§ Il corsivo/ 2

Ricordando Gogol'




Luigi Compagnone



Aveva chiesto che i suoi funerali avvenissero con estrema semplicità.
Non dico che ciò era nel suo stile. La sua semplicità era (ed è) il suo stile. Di uomo e di scrittore. Aveva anche chiesto di essere sepolto quarant'otto ore dopo la sua morte. Per paure che la morte divenisse, in lui, una vita morente. Un retaggio della sua sicilianità? Un atavico terrore? Dato il carattere di Sciascia, dato che in lui ogni parola, ogni pensiero, ogni pagina, erano il frutto di meditazioni a lungo coltivate, e probabile che quel terrore sia stato più lungo, più complesso, di un'ispirazione capricciosa o di un labile "sospetto".
Non a caso egli scriveva dieci anni fa "la terra sotto il sole non è mai sicura", e aggiungeva che "bisogna vigilare fino all'allucinazione. Che cosa infatti può capitare a chi lascia la propria casa? Può venire derubato, rapinato, oltraggiato, può perdere l'onore, la vita. Il siciliano vive tutti insieme questi sentimenti sotto la tonalità ossessiva del timore".
Solo tale ossessiva tonalità hanno vissuto tutti i grandi siciliani. Pirandello, nel timore di frantumarsi in centomila. Verga, nel timore di un'alba che recava morte ai suoi tormentati personaggi. Brancati, che volle ritirarsi in un convento affinchè la propria morte venisse "vigilata" nel silenzio e dal silenzio.
Sciascia ha chiesto una suprema vigilanza per trasformare il mistero del morire in amore per questo nostro insignificante granello di polvere: una specie di trepidazione, di vibrazione dello spirito scintillante nelle tenebre, reale e fantastica.
La stessa vibrazione che spinse Carolina Invernizio a chiedere al marito che le sparasse alla tempia un colpo di pistola, prima della propria sepoltura. Che cosa importa se accosto un'inutile scrittrice a un grandissimo scrittore? Dinanzi al terrore della morte, al mistero della morte, alla vigilanza cui la morte ha diritto, non ci sono gerarchie. Penso al sommo Nikolaj Gogol', che lasciò scritto nel proprio testamento: "Desidero che il mio corpo non venga seppellito finché non si palesino segni evidenti della mia morte. Ne faccio menzione perché già durante la malattia mi sono accaduti momenti di sospensione vitale, quando il cuore e il polso cessavano di battere ... ". Gogol' non fu creduto. Gli credettero anni dopo, quando aprirono la tomba. Gogol' giaceva su di un fianco.
Sciascia giace a Racalmuto. Il suo desiderio è stato rispettato, ed egli è morto per davvero. E quindi non le tenebre, non il crepuscolo accompagnano il suo "sospetto", il suo terrore, ma la calma luce del sole agrigentino. sì, oggi, ci piace ricordarlo. E mestamente commemorarlo.

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