§ Un paese una casa

La macchia




Giovanni Bernardini



La macchia storce il muso e si accovaccia. Non le piace quell'angolo di parete giallastra dove il suo nero poco spicca. Si allunga da una parte e dall'altra per occupare maggiore spazio, si rotola su se stessa, si scuote, l'umido le cade di dosso in goccioline minute, Infine si distende abbandonandosi a un breve riposo. Purtroppo sono una piccola macchia, pensa alla maniera delle macchie, ma posso crescere. Fa uno sbadiglio e forse s'addormenta. Non ne è proprio sicura perché naturalmente non ha precisa cognizione del sonno. Inoltre le manca cognizione anche delle restanti cose, ma tutto sommato cosa proprio siano queste restanti cose non lo sa. Né è tenuta a saperlo. Annusa attorno e si spinge avanti.
Le giunge un disgustoso odore di cavoli. Non che proprio riconosca i cavoli, ma senza dubbio sente l'odore e ne prova disgusto. Starnutisce in silenzio, come di solito fanno le macchie. Questa volta inaspettatamente qualcuno esclama "salute!". La macchia guarda di qua e di là e riconosce il padrone di casa, vecchio e bianco, che starnutisce e da solo si augura salute. Anche alla macchia viene voglia di dire "salute!" ma non ci riesce se non si procura una bocca. Allora si sporge dal muro e cerca d'afferrare la bocca del cane bassotto accucciato presso una sedia, la più vicina a lei. Si sporge tanto che afferra il bassotto finendo per tirarselo interamente dentro. Siccome la macchia è più piccola del bassotto, deve compiere uno sforzo considerevole, dilatarsi e assumere forma più o meno ellittica. Ora sul muro si delinea una macchia abbastanza vasta, che ha esattamente la forma d'un bassotto, apre e chiude la bocca per abbaiare, ma non riesce a emettere alcun suono, tanto meno "salute!".
Il giorno dopo la macchia si sveglia di ottimo umore. Se ha la forma d'un cane bassotto, col tempo potrebbe assumere quella d'un pastore tedesco. Il problema consiste nel trovare il pastore tedesco e averlo a portata di bocca. Adesso infatti la macchia possiede una bocca, cioè quella del cane bassotto.
Per alcuni giorni la macchia se ne sta accucciata in attesa. Ogni tanto si dà una scrollatina stiracchiandosi sulla parete e occupandone qualche centimetro in più. Finalmente, dopo cinque giorni, sebbene la macchia non abbia precisa cognizione dei giorni ma solo un'approssimativa percezione dello scorrere d'inafferrabile liquido entro le condutture dell'acquedotto, finalmente arriva in casa, tirando il guinzaglio quasi per strapparlo dalla mano che lo regge, un pastore tedesco. La macchia salta di gioia, apre e chiude la bocca per salutare il pastore tedesco, ma dal muro non esce suono alcuno. Esce soltanto la bocca da bassotto della macchia nera e acchiappa per la coda il canelupo cominciando lentamente a risucchiarlo nel suo ventre nero. Il cane dapprima tenta di scattare in avanti per sfuggire alla presa, ma la presa non lo molla. Allora si torce su se stesso digrignando i denti e ringhiando minaccioso. La macchia, per nulla turbata, spalanca la bocca e trangugia il pastore tedesco dalla testa inglobandolo nella sua forma di bassotto che gradualmente cresce dilatandosi verso la parte posteriore che man mano assume la forma di pastore tedesco sicché la macchia diviene una macchia assai strana, metà bassotto metà canelupo, le teste collocate ai due estremi opposti che aprono e chiudono le fauci per latrare da bassotto e da lupo senza però che i latrati escano mai dal silenzio dell'intonaco.
Una sera il vecchio padrone di casa si mette a passeggiare davanti alla parete osservandola punto per punto preoccupato da quella macchia che di giorno in giorno più si estende. Il padrone è più bianco che mai nei capelli, nel volto, nelle mani. Poggia la destra sulla macchia per saggiarne l'umido, ma quando vuole staccarla si accorge di non riuscirci. La sua mano sta ora dentro le fauci di un pastore tedesco e avverte il risucchio di quella gola che senza dolore aspira il suo braccio e col braccio la spalla e via via il suo busto e il suo viso pallidissimo e i capelli candidi.
Allorché la macchia ha assunto la forma di un uomo in mezzo a due cani, un bassotto e un lupo, capisce di poter contare su un cervello. Si dà un 'occhiata attorno soddisfatta per quel bel lavoro, per la prima volta pensa compiutamente, pensa di meritarsi un sonnellino, si corica sul fianco, l'uomo al centro, i due cani ai suoi piedi, e si addormenta.
Svegliandosi ricorda, adesso che possiede un cervello ricorda d'aver udito nel sonno il vecchio pendolo, che batte le ore e le mezzore, battere sei volte. Quindi è in grado di calcolare d'aver dormito almeno tre ore. Avverte un certo appetito, pensa e di fatto striscia lungo la parete per raggiungere il frigorifero. Il suo cervello sa che il frigorifero è collocato in cucina. Striscia dunque da una parete all'altra, scendendo anche sul pavimento e di qui risalendo la porta chiusa della cucina, ricoprendola tutta del suo nero colore di macchia, fino a riuscire dietro la porta davanti al monumentale frigorifiero ronzante per via del motore che tace solo a brevi intervalli. Ha un attimo di esitazione: se aprirlo con la mano del vecchio racchiuso in lei o azzannarlo con la bocca del canelupo. Ma poi si avvicina strisciandogli sopra, avvolgendolo completamente. E' una macchia molto pigra: aprirlo significa compiere una serie di operazioni faticose come scegliere i cibi, ingoiarli uno ad uno e magari risulterebbero troppo freddi o insipidi o poco digeribili. Più semplice e sbrigativo risucchiare il frigo intero, in questo modo saziarsi e concedersi una buona siesta. Così fa insinuando proprio sotto il frigo la bocca di cane bassotto, spalancandola al massimo e aprendo le valvole di quel suo irresistibile risucchio. Comunque una faticaccia. In compenso, frigorifero dentro e siesta compiuta, la macchia constata di essere diventata molto grande: copre almeno due pareti di due stanze e, siccome per giungere in cucina ha dovuto attraversare il corridoio, copre pure la parete nord del corridoio. Che bello sarebbe occupare anche la parete sud!
Si rende conto di sentirsi abbastanza riposata e informa. Ci ha all'interno un frigorifero, un uomo, due cani, parecchi metri di muro, di pavimento, una porta. E' una formidabile macchia ormai, una macchia potente. Scorrere sul pavimento del corridoio è uno scherzo, così lucido e liscio, e passare dall'altra pane, risalire la parete di fronte, ingoiarla nel proprio buio di macchia, voltarsi indietro compiacendosi di avere occupato tanto spazio e ancora poterne occupare, tutti i muri, tutte le stanze dell'appartamento: essere lei l'unica padrona col padrone dentro, schiacciato nel suo dentro con frigo e cani e mobili, già qualche mobile assorbito, ai rimanenti toccherà in seguito, a quel ciarliero insopportabile televisore soprattutto, già divenuti neri, cose informi che appunto sarà facile far scomparire nel nero dell'insieme che sempre più si allarga.
Non ha neppure bisogno della bocca del bassotto o del pastore tedesco, ha una sua personale enorme bocca. Non ci è ancora abituata, deve allenarsi, la apre cautamente due-tre volte al giorno ed ecco, quasi senza volerlo, scompaiono i quadri, gli specchi, i muri dove sono appesi, scompaiono per trasformarsi in macchia, cioè parte di lei che avanza e pensa, adesso che è fornita d'un cervello ma altri ne avrà, pensa di avanzare avanzare, certo con qualche riposo, qualche pausa. E' una giovane macchia un po' pigra, ma passerà questa pigrizia. Bene, un sonnellino dopo tante conquiste, ma poi avanti alla conquista di tutto il palazzo. L'appartamento è già suo, stanza dopo stanza, mobile dopo mobile, tutto ha ingoiato, diventando una gigantesca macchia nera gonfia di tutte le cose, gli animali e gli uomini incontrati nel sito cammino. Infatti altri animali sono entrati nell'appartamento: un gatto in cerca di cibo, un piccione venuto a posarsi su un davanzale e di lì volato sull'attaccapanni, senza contare scarafaggi ragni e qualche topolino. Ma anche gli amici del vecchio sono venuti, uno a riprendersi il bassotto, un secondo il pastore tedesco che credevano dimenticati o casualmente nascosti in casa del vecchio. Pure loro si sono ritrovati nel buio, in una cavità senza forma dove solo a tastoni hanno riconosciuto il vecchio, poi le loro bestie, un gatto e perfino un colombo svolazzante ogni tanto qua e là senza sapere verso quale luogo dirigersi. Questi uomini si sono spaventati e meravigliati moltissimo, li ha sfiorati l'idea di essere morii, ma presto si sono accorti di muoversi parlare pensare, anzi la loro vista viene a poco a poco abituandosi al buio tanto che essi vedono tutto l'interno della cavità dove si trovano e sentono di costituirne parte integrante, fusi ogni giorno di più con essa, pensanti con essa, in marcia con essa alla conquista del caseggiato, poi della città, quindi della nazione, infine di tutto il mondo finché il mondo sarà un'enorme unica macchia nera immobile nello spazio, in cui finalmente, conclusa tanta fatica, la macchia potrà immergersi nel sonno per sognare di essere una macchia appena visibile sulla parete d'un piccolo appartamento d'un paesetto qualunque.

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