piacere; in me c'è solo il perpetuo fuoco del pensiero ed è per questo che la mia anima gode piacere (eterno) infinito. (66), 21 lug. '68.

L'uomo sente di vivere nella pienezza di tutte le sue parti perché vive nel pensiero, ch'è l'unica sua parte che veramente vive. (28), Il mar. '68.

E' la solitudine che crea il pensiero della ragione e la ragione del pensiero. (37), ... '68.

Io mi son così intensificato dell'idea che non sento la normalità se non dopo averla anormalizzata. (416 bis), ... '69.

Solo al cospetto del dubbio il tempo dà le sue dimissioni da eterno. (274), ... '68.

Mentire è verificare. (113), 2 ago. '68.

L'esperienza ci purifica con maggior successo della ragione. (164), 18 ago. '68.

Quale distanza tra avere una ragione e ragionare! (94), 28 lug. '68.

E' male dire le cose esattamente quando l'ingenuità di chi ci ascolta sa coglierle esattamente. Che senso avrebbe la ragione? (314), 6 nov. '68.

La filosofia è la dottrina degli imbrogli ragionevolmente supposti. (61), 18 lug. '68.

La filosofia è sorella della povertà, ma non per questo sorellastra della ricchezza. (139), 10 ago. '68.

Servire alla filosofia è la più gaia fra le soggezioni e questa soggezione vissuta in filosofia è la vera libertà, libertà che, vissuta in soggezione, ci rende filosofica la vita. (88), ... '68.


DELLA VITA E DEL TEMPO

La vita è il peggiore fra gli scherzi della natura; oh, la Provvidenza non dovrebbe mai aver riso tanto quanto nel contemplare noi uomini correr dietro alla felicità! (20) ... '68.

Ho compassione di chi sarebbe disposto ad affrontare l'eterna vita, perch'egli non sente la vanità del tempo (30), ... '68.

Ogni mia voglia di vivere consiste nella coscienza che matura con la vita la voglia del morire. (12), ... '68.

La vita è così durevole vanità che lo stimarla cosa seria varrebbe il morire. (18), 5 mar. 168.

Il tempo è un caos di rappresentazioni. (53), ... '68.

Tutto dobbiamo aspettarci dalla vita, anche la vita. (182), ... '68.

Noi abbiamo un'eternità di destini. (331), 7 dic. '68..

La vita è la più fiera delle ipotesi; ragionevole non è conoscere la tesi, ma illudersi di conoscerla. (177), ... '68.

Il tempo è in se stesso tutto ciò che esiste; nell'uomo un'invenzione della sua fretta. (221), ... '68.

(La gioia dell'esperienza) Fretta di crescere; piacere di non essere cresciuto; felicità di saper crescere. Gusto del tempo. (333), 16 dic. '68.

Quanto opposto tra la gioia del creare e la disperazione del vivere! Quanta snaturalezza! (349), ... '69.

Vedere nell'urna il vano appagamento alla malasorte della vita nei giorni di quiete e non riconoscerlo più vano, nei giorni di sgomento è l'esile ripiego che trasporta al suicidio. Dovremmo imparare a disprezzare la morte non tanto nella buona quanto nella cattiva sorte; ma non bisogna ridere mai di coloro che ripiegano. (49), 1 apr. '68.

Tra un giorno e un giorno c'è la notte ch'è il giorno più sereno della nostra vita. (226), 30 ago. '68.

Ciò che ha fine non ha inizio; perché dunque temere la morte? Non dissolve fors'essa il dissolubile? (351), ... '69.

E' ragionando da vivi che noi sentiamo il bisogno d'essere amati da morti. (369), ... '69.

La vita consiste nel trovare una realtà che c'induca a vivere d'illusione. Ma dove trovare un'illusione che sappia indurci alla vita? (433), 30 apr. '70.

Io non sento mai di vivere tanto come quando, non considerando d'esser vivo, vivo di solo sentire. (41), ... '68.

Io non so vivere senza ideali, e se pur fossi così turpe da non amarne alcuno, vivrei per l'ideale della morte. (106), ... '68.

- E' impossibile aver fede nell'Aldilà se non si ha fede in questa vita. (28 nov. '69) Come può costruire sull'astratto chi non sa costruire sul concreto? (391)

Ognuno ha uno stile tutto proprio di vivere, ch'è come dire un suo proprio stile d'essere infelice. (146) ... '68.

Voler morire è voglia disperata di vivere. (29), 12 mar. '68.

Vivo per l'eternità del mio pensiero. (52 bis), ... '68.


DELL'UOMO

Noi uomini, miseri deformi pezzettini d'orgasmo, pasticciati sotto forma di carne, guerreggiamo nei più infami dei modi per trionfare sulla felicità, il cui più gabbevole soffio basterebbe a imburattinarci alla follia! Oh, la felicità non è nemmeno un ingannevole sogno: essa è una fiaba della nostra immaginazione, e poiché la nostra immaginazione non vegeta al di fuori dell'eterismo, credete voi che questa fiaba, particella piccolissima, potrebbe mai respirare nella scienza del concreto? (21), 6 mar. '68.

L'uomo è così gravemente perfetto che se gli venisse meno l'infinità dei suoi errori non lo sarebbe più. (74), ... '68.

A qualsiasi metodo l'uomo ricorre pur di giustificare le proprie insufficienze, unica volta in cui è letteralmente sufficiente. (136), ... '68.

Gli uomini sono un branco di bruti malati di noia e di afflizione nella continua perplessità dell'accidente della vita la cui sepolcraggine ospita appunto un infinito popolo di sventure. (7), 18 febb. '68.

Umana miseria: cibare i propri ideali con l'altrui dolore. (305), 30 ott. '68.

E' proprio degli uomini rispettare gli uomini e vicendevolmente ingannarsi d'ingannevole devozione. (43), ... '68.

L'uomo è l'umore. (223), ... '68.

Gli uomini sono così mal abituati a pensare che il solo fatto di credere logica una così basti perché ci si astenga dal pensarla. (99), ... '68.

L'uomo a forza di sentirsi raccontare delle bugie finisce per crederci come a forza di raccontarsele da sé. (135) ... '68.

C'è gente al mondo (o strano mondo!) pronta a maleficare i propri benefattori come se costoro beneficandoli li avessero maleficati. (114), 4 ago. '68.

Gli uomini sentono il dovere di considerarsi uguali davanti alla morte e contrari davanti alla vita.

Oh, come tutto dovrebbe mutare perché sentissimo nella vita quella fratellanza che ci procura la morte! (313), ...' 68.


DELLE DONNE

La donna principio dell'uomo; l'uomo conseguenza della donna; questo il segreto dell'amore eterno, perch'essa è la tesi delle ipotesi più tenere e intere. (421), 2 genn. '70.

Trovatemi un animale che ragioni peggio della donna, e vi prometto che romperò la mia fratellanza con la società delle bestie! (8), ... '68.

Le donne assomigliano a quel tale che vedendo ridere, ride lui stesso, ignorando i motivi per cui si ride. (95), ... '68.

Che la donna sia una stagione (un vento) idiota lo si vede in mille cose. Come dite? Ne avete contate solo 999? Oh, dimenticate la più importante! Quale? Sta a voi scoprirlo. (96), ... '68.

Nulla di più bello per noi uomini trovare una donna stupida, ma carezzevole nell'anima, come nulla di più amaro per le donne trovare un uomo carezzevole nell'animo, ma stupido. (108), ... '68.

La donna vive di sogni, l'uomo per infrangere quei sogni. (240), ... '68.

Fidarsi d'una donna sol perché ha gli occhi spessi di sorrisi e il musetto composto nell'arte della disgrazia è non aver mai capito nulla né di mondo né di teatro, né di noi stessi. (128), ... '68.

Una delle poche cose che adoro delle donne è il pianto; s'io potessi malmenarle senza (vederle) farle soffrire lo farei; ma è troppo sommo, troppo puro il conforto che cercano nel dolore. (107), ... '68.

Solo nell'odio si riconosce tutta la follia delle donne, perché solo nelle donne l'odio tocca la sommità del suo splendore. (189), 24 apr. '68.

Di quale sale parlate donne, voi? Troppo grezzo, troppo duro per le raffinerie del mio cuore! (267), ... '68.

Che vi giova, o donne, amare qualcuno di poca grazia, quando la destrezza del suo animo, la disperazione del suo sangue, il fascino del suo proteggere è talmente poco provato dalle gravità della sorte, ch'egli non v'amerà d'un amore eterno? Come fate, con che cuore respingete chi vi ama d'un silenzio sommo eloquentissimo? Oh, quanto darei per capire la vostra sciagura! (384), 20 nov. '69.

Una volta una tale mi scrisse: "Sei un gran deficiente, e pensa a qualcosa di serio invece di pensare alle poesie".
Io avrei voluto rispondere: "Sei una deficiente piccola e pensa a qualcosa di poetico se vuoi pensare a qualcosa di serio". Ma prevedendo che mi avrebbe risposto, scrissi da me la sua lettera: "Sei un idiota! un antipatico! un mostro! Ti odio!". (438), 28 lug. '70.

Amo soffrirlo un amore prima di goderlo; non goderlo e poi soffrirlo. Non sono forse un'anima romantica? Che, dunque, attendete per amarmi voi, donne? (380), 10 nov. '69.


DEGLI AFFETTI

Quale dolore essere privati del dolore! (115), 5 ago. '68.

Il dolore non nasce sull'imprevedibile. (398).

Se il dolore dipendesse dalla proiezione della nostra anima, quanti senza dolore! (381), 11 nov. '69.

Ci sono ricordi che si radicano a noi solo appoggiandosi a luoghi frequentati che una volta abbandonati li farebbero cader giù come sogni. (184), 22 ago. '68.

Non tanto con la volontà quanto con la pazienza sperate. Siate temporeggiatori... Ma forse che la pazienza non è già volontà? (284), 15 ott. '68.

Non c'è più grande speranza della disperazione. (376), 11 ott. '69.

Prevedere è soffrire. (301).

E' folle pretendere che gli altri ci siano fedeli, quando noi stessi ci siamo infedeli. (337), 21 dic. '68,

Tutti siamo sedotti dall'amicizia perch'essa è l'origine di molti nostri dolori. (200).

L'amicizia, com'è vano (sperarla) dire che non esiste! Oh, per darne la vanità, com'è pochissimo dire che non esiste! (124).

Io non sento l'onnipotenza fraterna, né mai (vivo) credo né mai amo tanto quanto nel vedere gli uomini sgangherati nella sventura unanime, e nell'unanime irrealtà del tutto. (89), 26 lug. '68.

Molte volte l'uomo ama del suo prossimo ciò che di se stesso odia. (5).

E' come l'orizzonte il nostro cuore; più lo guardi e meno cose intendi. (59).

Le ambizioni ben ragionate della coscienza son sempre schiave delle ambizioni mal ragionate del cuore. (34).

L'amore (intendo il vero) è la ragione prima della sussistenza e non c'è ragione alcuna per cui il sussistere, nella sua eloquente bassezza di elementi fisici per natura, muova al suo studio... Ma cosa certa è lo stimare che nessuna ragione fu mai ben sublimata, laddove noi siamo così bassi da voler ragionare d'amore ch'è, senza ragione, la ragione di tutte le ragioni. (16), 2 mar. '68.

L'uomo prende moglie spesso per desiderio di bália; nonostante si sublimi nell'anima, egli resta nel corpo un bimbo eterno, e se gli vien negato il caro atto del poppare, non lo consola nemmeno il giocattolo della sua pluralità. (83), 25 lug. '68.

L'amore sensuale è più o meno un pezzo di morte che si pagherebbe anche con la vita. (233), ... '68.

I tempi impongono che si trovi sessualmente, nel plagio corporale, le emozioni dello spirito, proprio perché vieta allo spirito la coscienza di un corpo. (410), ... '69.

Concubinaggi del caos + compatimento = pietà; pietà + abbandono = sangue; sangue + pena = amore. (423), ... '70.

Non dalla bellezza ma dalla rarità nasce la febbre del desiderio. (246), 2 sett. '68.

Il bacio è quel belato di mansuetudine che trafigge la nostra anima, quando la ragione pascola sul cuore. (170), 19 ago. '68.

Bacio: una cecità di disgregazioni (a L.R.). (401), 3 dic. '69.

Maestro della ragione è il cuore, maestro della disgrazia (279), ... '68.

Amiamo ciò che odiamo perché l'amore è in se stesso un odio. (129), ... '68.

L'odio è un amore esagerato di giustizia. (324), 26 nov. '68.

La sola enorme scelleratezza che similmente producono l'amore e l'odio è carestia più totale di prudenza. (62), ... '68.

La gelosia è l'incontestabile documento dell'amore sommo, di cui il cuore umano comincia a disporre con la vita. (3), ... '68.

L'amore è un'ipnosi cieca. (87), ... '68.

Talvolta l'amore dura più per la forza del nostro esibirsi che per la gravità dei nostri sentimenti. (173), ... '68.

Abbraccia chi osa rubarti te stesso; aiuta chi non l'osa. (137), 9 ago. '68.

La nostra più bella vittoria sulle passioni è quella di lasciarci vincere. (13), 23 febb. '68.

L'uomo non è padrone di se stesso. Lo sarebbe se fosse stato creato di sola ragione o di solo cuore; purtroppo avendogli la natura ereditato genio e sentimento egli è il più sublime dei conflitti. Con la sua volontà e la sua cognizione vastissima egli può su tutto, ma la sua volontà e la sua cognizione non possono prevalerlo sulle passioni e mi par umile sublimare che qui la scienza è materia. (9), ... 168.


DELLA GLORIA E DEL VANTO

Gloria, come t'ignoro! Cosa farai di me? Concretizzerai le mie pene o astrarrai le mie defunzioni? (406), 13 dic. '69.

L'uomo sente il bisogno di gloria, come sentirebbe la fame; anzi, affamato da morirne, egli darebbe con istinto il pane elemosinato per un divino di gloria. Scrivere di vanagloria è seguitamente il modo più infame di glorificarsi ed io stesso che disprezzo coloro che aspirano al vanto del disprezzare, mille volte su cento aspiro al vanto doppiamente infame d'averne parlato contro. (15), 27 febb. '68.

Oh voi non sapete quanto coraggio mi dà l'avara considerazione di non essere il solo lugubre (cretino) nel teatro del mondo! (64), ... '68.

Umana buaggine: portare in trono i geni, coloro cioè che hanno il senso del dolore (applaudire gli infelici). (409), ... '69.

Io progredirò per sgominarvi; nessuno di voi progredirà per sgominare me, e quand'anche nessuno di noi progredisse, io avrei conforto nel monumento del milite ignoto, voi nel monumento delle vostre sciattezze. (420), 1 genn. '70.

Talvolta morire da eroe è arte di celebrarsi; non per questo però ogni uomo celebre mori da eroe. (201), 26 ago. '68.

L'uomo comincia ad esibirsi appena nasce (atto dello strillare, del piangere) e mediante la gloria non cessa nemmeno con la morte. Siamo così mostruosamente naturali? (295), ...'68.

Noi pur di essere lodati non esitiamo a narrare le nostre più turpi azioni, attribuendole ad altri. (243), ... '68.

Per essere stimati bene occorre farsi ignorare da tutti, in modo che nessuno possa stimarci male; ovvero vivi nel popolo dei tuoi errori. (75), 23 lug. '68.

Lodarsi da sé non è vanità: è capire di non essere lodevoli. (67), ... '68.

La vanità di valere ha così profondamente trafitto il cuore dell'uomo che per lui la natura del non valere è suprema essenza. (120), ... '68.

Psicologi: sgorbi infetti di rabbia sgominevole la cui gloria ha consistenza nel leggere sul mattino dell'anima le tenebre della vita. (403), 10 dic. '69.


DELL'ARTE

L'arte è studio del pensiero, non popolarità dello studio; il vero artista non deve seguire l'arte ma deve far sì che l'arte lo segua. (435), 20 mag. '70.

L'arte dello scrivere consiste nel far di tutto per non dire proprio tutto. (207), ... '68.

Saper leggere è capire innanzitutto quel che non è scritto. (340), 2 giu. '69.

Io scriverci dieci volte più intimamente se per sentire non fossi costretto a scrivere. (425), '70.

Sapere non è creare; l'arte è innocenza. (377), ... '69.

La morte rende l'arte impossibile. (265), ... '68.

L'errore è il destino dell'arte. (419), 30 dic. '69.

Spesso, incapace di scrivere un pensiero, mi consolo dicendo che è troppo difficile per essere annotato, mentre la sua difficoltà si traduce tutta al non averlo saputo annotare. (105), 30 lug. '68.

Stimo uno solo in poesia più grande di me d'un solo grado: egli è mio padre, perché se la sorte non avesse provveduto a mantenere grezzo il suo genio io gli sarei inferiore un milione di gradi. Egli è infatti il mio originale. (402), 8 dic. '69.

Ho quasi vent'anni, mi stimano uno scrittore di sesso e mi esortano a mansuetare i miei rapporti sessuali. Non ho mai avuto un rapporto sessuale. Ancora. (437), 30 giu. '70.

Si scriva sulla vita che nessuno predilige! (227), ... '68.

Nessuna parola che non abbia crocefissa prima di scrivere può essermi normale. (426), ... '70.


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