Ambigue affinitą (atto secondo)




Bruno Brancher



BALLATA DEL LUMPEN
(ovvero: Disamori numero 2)

(...immaginando un invito ... )

Cara Sudpuglia, raccolgo volentieri l'invito su "chi ero nel 1969".
E cosa oggi sono diventato.
Ieri, nel 1969, ero un carcerato.
Oggi, nel 1989, sono un carcerato.
(In questo momento, nel 1991, però sono libero, anche se provvisoriamente, Nd.A.)
Dicevo ieri come oggi di nuovo a San Vittore. Misteriosamente denominata anche "Casa Circondariale" di Milano.
Ma tra carceri e carceri uscii nel 1974, libero, si dice, no?
Chi ero allora te l'ho già detto, ma adesso ti dirò che cosa ho fatto nel frattempo.
Te lo racconterò a mo' di ballata, metodo che a me piace tanto usando la ripetizione.
Dicevo che uscii nel 1974 da Porto Azzurro dopo dieci ininterrotti anni al buio.
Approdai alla Palazzina Liberty con Dario Fo e Franca Rame
In disaccordo coi CAPI fui pregato di allontanarmi al più presto e sottoposto a processo popolare
Servizio d'ordine dei compagni (= carabinieri): niente avvocato difensore, in compenso c'erano tre pubblici ministeri (sempre compagni)
Mi accusarono di provocazione, per me era un termine sconosciuto
Ma qualcuno disse che si doveva distinguere tra provocazione soggettiva e provocazione oggettiva
Ecco, il soggettivo e l'oggettivo crearono in me, imputato, completa confusione.
Reclamai: "ma che vuol dire oggettivo e soggettivo? e provocazione?"
Lo ammetto: ero indignato, va bene il processo popolare ma che almeno sia chiaro.
Il pubblico, un gran pubblico, rise. Franca Rame e Dario Fo (gli accusatori) arrossirono e finì il processo
Dico: fui rilasciato, subito libero, con grave disappunto dei pubblici ministeri
Seppi poi che avevano passato la notte in bianco per stilare le loro arringhe
Devo dire che un po' mi dispiacque per loro anche se di loro risi amaramente.
Poi scelsi Lotta Continua dove mi accolsero con baci e abbracci dissero che ero un eroe fu molto bello infatti mi innamorai subito di Elena una compagna studente-lavoratrice ma il suo compagno non era d'accordo e insinuò che io non ero un compagno ma un balordo
Veramente non usò il termine di balordo ma disse che ero un lumpen altro termine per me misterioso
Chiesi ai compagni "che vuole dire lumpen?" ed uno mi regalò il Manifesto di Karl Marx
Lo lessi e seppi che significava lumpen è ovvio che la cosa finì con insulti reciproci
Ma continuai con Lotta Continua fu un gran momento che ancora rimpiango
Poi una volta mi chiesero di scrivere un pezzo sulle miniere del Belgio dove io avevo lavorato
Scrissi su Marcinelle laddove morirono sepolti e bruciati moltissimi minatori italiani in gran parte calabresi, siciliani e pugliesi
Me lo pubblicarono in prima pagina ed io mi sentii molto importante
Mi chiesero un altro racconto ed io ricordai i bombardamenti di Milano
Me lo pubblicarono per intero sul Paginone del nostro quotidiano Lotta Continua
Ed io mi considerai anche scrittore ed il mio linguaggio abitualmente scurrile sparì
Ed incominciai a parlare come Mauro Bacchini un intellettuale architetto che con noi occupava case
Poi andai a Roma per occuparmi del giornale ed immediatamente fui messo ad impacchettare giornali e trasportarli alla Stazione Termini ma con me c'era anche il mio gigantesco amico Vincino Amico a cui mi ero affezionato ma non glielo feci mai capire volevo bene io a Vincino
C'erano: Mauro Rostagno e Adriano Sofri, e Enrico Deaglio (ed Isabella di cui mi innamorai)
Ma questa è un'altra storia. C'erano Giovannetti, e Orsini, e Venezia, e Osman, e Straccio e Grimaldi (ed Antonella ed Anna con cui ebbi una storia ma anche questa non ve la racconto)
Quanti eravamo, e tutti belli: escluso io che sono sempre stato brutto neppure la prigione aveva corretto i miei lineamenti
Mangiavamo tutti insieme, dormivamo in una villa situata in cima a Monteverde Nuovo
Non avevamo problemi di vestiario vizi non ce n'erano ed eravamo sempre graditi ospiti in qualche casa
Ma poi venne la Polizia disse che c'era un vecchio mandato di cattura per me e mi feci sei mesi a Rebibbia
Uscii di prigione, ma tornai a Milano in via De Cristoforis alla Sede Centrale di Lotta Continua e tutti mi accolsero con amore
E' certo che non potrò mai dimenticare quei giorni
Poi ci fu Rimini: ovvero: il II Congresso di L.C. un gran baillamme, si presentarono due liste: i giovanilisti e gli operaisti
Vinsero le donne: le femministe, e Adriano Sofri affermò che tutto era previsto
Rivide le proprie posizioni: disse che prima apprezzava l'uomo serio ma che da adesso avrebbe apprezzato chi rideva
Profetizzò il terremoto rifacendosi alla lotta armata consigliando di imparare a convivere con esso e con essa Marco Boato presiedeva pacioso pontificante quello che fu l'ultimo congresso di L.C.
Il giorno dopo il nostro quotidiano uscì con un titolo a caratteri cubitali: "IL CONGRESSO CONTINUA"
Ma tutti eravamo un po' abbacchiati e cominciammo a guardarci in cagnesco
Fu proprio in quei giorni tristi che mi innamorai di Tiziana ed il suo amico mi prese a sberle Le cose erano cambiate, totalmente, infatti era sparita la dialettica io la subii sulla mia pelle
Ed a Milano nacque il Macondo ed io "ci lavorai" inventando una sangria "SANGRIA COLOMBIANA" la chiamai ed ebbi molto successo perché pensavano che era a base di cocaina
Ma gli ingredienti erano normali: vino, bucce di arancia, bucce di limone (la polpa me la mangiavo io), pezzi di mela, pezzi di pera, un po' di cicoria tritata finissima che dava un tocco di mistero, e tanto gin ma così tanto che la bevanda donava un benefico effetto riuscendo a stordire tutti quanti Conobbi Sergio Israel, e Italo Saugo, e Carmen e Marco Miozzi, e Daniel Joffre e tanti altri che imparai ad amare
Rividi Mauro Rostagno che proponeva l'azzeramento del '68 offrendo vecchi giornali e manifesti di quell'epoca
Molte persone conobbi, conobbi anche Nanni Balestrini e gli proposi un mio manoscritto
Ricordo: in casa ospite di Mauro Rostagno. Nanni diede un rapido sguardo allo scritto e mi disse che lo avrebbe pubblicato
Fu così che uscì il mio primo libro: "DISAMORI" che ebbe uno strepitoso successo anche se io non vidi una lira
Poi, Oreste del Buono, per la Milano-Libri, mi pubblicò prefandolo, un altro libro: "IL POTENTE A PEZZI"
Continuai a scrivere su Lotta Continua, quotidiano, ma sì, lo ripeto, da me molto amato.
Poi, i promotori di Macondo vennero tutti arrestati. Imprigionati. Poi rilasciati. Ed il Macondo fu morto.
Poi, la "Repubblica", nei primi tempi della sua uscita, mi dedicò una lunga intervista: "Brancher, o la libertà" (con tanto di foto) a firma della bella Erika Arosio.
Ed io mi sentii sempre più importante, ma così tanto che mi innamorai di Loretta che mi respinse.
Poi mi innamorai di Isabella (un'altra Isabella) e fu una storia bella anche se finita troppo presto
La trovai, una notte, a casa mia, a letto, ma con Ivan il piccolo (ma di statura) io feci il nonscialans ma poi menai di brutto.
E', meglio sarebbe dire che fui menato, loro ano anche in due, e per di più innamorati, e della età.
E già! In due facevano 42 anni: io, da solo, quasi quarantotto. E poi fui scorretto.
E dov'era la coppia aperta?
Poi, nel Ticinese aprirono l'Operetta di cui divenni un fedele cliente. Bevevo di tutto. Ma allegramente
Poi apparvero sigarette fatte a mano dallo strano sentore.
Stordienti. A me non piacevano
Poi arrestarono tanti compagni e compagne e il termine "galera" divenne a tutti familiare
Poi qualche compagno uccise. Qualcuno fu ucciso. Altri morirono con siringhe. Altri sparirono
E tanti altri locali "florirono". Soprattutto al Ticinese. Chiamati locali alternativi "AcquaSporca", "Babilonia", "Mulino doppio" (che qualcuno chiamo anche "Mulino d'oppio"), "Isola Fiorita` e i volti dei compagni si intristirono, lo sguardo spento
"Hai saputo di?... cazzo nove anni. Hai saputo di?... è morta" ... ed io rifiutai, da allora, di sapere di...
Poi vennero le tre giornate di Bologna e fui anche lì presente agli assalti tra quelli del MLS e l'Autonomia
Dormivo sui gradini di uno stadiolo coperto e fu molto bello perché non rimasi mai solo
Non ricordo nessuna delle ragazze con cui dormii. Capitava e morta lì. Al risveglio, manco un sorriso.
Comunque, guarda, sarò ritornato lumpen, ma l'esperienza di Bologna la rifarei ancora. Anche se una notte capitò un ragazzo. Ma mi sentivo un po' stanco, quella sera, e cambiai di posto
Poi tornai a Milano e le sezioni di Lotta Continua erano in scontro con la redazione di Roma
Si decise così di occupare la redazione di Roma ed io fui mandato in avanscoperta.
Arrivai a Roma e fu subito scontro con Andrea Marcenaro, però, in compenso, mi innamorai di Lucia
Scrissi molto sul nostro giornale ma si vedeva che si stava esaurendo.
Poi ci fu il confronto in una grande aula dell'Università, se ben ricordo, che finì in scontro
A Roma conobbi Virginia Onorato e Marco Ligini con la figlia di Virginia ed il loro cagnetto, Romoletto
Grandi, indimenticabili amici
Divenni un assiduo frequentatore notturno dei locali che anche a Roma venivano detti alternativi
Ma che bello con Lucia, aveva una figlia piccola piccola di nome Viola che per dire cattivo diceva TATTIVO. Un amore
Sentivo la mancanza di Milano. Lasciai Roma. E Lucia. E Viola. Anche perché la storia era finita
Tornai a Milano ed i giornali dissero di me che ero poeta. Fui invitato a Milano-Poesia. Un successo
Anche se balbettante, ma non per l'emozione, ma perché è una mia costante, la mia performance fu applaudita
Nel Salento, a Lecce, proposi Salento-Poesia che oggi è ormai arrivata alla settima edizione
Poi scrissi "Mëmore" dove feci uccidere, complice un nano invisibile: Giorgio Bocca, Elvio Facchinelli e Oreste del Buono (poi Elviro morì, ma io non c'entro, ho l'alibi perché ero dentro) (N.d.A)
Fu in quei tempi che mi innamorai di Diana e fu un grande amore anche se fu solo un desiderio rimasto come tale
Ed ecco con alterne fortune che ti ho raccontato chi ero allora e che cosa, nel prosieguo del tempo, io feci
Dimenticavo: mi pubblicarono un altro libro: "Lezione di ballo". Successo di critica, tanto. Soldi, niente
Promossi, complice il Portnoy, riviste di poesia edite a Lecce: "L'incantiere" e "Il quotidiano dei poeti", del poeta Antonio Verri.
E l'editore Vanni Scheiwiller, tra poco, mi pubblicherà il mio ultimo lavoro: "L'ULTIMO PICARO", a cui, ne son certo, arriderà grande successo
Successe anche che mi innamorai di Patrizia e questa è la mia storia maledetta
Caro Aldo, oggi ho 58 anni. E ti ho raccontato chi, ieri, ero stato, un carcerato poi liberato Come ti racconterò oggi chi sono diventato: un uomo imprigionato. Di nuovo carcerato.
Perché colpii con due coltellate Patrizia. lo, a 58 anni, ex ladro, a volte poeta, che tentò di uccidere Patrizia, 25 anni, bella, minuta, dal volto arabo. Insegnante. Lo feci per gelosia, così dicono in troppi. In tanti. E' vero che ero geloso, geloso da star male perché Patrizia si era scelta come amante Roberta, una sua coetanea. In due tengono 50 anni. lo, da solo, 58 anni. Ho cercato la morte. Ma seriamente. Digiunando totalmente. Dopo trentadue giorni sono stato ricoverato d'urgenza in ospedale. Se ero una persona importante forse ero già fuori. Il Sindaco ordinò l'alimentazione forzata. Ma io mi ero chiamato fuori dal gioco.
Ghe la fasevi pù, ed allora, via con le fleboclisi: ma io sapevo che ero già morto.
Ho lottato per quindici anni: dal 1974 al 1989 per riuscire a farmi accettare dal sistema.
Ed ho fallito. Così pensavo, ma poi...l'Unità mi propose una rubrica quasi fissa su "Cuore", tema: le carceri. Appai-ve un barlume di luce. Smisi di non nutrirmi. Accettai, cioè, la proposta.
Intenzionato a ricominciare da 58 anni.
Convivendo con lo schifo che a volte mi soffoca al ricordo di quelle coltellate inferte a Patrizia.
Patrizia: dopo l'operazione a cui fu sottoposta continuava a ripetere: "perché l'ha fatto? perché l'ha fatto?"
Come avrebbe fatto una madre per giustificare il suo bambino. Ecco che fine ho fatto. Imputato di mancato assassinio.
E di nuovo incarcerato.
Quando mi processeranno rifiuterò la difesa. (Non è stato così: Antonio Stasi e Gianluca Maris mi sono stati vicini. A loro dico grazie)
Quello che mi danno mi danno. Non m'interessa.
Anche perché a 58 anni ogni condanna equivale ad un mezzo ergastolo.
Per non dire di peggio.
Ma per stare allegro ho cominciato a studiare i pessimisti: da Cioran a Schopenauer, a Leopardi.
Se poi voglio ridere faccio ricorso a Toni Negri, un grande intellettuale, probabilmente di sinistra, se non ho capito male.
Cara Sudpuglia, ti ringrazio.
P.S. Al processo mi rifilarono 3 anni e 2 mesi.
Lo so, furono clementi. E va bene così.
Ora "sono libero".
Cioè: mi hanno concesso la remissione di libertà.
In attesa di altri eventi.


FAVOLETTA NON TANTO CRETINA

"... Che accade dietro questa porta?
Sfogliano un libro
Qual è la storia?
La presa di coscienza di un grido...

(Edmond Jabès)

Senti questa fiaba. L'ho inventata per te. Bambina o bambino. Per comodità uso il femminile. Ricco o povera. Solo o protetta... C'era una volta una bambina che per mille anni se ne stette ritta e (quasi) immobile in una caverna voltando le spalle alla luce che proveniva dall'entrata.
E la caverna era quasi buia. La bambina rimase bambina, non cresceva e durante la stagione fredda i suoi capelli si coprivano di ghiaccio. Il suo corpo si ricopriva di muschio. Il gelo portava con sé anche le ombre. Ma la bambina non soffriva il freddo. Di già immobile si estraniava da tutto sì da somigliare ad una statuina bianca e verde. Lucente. Ma con l'arrivo della primavera il corpo della bambina perdeva la sua immobilità e, anche se impercettibilmente, si muoveva. Il ghiaccio si scioglieva. Si scomponeva il muschio e luci e colori abbellivano ancora, se mai ce ne fosse bisogno, il corpo della piccola. Dicevo dei leggeri movimenti della bambina: che erano lenti. E anche sinuosi. La luce trasformava la caverna, da antro quasi buio e tetro, in luogo amabile e grazioso. Ma lei non si accorgeva di questo cambiamento. Perché, come non sentiva il gelo, non captava neppure il calore.
Passarono altri mille anni e la bambina pensava confusamente che "così è che così sarà". Passarono ancora altri mille anni. Perché lei non conosceva né le stagioni, né le ore. Per lei il tempo non era scandito da date. Ma fluiva via. Il tempo fluente. Come un grande fiume. Ed altri mille anni si aggiunsero ai mille e più mille anni passati e la bambina volle conoscere l'origine dei colori. Incuriosita si voltò e scoprì il cielo, che era azzurro, (in quel momento non pioveva), e nel cielo scopri il sole che era giallo. E scopri il mare che era blu. Scoprì, contemporaneamente, il calore. E al pensiero del gelo rabbrividì. Per un intero giorno osservo e scoprì molte meraviglie. Ma, verso sera, le luci scomparvero e lei visse un arcano: vide il sole precipitare lentamente e immergersi nel mare fino a scomparire. Si risvegliò e rivide il sole e si stupì. E rivide il mare che specchiava il cielo e le sembrò che il sole si fosse sparpagliato nel mare in tante pagliuzze d'oro. Scoprì il vento, che era tiepido. E dalle acque del mare apparve un ragazzo che le si avvicinò e la prese per mano.
E, insieme, scoprirono la foresta dove si inoltrarono. E scoprirono il vento. Ed imitarono il suo suono: ffffrrrrsss oooo. Così inventarono il primo linguaggio che poi si espanse per il mondo. Il ragazzo le disse che era molto che la aspettava. E lei sorrise. E quei due ragazzi stabilirono da subito i principi del tempo e dello spazio. Solo che lei, nel tempo, si accorse che i suoi capelli si innargentavano. Che il suo corpo non emanava più bagliori. Pensò al passato. E sorrise.
E allora? Che ne dici di questa fiaba? Va bè, non dirmi niente. Sai, a volte anch'io ritorno bambino.

"... Parlo nel tempo e fuori del tempo
Parlo per ieri e per oggi
per ieri che è una lezione di vita
per oggi che è una lezione di morte..."

(Edmond Jabès)


Banca Popolare Pugliese
Tutti i diritti riservati © 2000