§ Corruzione politica e caduta di rappresentatività

Così muoiono le democrazie




Alain Touraine



I casi di corruzione politica sono in apparenza di due tipi. Ci sono gli uomini politici che si arricchiscono illegalmente; e ci sono i partiti politici che finanziano le loro attività e la loro organizzazione. I due problemi sono effettivamente di natura ben diversa, tuttavia sono strettamente connessi. in realtà, la corruzione nasce dal fatto che la separazione dei due poteri - esecutivo e legislativo - è sostituita dall'onnipotenza dei partiti che tentano di dilatare la loro influenza piuttosto che essere semplici strumenti della rappresentanza politica e dei candidati all'esercizio del potere di Stato. Laddove i partiti politici hanno imposto i propri interessi, sia all'Assemblea legislativa sia al governo, alcuni individui hanno finito per utilizzare a proprio vantaggio le risorse accumulate grazie al potere dei partiti.
Nelle nostre società, i parlamentari non legiferano più; quasi dovunque sono i governi a preparare e proporre leggi. I parlamentari dedicano la maggior parte della loro attività sia ai compiti di gestione nei comuni o nelle regioni, sia alle proprie faccende personali. E la figura del funzionario sparisce altrettanto in fretta, come quella del legislatore. La decentralizzazione ha contribuito a questa evoluzione. In Francia gli alti funzionari conservano il senso dello Stato e sono sottoposti a severi controlli amministrativi e giudiziari e, in generale, non hanno un'influenza politica tale che consenta loro di non rispettare una regola o una legge definita da altri. Ma in Francia, come altrove, fra i legislatori e i funzionari si è sviluppata la categoria intermedia dei professionisti della politica che si sono sbarazzati sia dei controlli parlamentari sia delle regole amministrative. Fino al punto di scontrarsi con la resistenza del potere giudiziario, come in Italia o come in Spagna. Negli Stati Uniti, dove il potere dei partiti si è sviluppato prima, il potere giudiziario è passato sotto il loro controllo, e la corruzione ha superato ogni limite, per esempio a New York all'epoca di Tammany Hall, quando l'intera amministrazione comunale, e ciò che da essa dipendeva, era un'unica grande clientela politica. Come potrebbe non servire all'arricchimento personale una parte delle immense risorse controllate dai partiti?
E' da molto tempo che i partiti non sono più un puro strumento di aggregazione delle istanze sociali e nemmeno semplice strumento di accesso al potere politico. Quel che pensatori politici come Michels, Mosca e Ostrogorski hanno detto alla fine del XIX secolo, quando nasceva il primo grande partito di massa, la socialdemocrazia tedesca, è tanto più vero oggi, nel momento in cui i partiti controllano le amministrazioni locali o regionali, le imprese pubbliche, le associazioni, che dispongono tutte di notevoli risorse. Non sono le quote degli iscritti a fornire ai partiti i mezzi per sopravvivere. Le campagne elettorali sono strettamente costose, al punto che i grandi partiti formano un oligopolio politico e detengono da soli il potere di far eleggere i propri candidati.
Quando poi esiste uno scrutinio proporzionale per le consultazioni nazionali, come nel caso delle elezioni europee in Francia, questa tendenza è spinta all'estremo: gli stessi partiti designano i candidati, tenendo conto dei rapporti di forza fra le correnti interne, senza che la popolazione possa esercitare una scelta reale poiché non c'è più alcun legame diretto fra gli elettori e i candidati.
La lotta alla corruzione presuppone in primo luogo l'intervento del potere giudiziario, ma ci si chiede in qualche caso se ci siano giudici mossi a loro volta da una logica di parte. Tuttavia, l'opinione pubblica li approva: in Italia, con entusiasmo; in Francia, solo con qualche riserva in più. Ma questa lotta, per essere efficace, presuppone che il potere legislativo ritrovi il proprio ruolo, ovvero che deputati e senatori si dedichino interamente all'elaborazione delle leggi e alla rappresentazione delle istanze sociali; d'altra parte, occorrerebbe che il potere esecutivo poggiasse su di un'amministrazione pubblica indipendente, e su una burocrazia professionale nel senso weberiano del termine, dove i funzionari possano fondare la propria carriera sulla competenza. Ovunque esiste una nomenklatura: così, dove la carriera di un "amministratore" dipende dalla clientela politica alla quale appartiene, si insinua la corruzione.
Il potere dei partiti diventa eccessivo non solo grazie alla decomposizione dello Stato e all'accumulazione illegale di risorse. Lo diventa anche quando viene meno il controllo dell'opinione pubblica sulle rappresentanze politiche. Il che si verifica quando si indebolisce la capacità di azione e di espressione autonoma delle parti sociali. Quando i partiti di destra erano controllati direttamente dal potere economico e i partiti socialdemocratici dai sindacati, la libertà d'azione politica era limitata: i partiti erano controllati dai loro elettori. Ma non siamo più in presenza di una politica di classe e i partiti non sono più sottoposti al controllo delle organizzazioni di classe, padronali oppure operaie. Quasi dovunque i partiti di massa hanno sempre meno una funzione rappresentativa e sempre più un ruolo di conquista e di utilizzo del potere. Poiché questi partiti di massa, eterogenei, sono meno sottoposti al controllo che le parti sociali esercitano sui partiti di classe, questi partiti di massa finiscono quindi per dare maggiore libertà a quegli esponenti che aspirano prima di tutto alla carriera e all'arricchimento personale.
Questa perdita di rappresentatività oggi è molto visibile. I partiti hanno dato corpo per molto tempo in maniera più o meno chiara ai conflitti sociali nati dalla società industriale; e questo oggi non accade più. I partiti socialisti sono diventati i partiti delle classi medie e più ancora partiti socialmente indifferenziati, così come la Democrazia Cristiana ha a che vedere solo da lontano con le virtù evangeliche.
L'opinione pubblica ha ragione di scandalizzarsi della corruzione. Se non si trattasse di punire alcuni singoli disonesti, la faccenda non meriterebbe così tanto clamore. Ma l'opinione pubblica si sente tradita dai partiti o dai politici che non agiscono più come rappresentanti del popolo e che si trasformano in imprenditori politici e in capofila di organizzazioni clientelari.
La democrazia è sempre stata minacciata da due lati: dall'esterno, dal potere di un'élite dirigente, economica, amministrativa o militare; dall'interno, dalla partitocrazia. Nei nostri Paesi, che non sono stati coinvolti in avventure politico-militari, dove la componente nazionalistica dello Stato si indebolisce e dove l'accesso all'attività politica è aperto, il pericolo di una dittatura è meno probabile di quello della corruzione politica, ovvero della perdita di responsabilità da parte dei politici, che si sentono sempre meno eletti e sempre più professionisti, meno rappresentanti e più dirigenti. E' dunque restituendo maggior forza e autonomia alle parti sociali, ripristinando la funzione legislativa, rafforzando la professionalità della funzione pubblica e salvaguardando l'indipendenza del potere giudiziario che si potrà eliminare la corruzione politica, che sta distruggendo dall'interno la democrazia.


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