§ Trend economico

Export privilegiato Import pił costoso




Siro Lombardini



Il dollaro galoppa essenzialmente per due ragioni. La prima è che in America, dopo la vittoria di Clinton, è cambiato il clima psicologico. Il nuovo presidente realizzerà un cambiamento di rotta nella politica economica americana, che adesso avrà come obiettivo principale il rilancio dell'economia e non più la riduzione del deficit dello Stato.
Clinton appare disposto ad aumentare alcune spese per stimolare la ripresa. La prevedibile fine della recessione ha influito sulle aspettative delle famiglie e delle imprese, e finalmente il basso costo del denaro in Usa servirà al rilancio dell'economia. Nessuna famiglia è invogliata ad acquistare una casa dalla riduzione di uno o due punti di interesse che deve pagare per il mutuo, se gli andamenti dell'economia le fanno temere riduzione dei redditi o licenziamenti.
Ora che le prospettive volgono al bello, le famiglie potranno riprendere ad acquistare beni durevoli e le imprese ad espandere gli investimenti: i bassi tassi d'interesse diventano così efficaci.
Possiamo e dobbiamo trarre qualche ammaestramento da quanto avviene negli Stati Uniti. Difendere la lira con misure che peggiorano le prospettive reali è un'operazione illusoria. Migliorare le prospettive di sviluppo, anche creando difficoltà momentanee per la moneta, può rivelarsi il modo più sicuro per difenderla. Il mutare delle aspettative è, invero, una delle cause dell'ascesa del dollaro.
Non la sola. Vi è una seconda ragione: le incertezze della situazione mondiale, con i rischi di guerre locali che si aggravano, finiscono per favorire la moneta americana.
La rivalutazione del dollaro ha conseguenze che potrebbero rivelarsi, nel complesso, negative per la nostra economia. Un dollaro forte non favorisce l'esportazione americana, può favorire le nostre.
Esso però comporta anche un rincaro di molti beni importati, i cui prezzi sono stabiliti in dollari e che - come il petrolio e molte materie prime - non possono essere sostituiti da prodotti nazionali.
Accanto a questi effetti, si pongono quelli che la ripresa americana potrà avere sull'economia mondiale. Se essa sarà abbastanza vigorosa, potrebbe trascinare nel processo di espansione anche le altre economie.
La nostra potrà avvantaggiarsi della svalutazione della lira nei confronti sia del marco sia del dollaro (che ha raggiunto livelli cospicui), a una condizione: che i rincari che potrebbero verificarsi nei prezzi dei beni importati non si estendano agli altri prezzi. Perché questo non accada, è necessario che i salari non aumentino nella stessa misura della svalutazione della lira.
Ai lavoratori si chiedono così dei sacrifici, che il governo deve saper giustificare agli occhi dei sindacati con una politica più decisa a favore dell'occupazione.
Alcune misure nella giusta direzione sono state prese. Vogliamo sperare che l'elaborazione di una strategia di risanamento dell'economia reale e l'adozione anche in Italia della Clintoneconomics possano creare le premesse per un nuovo patto sociale tra i ceti produttivi, cioè lavoratori e imprenditori.


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