§ Ozi e negozi

Abbaiare forte




Paolo Savona



Parafrasando l'affermazione di un illustre studioso, si può sostenere fondatamente che gli economisti devono "abbaiare forte" quando si avanza una proposta tendente a procurare soldi allo Stato in nome dell'equità, perché dietro si cela sempre il desiderio di qualcuno d'avere qualcosa per sé. Senza spingerci fino ad accreditare la tesi degli iperliberisti che la pretesa di giustizia è sempre stata il più formidabile ostacolo allo sviluppo economico, condividiamo però l'idea che, per gestire e redistribuire le risorse, è sempre preferibile il mercato con tutte le sue ingiustizie agli sperperi e alle iniquità dello Stato.
Ma la gente non si è convinta di ciò. All'affermarsi di un regime in cui l'individuo assume sulle spalle maggiori responsabilità per il suo futuro - ma versa meno tasse e non spinge lo Stato a indebitarsi - osta l'ignoranza della pubblica opinione, convinta di capire l'economia solo perché la vive da lavoratore, da imprenditore, da consumatore, da risparmiatore, o in altre figure note. L'economia odierna è di una complessità tale che occorre invece -come per i medici - scienza, esperienza e intuizione.
Anche i mezzi di informazione ne dicono di tutti i colori in materia, ma essi compiono il loro dovere di registrare, appunto, la confusione.
Non guasta dunque indirizzare ai responsabili della cosa pubblica un pro-memoria, pur restando scettici sulla possibilità che essi stiano a sentire la voce della ragione e non quella della forza dei gruppi di pressione.
Per la sanità esiste un progetto di razionalizzazione approntato dalla Price Waterhouse nel quale si propone di introdurre nel sistema strumenti usati dalle aziende private, quali il budget e il controllo di gestione. Ciò richiede l'attribuzione di una delega di gestione a un responsabile, da giudicare per il servizio che rende e i risparmi di costo che procura, non per i favori elargiti a chi lo ha nominato.
Per le pensioni si proceda a un calcolo attuariale di quanto ciascuno ha messo da parte e di quanto lo Stato deve integrare prendendo a chi ha pagato o indebitandosi.
Non mi illudo che si possa tagliare interamente la parte a carico del bilancio pubblico, ma sarebbe educativo indicare al cittadino ciò a cui ha diritto perché ha pagato e ciò invece che prenderà dagli altri. Se non lo si farà e si taglierà a chi ha messo da parte per la sua pensione al fine di darlo a chi non ha fatto lo stesso, ancora una volta nulla cambierà.
Per gli enti locali occorre innanzitutto rivedere le funzioni. Se la legge manterrà per gli enti locali il compito di soddisfare numerosi bisogni dei cittadini, riconoscendo a questi il diritto a riceverli, e aggiungerà il potere di tassare il patrimonio immobiliare o di introdurre pesi o gabelle, la situazione economica e sociale non solo non cambierà, ma certamente peggiorerà, in quanto si finanzieranno spese correnti con pezzi di patrimonio. La ricchezza del Paese si depauperebbe anno dopo anno.
Per il pubblico impiego basterebbe introdurre un elementare principio di equità: la parità di trattamento tra l'impiego pubblico e il privato, "fotocopiando" i contratti di lavoro vigenti nell'industria. I capi, inoltre, devono poter comandare ed essere responsabili di farlo. Altrimenti anche da questo lato nulla cambierà. Se tutto ciò non accadrà, seguendo il consiglio di un maestro e ritenendolo un mio dovere di economista, continuerò ad "abbaiare forte", in attesa della polpetta avvelenata...


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