Nelle terre di Saturno




Aldo Bello



Giovanni Falcone si era autocondannato a morte dodici anni fa, quando a Palermo morì per lupara il Capo della Procura, Gaetano Costa. che aveva incriminato gli uomini del clan di Rosario Spatola. La mafia aveva pensato in questo modo di bloccare l'inchiesta. ma non aveva tenuto nel conto Falcone, il quale, come giudice istruttore, prese in mano le carte e andò avanti, fino al processo che si concluse con la condanna di ottanta boss. Da quel momento, Falcone sapeva che i suoi giorni erano contati. Prima di Costa aveva visto già cadere in Sicilia tre giudici, due politici e il Capo della Squadra Mobile palermitana. Dopo Costa vide morire ammazzati altri dieci tra amici e colleghi; e tra questi, nell'82, Carlo Alberto Dalla Chiesa, insieme con la moglie. Nell'89, col tentato attentato all'Addaura, intuì che il suo momento si stava avvicinando: una mafia lucida, razionale, puntualmente vendicativa, gli stava prendendo le ultime misure. L'agguato buono, quello con tanti interrogativi inquietanti e con altrettanti misteri, non si è fatto attendere.
Con questo giudice dagli occhi malinconici, percorsi a tratti da un lampo, è saltato in aria un altro pezzo di Stato. Dello Stato buono, efficiente, intelligente, e sempre di più ridotte dimensioni, a mano a mano che uomini del Sud, e soltanto del Sud, vengono divorati da questo Sud che. come Saturno, divora - per sopravvivere - i suoi stessi figli. Era accaduta la stessa cosa con un altro magistrato, Rocco Chinnici; e sempre l'esplosivo era stato usato per far fuori il giudice Carlo Palermo, scampato per caso. E mai che sia stato trovato un colpevole, un complice, un palo. Mai che si sia scovato un artificiere, mai che si sia scoperta una cava dalla quale sia stato prelevato l'esplosivo.
Di fronte sono in tre: Cosa Nostra siciliana, che agisce come un meccanismo infernale perfetto; il Sud del cartello dei crimine, sempre più alla deriva; uno Stato colpevole, che non sa, non può, o non vuole far pulizia. Col terrorismo ci riuscì, la volontà politica di liberarsene ci fu. Perché non ce la fa con le mafie? Che cosa lo ferma, lo frena, lo condiziona, lo ricatta? In nome di chi? E chi vorrà rispondere a queste domande?

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