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La spietata denuncia di ogni tradizione, la distruzione di ogni intellettualismo,
la disperata scelta di una condizione di nudità e di solitudine
umana "
Giulio Carlo Argan
Dopo i tre grandi
cicli della storia: quello mitologico-religioso, quello romantico
e quello razionale, l'uomo approda stanco, ma fiducioso, nel grembo
materno della Terra. Ecco la grande restituzione dell'Uomo per identificarsi
con l'Universo; e qui è il vero Mazzotta: in quest'abbandonarsi,
in questo bruciare secoli di storia, i grandi cicli della storia.
Tutta la storia finisce e Mazzotta, l'Uomo Mazzotta, si restituisce
alla Terra, all'Universo e fa corpo con essi. Egli non esibisce un
uomo attivo, un uomo operativo, no! E' sì un uomo stanco, ma
è un approdo; il conforto di un approdo, finalmente, nell'Universo,
dopo tanti idealismi, dopo tanti "voli", dopo tanti "cieli
dell'"ideale". Finalmente l'Uomo abbraccia la Terra, s'incorpora,
fa corpo con tutta la sua essenza. Altro che le pietre o la singola
pietra; per lui, sì, sono familiari quelle pietre, quelle cave,
quegli anfratti, quegli strapiombi, quei franamenti delle rocce o
delle pietre, ma è soprattutto l'Universo al quale s'abbarbica,
s'aggrappa come cosa sicura.
Mentre, prima, il Nostro tendeva a rappresentare o presentare anche
le pietre nei quadri, nelle pitture, nelle sculture, ora è
importante ed indicativo considerare questa fuoriuscita, questa tensione
ad abbandonare lo spazio della contemplazione, lo spazio metafisico.
Mazzotta, evidentemente, non si contentava più della bidimensionalità,
della illusorietà della parete verticale; Mazzotta cercava
qualche cosa di più vero e corposo: la Roccia, appunto, la
Struttura, e lo ha fatto soprattutto senza dispersione, per indirizzarsi
deciso, continuo e rapido verso quell'obiettivo a scanso di qualsiasi
altra distrazione. Mazzotta ha mirato deciso verso la Terra e l'ha
trovata!
Qui è il grande merito di Uomo(o)vo Lapietra, di Ciel(o)mo
Laterra.
E' molto importante l'indicazione di operare nella realtà concreta
per coinvolgere tutta la realtà nell'azione stessa e, quindi,
l'abbandono definitivo della parete verticale della contemplazione,
della metafisica. Da qui, tutte le "performances" che ha
vissuto Vito Mazzotta e che, comunque sia, con qualunque allusione,
con qualsiasi finalità le avesse compiute, sono da vedersi
nella realtà operativa, nella vita, per la vita, identificandosi
globalmente con la vita. Questo è il grande merito di Vito
Mazzotta dopo l'esperienza delle opere di pittura, di scultura o delle
installazioni varie.
Anche Hegel ci aveva parlato della morte dell'Arte e certamente una
morte dell'Arte è avvenuta, per tutta l'Arte. C'è anche
chi continua a dire che non si è mai verificato niente di tutto
questo. Ma bisogna pur dire che cosa è cambiato nell'Arte Moderna
e Contemporanea, in quel comportamento di Vito Mazzotta e di quegli
artisti che hanno operato e che continuano ad operare compiendo, apparentemente,
delle stravaganze e che poi sono delle stravaganze rispetto alla contemplazione
per l'opera d'Arte che si aveva una volta, di qualunque artista del
passato. Questa morte dell'Arte è avvenuta anche in Vito Mazzotta
poiché la sua opera non è più 'bella" o
"brutta", essendo essa stessa una realtà della vita,
e la vita non è bella o brutta. La vita è bella, è
brutta, è terribile, è tutto ciò che volete:
è la vita, anche oltre tutte le interpretazioni che se ne possono
dare. La roccia non è bella, meno bella; il mare non è
bello o meno bello; la montagna, l'aria, gli astri possono incantare
ed anche terrificare. Ma noi dobbiamo operare e quando operiamo non
diciamo che è bello o meno bello, anche perché il senso
del bello acquista molteplici significati, a volte discordanti per
l'uno o per l'altro. E l'arte non è più bella o meno
bella, non è più catartica, liberatrice, rappresentazione
della realtà, ma è un fatto come tantissimi altri fatti
della realtà che non sono belli o meno belli. Se noi incontriamo
il postino fuori per la strada non è un fatto bello o meno
bello, ma è un fatto come tanti altri fatti; è un fatto
di vita finalmente. E l'arte è con la vita.
L'arte è stanca di stare con le spalle al muro!