§ Carteggi salentini

Quando nacque Antonio Galateo?




Donato Moro



Un amico mi ha fatto saper di non riuscire ad accettare del tutto tranquillamente che il Galateo sia nato nel 1448 e non, secondo la tradizione, nel 1444: "M'è duro dar fede cieca al documento dei Fuochi del 1508, nel quale è vero che Galateo è dato sessantenne, ma è anche vero che gli si attribuisce un figlio abate che non fu abate e un altro figlio, della Cui esistenza sarebbe legittimo dubitare fortemente (Zacchino), a prescindere dal problema delle figliuole; e toglierla invece alle attestazioni personali e autentiche del Galateo, il quale dice eli scrivere il De educatione "24 anni dopo" l'approdo dei Turchi a Otranto (1480), aggiungendo poi di essere sexagenarius. Fate un po' il conto... Eppure, le argomentazioni di Donato Moro sono sempre di grave peso, bisogna riconoscerlo; ed io stesso ne sono profondamente turbato, anche se non del tutto persuaso, ancora"(1).
Cercherò, pertanto, di fare il punto sulla questione, sperando di riuscire a rendere meno acuto il turbamento dell'amico Mario (che se poi vincessi del tutto le sue riserve orazianamente toccherei il cielo con un dito!).
I termini del problema sono questi: da un lato c'è un documento, che è la particola della Numerazione dei fuochi della città di Lecce, del 1508, dall'altro alcune epistole in cui il Galateo dichiara la propria età.
La particola che riguarda Antonio Galateo e la sua famiglia, conservata nel vol. 852 dei Fuochi dell'Archivio di Stato di Napoli, fu comunicata per la prima volta a Giuseppe Gabrieli da Amilcare Foscarini, e il Gabrieli così la rende nota: "Dnus Ant.s de Galateo Med. d.a.60; Maria uxor... a. 50; "filii. Antonius Abbas... a.25, Abbas Nicolaus... a.23, Galienus... a. 15; cum tribus filiabus"(2).
Nicola Vacca, nel 1943, ripresentò tale particola, assicurando che la sua trascrizione era migliore. "Così com'è riportata", egli scriveva, riferendosi al testo dato dal Foscarini e dal Gabrieli, "la particola non è completamente esatta.
Ecco la mia lezione, senza equivoci:

"lnsula Episcopatus... n. 864
Antonius Galateus, arcium med. doctor, a. 60
Maria, uxor, a. 50
Antoninus, abbas [la parola "abbas" èchiaramente cancellata con un frego] a. 25
Abbas Nicolaus, a. 23 Galienus, a. 15; filii" (3)

Il Vacca, pertanto, leggeva (trascuro le altre varianti) Antoninus invece di Antonius e rilevava che la parola abbas, titolo attribuito a costui, era chiaramente cancellato. Si dimenticava, invece, di dire se aveva o no visto quel "cum tribus filiabus", che a me sembra forte sospettare che il Foscarini, erudito leccese abbastanza scrupoloso di fronte a documenti, potesse esserselo inventato. Va pure tenuto in non poco conto il fatto che il Vacca affronta il fuoco galateano come un semplice esercizio di lettura, non sfiorandolo neppure minimamente il dubbio che esso potesse costituire documento SU CUI almeno riflettere per la biografia dell'umanista.
Purtroppo durante l'ultima guerra un bombardamento ha distrutto gran parte dei Fuochi conservati nell'Archivio di Stato di Napoli e in tale calamitoso evento è andato perduto anche il Notamento dei fuochi leccesi del 1508, sicché noi oggi non siamo più in grado di compiere una verifica sull'originale. Nulla vieta, tuttavia, di ritenere valide ambedue le trascrizioni a noi pervenute, integrandole fra loro. Indirette verifiche, le abbiamo, perché il De Magistris ricorda tre figli maschi legittimi dell'umanista, di cui uno abate (anche se lo chiama Marco Antonio, a causa della non completa informazione che egli ha sulla famiglia del suo illustre parente), e due figlie femmine (4), cui va aggiunta una terza, Francesca, sicuramente esistita (5).
Tornando alle due trascrizioni, va detto che Antonius, della prima, ed Antoninus, della seconda, non creano dubbi o problemi di sorta, perché questo figlio del Galateo, nei documenti, a volte è citato come Antonio, a volte con il diminutivo (6).
Lo Zacchino, non soccorrendogli documentazione alcuna, tenderebbe a dubitare fortemente dell'esistenza dell'abate Nicola, con la seguente argomentazione: "Come potesse presiedere alla guida di un monastero fin dal 1495 e ventitreenne risiedere ancora presso il padre è mistero inspiegabile che legittima forti dubbi circa l'esistenza di costui"(7).
In effetti non si tratta di un mistero: specie nei secoli XIV e XV è frequente il caso di abbazie commendate come benefici anche a semplici preti o a laici, titolari, semmai, di qualcuno degli ordini minori ecclesiastici; si hanno così abati secolari. E di questa schiera può essere stato Nicola Galateo, così come - tanto per citare un altro esempio vicino - lo fu Pirro Granai Castriota, divenuto giovanissimo abate commendatario del Monastero di San Nicola di Pergoleto (8). Pertanto, nessuna meraviglia può destare il fatto che il giovane Nicola risiedesse in famiglia. C'è, dunque, da augurarsi che prima o poi venga alla luce qualche documento che di lui dia altra testimonianza, ma il fatto che finora ciò manchi non autorizza a non credere che egli sia esistito.
Questo, dunque, è quanto attesta il fuoco di Antonio Galateo.
Sull'altro piatto della bilancia potrebbero essere collocati quattro scritti galateani: l'epistola Ad Leonicenum medicum, il De podagra, il De educatione e l'Esposizione del "Pater Noster".
In essi il Galateo dichiara l'età che possiede al momento di scriverli.
Sul De educatione, come sappiamo, il De Magistris si fondò per stabilire gli anni che il Galateo aveva nel 1517, alla sua morte. In questo trattato, infatti, si legge: "Sexagenarius senex sum...(9) e, più oltre: "Quatuor et viginti anni sunt ex quo Turcae primum Italiam, traiecto freto quod inter Aulonem et Hydruntum interiacet, transfretarunt"(10).
Per il De Magistris il calcolo era presto fatto: se il Galateo nel 1504 (1480, data dello sbarco dei Turchi ad Otranto, più 24 anni) dichiarava di avere sessant'anni, doveva esser nato nel 1444 (ma il De Magistris non lo dice) e, quindi, nel 1517, anno della morte, egli aveva 73 anni.
Sulla base della congettura demagistrisiana tutti gli studiosi del Galateo, esclusa Dina Colucci che per prima proponeva il 1448 (11), in passato adottarono, come anno di nascita del Galateo, il 1444.
Ma il De educatione denunzia interventi galateani che debbono attribuirsi o alla fine del 1505 o al 1506 o addirittura ad epoca più tarda (12). In quale fase redazionale l'umanista ha inserito l'annotazione di essere sessantenne?
Più singolare è la datazione dell'epistola Ad Leonicenum medicum, sempre partendo dal mitico 1444.
In essa il Galateo dichiara: "Nam ego, quartum et sexagesimum annum agens, Dei optimi maximi munere scalarium, quod multi metuunt, incolumis peregi"(13) e, poco più oltre: "Sum enim vester civis aut consodalis, quoniam ego insignia, ut dicunt, doctorea Ferrariae accepi, Hieronymo Castello duce cuius filii mortem nuper mihi cognitam aegerrime tuli" (14).
Orbene, il Barone, in un primo tempo, calcolando 1444 più 64 anni dell'umanista, propone come data di composizione dell'epistola il 1508 (data, peraltro, già da altri in precedenza proposta) (15), poi viene a conoscenza di una lettera di Francesco Castello, figlio di Girolamo, che lo attesta vivente il 1° giugno 1509, e, per non mollare il fatidico 1444, lo fa... morire nel secondo semestre del 1509, che, secondo lui, sarebbe anche la data di composizione dell'epistola (16). Ma quando è veramente morto Francesco Castello? Questa data finora non è nota.
Nel De podagra il Galateo si dichiara "virum quinquagenarium" (17), per cui gli studiosi attaccati al 1444 propongono come data di composizione il 149418. Ma in questo trattato c'è un richiamo a Federico d'Aragona quale re ("Divus Ferdinandus, Federici regis pater, saepe distillationem et raucedinem patiebatur, quum in aedibus moraretur, quas apud Puteolos construxerat" (19), sicché èfuor di dubbio che sul testo c'è stato un ritorno dell'umanista databile fra il 1496 e qualche anno dopo (20).
Nell'Esposizione del "Pater Noster", infine, c'è ancora l'attestazione galateana dell'età per ben due volte: "Galateo omo sessagenario" (21) e "Io son sexasenario" (22), sicché, se si dovesse partire dal 1444, come è avvenuto, si dovrebbe concludere che l'opera è stata scritta nel 1504. Ma lo Iurilli, in maniera documentata, è giunto, invece, alla conclusione che la composizione di quest'opera in volgare è da collocarsi fra il 1507 e la primavera del 1509 (23).
Valutando, dunque, i due metaforici piatti della bilancia, quello con il fuoco della famiglia di Galateo e l'altro con queste sguscianti quattro opere dell'umanista, è presto detto da quale parte la bilancia penda, vale a dire dalla parte del fuoco, documento che dà certezze di fronte a congetture senza fondamento alcuno.
D'altronde, proprio l'anno di nascita 1448 dà congruenza alle varie tappe della vita del Galateo: a sedici anni si reca a Napoli, "ad maiora literarum studia philosophiae et medicinae" (24) e lo Studio napoletano (rimasto chiuso per un decennio) - si noti bene - viene riaperto solennemente il 1° giugno del 1465; a ventisei anni riceve le "insignia doctorea", a Ferrara, non già a trent'anni come si accettava in passato sulla base dell'erronea datazione congetturale; i periodi trascorsi a Napoli dall'adolescente e giovane Galateo dal 1464 o 1465 in poi consentono di pensare ad un suo ingresso nell'Accademia graduale ma, proprio per questo, comprensibile (25).


NOTE
1) M. Marti, C'è Galateo e Galateo! - Quello "autentico" di Donato Moro, in "Corriere del giorno", domenica, 25 agosto 1991, p. 3.
2) G. Gabrieli, L'Abbazia basiliana di S. Niceta in Melendugno, in "Rinascenza Salentina", Il (1934), 2 (marzo-aprile), p. 69.
3) N. Vacca, Notarelle galateane, Lecce, R. Tipografia Editrice Salentina, 1943, p. 51.
4) Authoris Vita a Petro Antonio de Magistris descripta, in D. Moro, Per l'autentico Antonio De Ferrariis Galateo, Napoli, Editrice Ferraro, 1991, p. 163.
5) B. Papadia, Vite d'alcuni uomini illustri salentini, Napoli, Stamperia Simoniana, 1806, p. 29, n. 1; N. Barone, Nuovi studi sulla vita e sulle opere di Antonio Galateo, Napoli, D'Auria, 1892, pp. 119-121; N. Vacca, Notarelle... cit., p. 52; V. Zacchino, La stirpe e la famiglia di Antonio De Ferrariis Galateo, in Familiare '82 - Studi per le nozze d'argento Iurlaro Ditonno - Ediz. "Amici del"'A. De Leo" - Brindisi", Martina Franca, Arti Grafiche Pugliesi, 1982, pp. 139.
6) D. Moro, Per l'autentico... cit., p. 163.
7) V. Zacchino, La stirpe.. cit., p. 138.
8) G. Vallone, Pirro Granai Castriota - Grande soldato e buon governatore -, in "Il Galatino", XXII (1989), 20 (15 dicembre), p. 17.
9) Galateus medicus ad Chrysostomum de educatione (testo critico che Carlo Vecce ha presentato nel suo Il "De educatione" di Antonio Galateo de Ferrariis, in "Studi e problemi di critica testuale", 36, Bologna, aprile 1988, pp. 23-82), p. 69.
10) Galateus medicus... cit., p. 80 ("Sono ventiquattro anni da quando i Turchi per la prima volta, attraversato il braccio di mare che si stende fra Valona ed Otranto, sbarcarono in Italia").
11) D. Colucci, Antonio De Ferrariis detto il Galateo, in "Rinascenza Salentina", V (1937), 2, pp. 97-128; VI (1938), 1, pp. 1-44, e 2, pp. 212-255; VII (1939), 1, pp. 24-50. Per la proposta del 1448: "Rinasc. Sal.", V, 2, pp. 97-99.
12) D. Moro, Per l'autentico... cit., pp. 109 e 118.
13) Cod. Vat. lat. 7584, c. 94v. ("Infatti io, giunto all'età di 64 anni, ho superato senza danni, per grazia di Dio ottimo massimo, quel termine scalare della vita che molti temono").
14) Ibidem ("Sono, infatti, vostro concittadino o collega, poiché io presi le insegne, come dicono, dottorali in Ferrara, essendone promotore Girolamo Castello, la morte del cui figlio, da me or non è molto appresa, mi ha oltremodo rattristato").
15) N. Barone, Nuovi studi ... cit., p. 78.
16) N. Barone, Nuovi studi ... cit., pp. 127-128.
17) A. De Ferrariis detto il Galateo, La Giapigia e varii opuscoli, II, Lecce, Tip. Garibaldi di Flascassovitti e Simone, 1868, p. 220.
18) N. Barone, Nuovi studi... cit., pp. 9 n. 1 e 77. Per le varie date proposte cfr. P. Andrioli Nemola, Catalogo delle opere di A. De' Ferrariis (Galateo), Lecce, Milella, 1982, pp. 201-202.
19) A. De Ferrariis detto il Galateo, La Giapigia... cit., II, p. 254 ("Il divino Ferdinando, padre di re Federico, dimorando nella villa che aveva fatto costruire presso Pozzuoli, soffriva spesso di catarro e raucedine").
20) Cfr. D. Moro, Per l'autentico.... pp. 36-37.
21) A. De Ferrariis detto il Galateo, La Giapigia... cit., III, Lecce, Tip. Garibaldi di Flascassovitti e Simone, 1868, p. 194.
22) A. De Ferrariis detto il Galateo, Opuscoli, vol. 18, Lecce, Editrice Salentina, 1871, p. 104.
23) A. lurilli, Coordinate cronologiche dell'"Esposizione del "Pater Noster"" di Antonio Galateo", in "Giornale storico della letteratura italiana", CLIX, fasc. 508, 1982, pp. 536-550.
24) Authoris Vita... cit., p. 159.
25) Ma su questi argomenti, cfr. D. Moro, Per l'autentico.... pp. 37-40.


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